A hui hou kakou

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E così, poco dopo, Ronnie e Kiawe si ritrovarono seduti accanto al fuoco, a chiacchierare.
Il ragazzo si stava ancora riprendendo, tuttavia il pallore dal suo viso era scomparso, e i suoi occhi brillavano di una luce quasi gioiosa. Il che era a lui nuovo, dato il suo temperamento solitamente irascibile e tenebroso.
"No, no, l'isola di Akala ha anche una città molto moderna, si chiama Kantai. Ci sono due grandissimi resort e quindi viviamo di turismo..." spiegò lui. "Ultimamente però stanno accadendo strani fenomeni naturali...il vulcano sembra voler eruttare da un momento all'altro, i fiumi straripano, e di cibo non ne abbiamo più, purtroppo. Non riusciamo a produrne." disse, mentre un'ombra gli attraversò lo sguardo.
"E come fate a procurarvelo, scusa?" chiese Ronnie inarcando un sopracciglio.
"Beh, ce lo danno gli altri!" le rispose Kiawe, facendola sembrare una cosa più che ovvia.
Ronnie rimase interdetta per un secondo, poi qualcosa nella sua mente si accese:
"Ah, gli "altri" sarebbero le povere popolazioni della regione di Alola a cui rubate i viveri???" commentò accigliata.
Kiawe, sorrise imbarazzato: " Sì...certo...ma anche quelli che si offrono di importarci del cibo in cambio di denaro, per lavoro...perché, non funziona così anche a Poni?"
Ronnie lo guardava contrariata, a braccia incrociate: "No. Noi non abbiamo nè città nè metropoli e non lavoriamo se non per curare la nostra isola."
Kiawe alzò le sopracciglia: "Ah. E come fate per vivere?"
"Coltiviamo la frutta, le erbe...peschiamo il pesce, cacciamo gli animali..." spiegò lei.
"Sì, ma..." la interruppe Kiawe "..non finiscono mai le erbe e gli animali?"
Ronnie si lasciò sfuggire una risatina: "Ma no...la nostra amata isola ci dona sempre tutto ciò di cui abbiamo bisogno...e noi viviamo tutti bene così!" concluse poi con un sorriso raggiante.
Sentirono un fruscio dai cespugli, e sussultarono.
Ma tirarono subito un sospiro di sollievo nello scoprire che a produrre quel rumore altri non era che Lapras, che sentendo l'odore della sua amata allenatrice, l'aveva trovata.
"Guarda! Lapras ci ha trovati!" esclamò Ronnie con un gran sorriso.
Kiawe balzò in groppa al pokèmon e tese la mano alla ragazza per aiutarla a salire. Lei, titubante, gli porse timidamente la sua mano con un sorrisetto, mentre le sue guance divennero di un grazioso rosso fucsia.
Lapras li guidò fino all'arenile, dove il ragazzo aveva attraccato la sua modesta imbarcazione.
Ormai la notte stava per finire, e i primissimi raggi dell'alba iniziavano a rischiarare il cielo, screziando il mare di riflessi caldi e luminosi.
"Devo tornare...ma tu devi restare a Poni, vero?" fece Kiawe, voltandosi a guardare Ronnie.
"Devo." rispose lei, visibilmente avvilita.
"Ma io non voglio perderti, perché dovremmo separarci?" ribattè lui.
"Mi è stato vietato di uscire dalla mia isola, e poi i tuoi parenti si arrabbierebbero se tu non tornassi..." 
Kiawe posò le mani sulle braccia della ragazza, traendola a sè: "Ma questo lo dici tu, le cose possono sempre cambiare..."
"Ma ti ho attaccato...e ti ho anche graffiato!" fece lei, dandogli un buffetto affettuoso sul viso.
Il ragazzo la guardò, con gli occhi felini che brillavano di una luce ardente: "Ma mi hai anche salvato la vita." le rispose, prendendo la mano di lei nella sua e avvicinandosela alle labbra.
Ronnie lo guardò tristemente: "Devo andare, ora."
Mentre si allontanava, il ragazzo l'afferrò delicatamente per un braccio: "Ehi, aspetta...dimmi almeno come ti chiami..."
"Ronnie." sorrise lei.
"Il mio nome è Kiawe." le rispose lui, ricambiando il sorriso.
"Allora, addio, Kiawe." Ronnie abbassò lo sguardo, affranta e si voltò verso il suo pokèmon: "Andiamo, Lapras!"
"Se solo ci fosse un modo per far tornare gli abitanti di Akala a vivere serenamente..." pensò ad alta voce.
Probabilmente Kiawe la sentì, poiché si voltò nuovamente a fissarla mentre la sua imbarcazione lo conduceva ad Akala.
E nonostante l'addio, sperava con tutto sè stesso di rivedere quella ragazza.
Fortunatamente i genitori di Ronnie ancora non si erano svegliati, così lei potè coricarsi a letto, ma il sonno non arrivava. E non sarebbe arrivato.
La ragazza sentiva una strana sensazione, come se un pezzo di grano duro le si fosse conficcato in gola.  Sentiva un' inspiegabile assenza in sè, un vuoto nel cuore...aveva fame, ma non era sicura che la sua fosse fame di cibo.
Per tutto il giorno non parlò con nessuno, rimase sola con la sua infelicità.
Nemmeno Lapras e il piccolo Litten, che erano i suoi più fidati amici, riuscirono a sollevarle il morale.
La sola cosa che desiderava era danzare con le onde dell'oceano. Parlare con loro, sfogarsi con loro. Seguirne il ritmo e diventare un tutt'uno con le acque cristalline.
D'improvviso capì cosa le mancava: quella sensazione di dolce caldo rosa e appiccicoso nel pancino che aveva provato il giorno prima, restando assieme a Kiawe. Quella sensazione che associava alla felicità. Quell'assenza la rodeva. La rendeva acida e piena di tristezza.   
Si accasciò sullo scoglio, iniziò a singhiozzare rumorosamente, e i suoi singhiozzi sembravano duri colpetti.
Lapras e Litten, sentendola, si avvicinarono. Il pokèmon gattino si strusciò su di lei, colpendole il naso con il musetto. Ronnie lo prese in braccio, accarezzandolo e sorrise.
Lapras appoggiò il suo grande muso sulla testa della ragazza, e lei sentì una corrente calda pervaderla, come un fiume di cioccolato sciolto. Guardò Litten che le sorrideva, e pensò: "Ovunque io vada, loro saranno sempre con me. Solo noi tre. Noi tre insieme. Per sempre, sempre, sempre."

Aloha Aku No, Aloha Mai No - Pokemon Sun&MoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora