Ho'ohaki makamaka o ko aloha

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Quel giorno, l'aria ad Akala era strana.

Il sole era sorto, ma il cielo iniziava a coprirsi di nuvole scure, così scure che sembrava essere tornata la notte.
Così scure di paura, di angoscia.

Non erano nubi che annunciavano temporali, ma nubi che annunciavano grossi guai.
La Nonna guardava dalla finestra, crucciata. 
"È il giorno. È quel giorno." mormorò, tenebrosa.
Kiawe rimase interdetto. "Quel giorno...ne sei sicura Nonna?"
"Certo, nipote. Il destino di Akala è tuttavia incerto." la donna si voltò verso Ronnie, che sussultò.
Era forse quello il giorno in cui lei, ingenua ed indifesa, avrebbe dovuto salvare Akala dal danno imminente? Ma quale era questo danno?
Nemmeno lei lo sapeva.
Non sapeva a cosa sarebbe andata incontro, ma aveva la piena fiducia della Nonna, perciò qualcosa sarebbe per forza dovuto andare bene.

La sua mente era confusa, ma Ronnie capì che avrebbe dovuto agire d'istinto.

In verità, nel suo cuore si nascondeva una paura profonda, oscura, che la divorava dall'interno, ma non voleva mostrarsi impaurita davanti alla Nonna, che di lei si fidava, e soprattutto davanti a Kiawe.

Ronnie lo guardò. Esattamente alcune ore prima avevano scoperto assieme di essere innamorati l'uno dell'altra. Sarebbe stata l'ultima volta che lo avrebbe visto? E se non sarebbe riuscita a salvare l'isola? Avrebbe deluso la Nonna e probabilmente tutta la regione di Alola.
Guardò altrove.
Un rombo di tuono. 
Kiawe si era appoggiato alla finestra, con lo sguardo turbato. I suoi occhi scuri e felini si posavano continuamente su di Ronnie, poi fuori dalla finestra, poi sulla Nonna. Sospirava continuamente, visibilmente agitato.
Mai si era comportato in questo modo. Lui, rigido e pieno di sè com'era. Il solo pensiero di perdere Ronnie gli pesava come un macigno sul cuore.
Perdere lei, quella piccola creatura che era riuscita a portargli qualche sorriso in più in quel periodo assurdamente terribile, era una paura ancor più grossa di quella della probabile catastrofe. Perché lui la catastrofe l'aveva dentro di sè.
Un altro rombo di tuono.
E la terra si mosse.
La nonna si nascose sotto il tavolo. Kiawe faceva da scudo con il suo corpo per proteggere Ronnie.
Terminata la lieve scossa, la ragazza uscì di casa, seguita da un Kiawe agitato ed apprensivo.
Ronnie era seduta su uno scoglio, a guardare il mare grigio ed agitato.
Le acque gorgogliavano pericolosamente. Le onde si infrangevano con violenza sugli scogli. Il vento ululava. 

Ma Ronnie restava lì, su quello scoglio, come se stesse parlando con le onde come faceva di solito.
"Ronnie, cosa fai qui? Torna dentro, è pericoloso!" disse Kiawe, che l'aveva raggiunta.

La ragazza si voltò verso il vulcano, dal quale usciva del fumo nero, poi guardò il ragazzo:
"Tranquillo, sto bene anche qui..." disse con una punta di tristezza nella voce.
Kiawe contrasse le sopracciglia. Come faceva Ronnie ad essere così tranquilla in una situazione come quella? 
"...Ronnie, non puoi stare qua fuori..."
La ragazza chiuse gli occhi e sospirò. Non voleva far trasparire la sua paura, la sua tensione, la sua angoscia. Ma non era proprio la cosa più giusta da fare, vicino ad una persona come Kiawe, apprensivo e protettivo come un padre, che a lei teneva come alla cosa più cara che avesse mai avuto.
"Ronnie...?" 
"Kiawe, va tutto bene." gli rispose duramente. 
Il ragazzo si accigliò. Non poteva essere così.
L'isola di Akala sarebbe probabilmente sparita per sempre, e a Ronnie sembrava non importare nulla.
Kiawe si alzò. Non riusciva ad esprimersi. 
"Ragazzi, è pronto in tavola!" chiamò da lontano la Nonna.

Il pranzo fu allucinante.
Dalle labbra di Kiawe serrate in una linea sottile, l'anziana signora capì che qualcosa non funzionava. 
"Tutto bene, ragazzi?" chiese, con un sorriso triste.
Kiawe stringeva i pugni sul tavolo, che iniziò a tremare.
"Stai muovendo il tavolo, Kiawe." disse Ronnie, calma.
"Sono molto sorpreso che tu sia così impassibile!!! Ma certo, Akala sta per sparire ma è tutto così semplice, così logico, come i movimenti delle onde, eh?!" gorgogliò lui.
"Gli passerà." disse la ragazza, rivoltasi alla Nonna. 
Kiawe ruggì: "Questo lo credi tu. Non mi conosci affatto."
"Ragazzi mi volete spiegare cosa succede??" chiese la Nonna, mentre i due discutevano animatamente.
Il ragazzo sferrò un pugno fortissimo sul tavolo, catapultando tutto a terra.
La Nonna, indignata, si alzò e senza proferire parola, uscì di casa.
Kiawe e Ronnie rimasero in silenzio, scioccati.
Uscirono in fretta di casa: "Nonna!!!"
La nonna si voltò, con una rabbia ardente negli occhi.

"Ero FELICE che tu avessi conosciuto Ronnie, Kiawe! Ho letto nella sua anima che persona è! Pensavo ti avrebbe portato quel sorriso che da tempo non vedo su di te! Nella nostra isola la situazione è orrenda, oggi in particolare! Le divergenze si possono superare, ma no! Vi comportate in maniera orrenda! Non riesco a capire, ho forse sbagliato qualcosa io?"
Kiawe cambiò espressione: "No, Nonna, è colpa nostra..."
"Ma l'abbiamo fatta sentire come se fosse colpa sua..." disse Ronnie tristemente.
"Io continuo a pensare in modo ottimista, penso a quando la situazione di Akala si sarà risolta, perché sto cercando di non angosciarmi troppo, come se non avesse importanza come ci si senta ora..." i suoi occhi si riempirono di lacrime e la sua voce iniziò a tremare "...non mi meraviglio se pensi che non mi interessi nulla..." iniziò a singhiozzare, mentre fiumi di lacrime calde e lucide le scorrevano sulle guance, rosse come piccole fragole.
Kiawe alzò un sopracciglio: "Ronnie...? No no no, è tutta colpa mia..." biascicò poi, vedendola piangere "...non stavo pensando ad aiutarti, vedevo solo l'angoscia e la rabbia...hai ragione, piccola, sono stato uno stupido..."
Ronnie si girò verso Kiawe, infastidita: " Io NON PENSO che tu sia stupido!"
Il ragazzo la guardò, agitato: "Mi...dispiace..." biascicò.
Le prese il viso delicatamente tra le mani, spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Credi ancora che io non sia preoccupata per quello che sta succedendo?" chiese tristemente Ronnie, tirando su col naso "Stavo solo...cercando di fare la cosa giusta."
"Lo so..." rispose Kiawe, asciugandole una lacrima col pollice.
Il ragazzo non potè fare a meno di sorridere.
Ronnie, con il suo piccolo visino tondo, ancora bagnato dalle lacrime, e con gli occhioni scuri e lucidi, gli faceva tenerezza.
"Lo sai qual è la cosa bella in tutto questo disastro?" le chiese.
"Quale?" chiese Ronnie, asciugandosi l'ultima lacrima.
Kiawe la guardò negli occhi, tenendole il viso tra le mani: "Ho potuto conoscerti."
La ragazza fece una risatina imbarazzata, guardando altrove: "Fai il serio, dai!" ridacchiò.
Lui la trasse a sè, con un sorrisetto furbo: "Eccola, la mia Ronnie sorridente!" 
"Shhhh! Mi stai mettendo in imbarazzo davanti alla Nonna!"
A Kiawe però non sembrava importare. 
La prese in braccio, riempiendola di baci mentre lei rideva gioiosamente.
La Nonna li guardava. 
"È proprio lei. È lei la persona di cui ha bisogno Kiawe. È di lei che Akala ha bisogno." pensò.

Aloha Aku No, Aloha Mai No - Pokemon Sun&MoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora