E mahalo kakou I ka mea loa'a

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La notte era oscura, non si vedeva quasi nulla.
Ronnie, appollaiata su di un albero, stava osservando guardinga e sospettosa ciò che la circondava.
Nulla.

Silenzio.
Buio.
Per un tempo che sembrò interminabile, la ragazza rimase distesa su un ramo, a pancia in giù, ad osservare il mare in lontananza.
Fino a che un rumore la fece sussultare.
Un fruscìo tra i cespugli.
Rumorosa come uno spiffero, Ronnie si mosse in direzione del rumore.
Vide alcune fiaccole, rette da possenti braccia di uomini dalla pelle scura, muscolosi ma silenziosissimi. Erano forse loro i colpevoli del misfatto della sera precedente? Da dove sbucavano? Alzò gli occhi verso l'arenile e notò delle imbarcazioni in legno. Gli uomini svicolavano furtivi verso le piantagioni. Ronnie iniziò a saltare a passo felpato di albero in albero finché non notò che uno dei componenti del gruppo si era allontanato verso la costa. 
Raggiunse l'albero più vicino e lo guardò meglio. Era un ragazzo sulla ventina, dalla pelle piuttosto scura, e dai capelli castani e rossi che sembravano formare una fiammella sulla sua testa. Il suo corpo era esile, tuttavia dava l'aria di essere parecchio forzuto. Le sue sopracciglia nere e folte erano perennemente aggrottate in un espressione di rabbia, i suoi occhi scuri ricordavano quelli di un felino. Al collo portava un pendente fatto di amuleti rossi e le sue spalle erano tatuate con dei disegni che ricordavano delle fiamme nere.
Ronnie ebbe un singulto.
Il ragazzo stava scrutando le circostanze, ma non pareva furtivo, sembrava stesse semplicemente ammirando il paesaggio. E non c'era da biasimarlo: Poni di notte era spettacolare, con la luna che riflettendosi sulle acque dell'oceano illuminava quasi tutta la spiaggia. 
Ronnie, avendo intuito che il ragazzo facesse parte del clan di ladri, approffittò della sua distrazione per saltargli addosso.
Gli piombò alle spalle, aggrappandosi stretta al suo collo e con un tonfo, caddero di schiena sulla sabbia. Lui strinse i polsi di lei, tanto che le strappò un urlo di dolore e la strattonò a terra facendole sbattere la schiena sulla sabbia.
La placcò con il suo stesso corpo per intrappolarla, ma poi sul suo viso apparve un'espressione incredula: "Cosa?!...Una ragazza?!" esclamò.
Nell'attimo di un secondo, Ronnie gli aveva piantato le unghie sul petto, lasciandogli tre profondi graffi. Dapprima scioccato, il ragazzo urlò di dolore, ma il dolore divenne rabbia quando, mentre le stringeva i polsi con la forza di una fiera, la ragazza gli sputò in un occhio.
"Sei solo una sporca selvaggia!!!" urlò nell'intento di sferrarle un pugno in pieno viso.
Ma poi, i suoi occhi dalla forma felina incontrarono quelli scuri e languidi della ragazza che brillavano di un riflesso ambrato sotto la luce della luna "...una selvaggia...come tutti gli abitanti di Poni..." balbettò, con la voce che gli tremava. Non riusciva a muoversi. Il viso di Ronnie era contratto in un'espressione dolorante, gli occhi gonfi di lacrime. 
Non si accorsero che qualcuno li stava osservando. La Lapras di Ronnie l'aveva seguita fino a lì, e vedendo la sua allenatrice attaccata da uno sconosciuto, lanciò un grido.
"Lapras! Torna a casa!" gridò Ronnie. 
Sentendo il Pokèmon gridare, i guerrieri del villaggio di Poni si affacciarono dalle fronde per trovarsi davanti lo stesso scenario a cui assistì il pokèmon d'acqua. 
Nell'aria echeggiò il suono di un corno: i due ragazzi erano stati visti.
Ronnie sussultò.
"Zitta!" la ammonì il ragazzo, sottovoce serrandole la bocca con la mano "Anche tu, Lapras! Chiudi la bocca se non vuoi che capiti qualcosa alla tua amica!"
Prese Ronnie per il braccio ed entrambi sgattaiolarono nella foresta tropicale, silenziosamente.

Aloha Aku No, Aloha Mai No - Pokemon Sun&MoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora