'A'ohe hana nui ke alu 'ia

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Ronnie prese la mano di Kiawe.
"Dove stiamo andando?" chiese lei, curiosa.
Il ragazzo non rispose, la guardò con un mezzo sorrisetto e la accompagnò in un luogo piuttosto arido.
Vi erano montagne altissime, cespugli di erba secca, e la temperatura era parecchio elevata, tanto che Ronnie iniziò ad ansimare. Le bruciavano gli occhi.
D'un tratto, mentre si fermarono cosicchè lei si riprendesse, ella vide con la coda dell'occhio un cartello di legno, che riportava incisa la scritta "Parco Vulcano Wela".
La ragazza capì. Kiawe l'aveva portata dove probabilmente il pericolo stava per incombere sull'isola di Akala.
"Non saliremo lassù, è troppo pericoloso. Però come vedi, questo è il luogo da cui proviene tutto quello che sta succedendo. Non so di preciso cosa sia, ma so che io lassù non ci posso più salire da qualche settimana..."
"Come mai?" 
Non riuscì a terminare la frase; la terra tremò, facendo barcollare pericolosamente i due. Kiawe strinse Ronnie a sè, nell'atto di proteggerla. Lei sentì una sensazione di calore pervaderla. E non aveva nulla a che vedere con la temperatura del luogo. Il calore lo provava nella sua anima.
Fuggirono nascondendosi in un anfratto nella parete del vulcano. 
Quando la terra cessò la sua irruenza, Ronnie e Kiawe, ancora abbracciati si fissarono. I loro nasi si erano toccati.
Imbarazzati, si sciolsero immediatamente dall'abbraccio. 
"Forse è meglio se torniamo a casa, si sta facendo tardi..." biascicò lui, nonostante fosse visibilmente imbarazzato.
Mentre scendevano lo scosceso sentiero, Ronnie ripensò al momento in cui il suo nasino piccolo e all'insù toccò quello del ragazzo. Le era piaciuto quel piccolo fugace momento, seppure per entrambi imbarazzante, e si lasciò sfuggire una risatina maliziosa.
"Che c'è?" domandò Kiawe, voltandosi.
Ronnie arrossì fino alla punta del naso, e tenendo il pugnetto davanti alla bocca, guardò altrove.
Il ragazzo non rispose, si limitò a solleticarle il naso con l'indice, per poi girarsi sorridendo e proseguire.
Quando raggiunsero Ohana, il sole stava ormai tramontando e un rumore sospetto echeggiò nell'aria.

Kiawe si voltò verso Ronnie: "L'hai sentito anche tu?" 
La ragazza si teneva una mano sullo stomaco, rossa come una fragolina.
"Credo semplicemente di essere un po'...vuota!" rispose lei ridendo.
E non aveva tutti i torti: l'ora di cena si stava avvicinando. 
Ronnie si affacciò alla finestra della casa per trovare la tavola imbandita di leccornie.
L'anziana signora incontrata quel mattino aveva già pensato a tutto.
Terminata la cena, venne l'ora per Ronnie di compiere il suo solito rituale con le onde del mare.
Giunse su uno scoglio, e nuovamente, mentre il vento le scompigliava i lunghi capelli neri, iniziò a seguire le onde del mare, muovendo dolcemente le braccia.
L'anziana signora la osservava da lontano, con un sorriso che le andava da un orecchio all'altro.
Era proprio convinta che Ronnie avesse quel qualcosa di speciale.
Quella notte, alla ragazza fu preparato un giaciglio nella stanza di Kiawe.
Era un'amaca piccola ma sufficiente per la statura di una ragazza minuta come Ronnie.
Passarono le ore.
"Stai dormendo?" chiese lei.
"No..." fu la risposta del ragazzo, intento a giocherellare con un bastone da danza che conteneva frammenti di conchiglie, facendolo muovere lentamente, di modo che il suono riempisse la stanza.
"Ti da fastidio questo?" le chiese, indicando lo strumento. "Se vuoi smetto, così riesci ad addormentarti."
"No, no, non mi da fastidio, anzi...mi piace! È solo che..." lasciò la frase in sospeso.
La luce della luna che entrava dalle finestre si posava sul corpo del ragazzo, che agli occhi di Ronnie era così perfettamente disegnato. 
Kiawe guardò la ragazza nella penombra. Guardò i suoi capelli ondulati, le sue spalle angeliche, i suoi piedini minuti.
Si spostò da un lato del suo letto, battendo con la mano sullo spazio che aveva lasciato libero:
"Preferisci dormire qui...?" chiese.
Ronnie scese lentamente dall'amaca, con i passi che frusciavano.

Scivolò sotto il lenzuolo, accanto a Kiawe, e in quel momento ella potè godersi una zaffata del profumo caratteristico del ragazzo, simile ad ananas caramellato mischiato a legno di cedro profumato dalla notte. 
Il bastone che Kiawe continuava a girare agli estremi continuava a produrre quel suono, simile allo scrosciare della pioggia.
Rimasero in silenzio, assieme su quel letto.
Ronnie emise uno sbadiglio educato, le sue lunghe ciglia nere vibrarono, portò la mano chiusa in un pugno alla bocca e si addormentò, russando lievemente come un cucciolo di cane.
Kiawe si girò e vedendo la ragazza dormire, posò il bastone, ed istintivamente, distendendosi, le pose un braccio attorno al corpo.



Aloha Aku No, Aloha Mai No - Pokemon Sun&MoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora