3 - Odi et amo

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Cristina

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Cristina

Ok, dovevo ammetterlo...era da un' ora che non riuscivo a staccare gli occhi dalla finestra che s'affacciava sul vialetto della casa di fronte. Nel frattempo mangiucchiavo taralli al finocchietto e al peperoncino con gusto, sparpagliando briciole ovunque mentre mi cullavo dolcemente sulla vecchia sedia a dondolo di mio padre.

Blu dormiva beatamente nella sua culletta, a pancia in su, ignara del fatto che il suo papà fosse a soltanto qualche metro di distanza da noi.

Un padre che sapeva di lei, un padre che aveva scelto di abbandonarla nonostante l'avesse riconosciuta il giorno della sua nascita.

" Di questo passo sembrerai una stalker figlia mia! "

Colta di sorpresa sobbalzai per lo spavento e subito lasciai perdere quello che stavo facendo:

" Mamma! " tuonai, rimproverandola. " Mi hai fatto prendere un colpo! "

Lei sospirò sonoramente: " Se ci tieni così tanto a vederlo, perché non porti questi bei dolcetti che ho appena sfornato ai nostri vicini di casa? Sarebbe un'ottima scusa per scambiare qualche parola con Manuel. "

La fulminai con un'occhiataccia: " Dolcetti? Parole? Non ci penso nemmeno! Lui non merita proprio nulla."

" Beh! Io, Paola e Antonio siamo rimasti in ottimi rapporti, nonostante quello che è successo tra te e lui. Lo sai benissimo, quindi vorrà dire che andrò io a portare questi bei dolcetti al cioccolato ai nonni paterni della nostra piccola Blu. " decise con nonchalance, trotterellando allegra verso la porta.

" Non ho nulla contro Paola e Antonio, ci mancherebbe! E'...lui il problema! " borbottai nervosa, arrotolandomi una ciocca di capelli intorno al dito. " Soltanto lui è il problema! Perché sarebbe tornato? Non stava più bene lì, a Firenze? Gli mancava così tanto il sole del sud? "

" Cristina, a dopo. " tagliò corto mia madre, rifiutandosi di darmi spiegazioni.

Non appena uscì di casa, mio padre fece capolino dalla porta del soggiorno con in mano il Quotidiano del sud: " Secondo me, dovresti dimostrare a quel ragazzo di che pasta sei fatta, figlia mia. Vai, fagli vedere che non lo temi, che quello che è successo l'hai superato. "

Trassi un profondo respiro: " Io...non l'ho superato, papà. "

" Lui deve crederlo! Soltanto così ti dimostrerà ciò che ha realmente nel cuore. "

Mi alzai lisciandomi i pantaloni: " Sai una cosa, papà? Hai ragione! "

*****

Che stupida!

Che stavo facendo?

Andare dai miei vicini, soprattutto ora che c'era anche lui...era una pessima, pessimissima idea!

Conciata così, poi!

Una pinza fra i capelli, infradito ai piedi, pantaloncini di jeans ed una semplice magliettina che mi lasciava scoperte le spalle e il ventre.

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