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Parla Iker

"Iker ti devo dire una cosa" annunciò il mister.

"Mi dica" risposi.

"Ciò che sto per dire non ti piacerà...
Beh ecco, umm non so come dirlo...
Non c'è più né il tuo numero né il tuo nome nei giocatori attuali del Real Madrid..." pronunciò l'allenatore a malincuore.

"Se è uno scherzo me lo dica subito!
Non è affatto divertente!" urlai.

"Mi dispiace, ma non è uno scherzo.
La colpa non è né mia né dei tuoi compagni. È tutta colpa di una persona di alto livello di questa squadra." disse il mister

"Chi è quel bastardo?" domandai.

"Florentino Perez. Non ti vuole più qui perché la tua altezza non combacia coi canoni imposti da lui..." disse il mister.

"Che patetica scusa! Lo dice proprio uno che afferma di essere più madridista di me quando ha cercato di comprare Messi 3 volte!" sbraitai.

"Iker non andare da lui ad arrabbiati. Sai alla perfezione che razza di essere è lui! Anch'io lo detesto quell'antipatico Paperon de' Paperoni spagnolo! Cerca di mantenere la calma. Ora va a prendere le tue cose, saluta i tuoi "vecchi amici" e torna a casa. Hai un po' di tempo per decidere dove andrai in futuro..." aggiunse l'allenatore.

Annuii.

Come ha potuto farlo...

Io che sono stato una bandiera del Real Madrid e un idolo dei tifosi sono stato cacciato per una scusa del cavolo.

Devo cercare di apparire neutrale ai miei compagni anche se sarà molto difficile...

"Finalmente sei ritornato Iker! Dove ti eri cacciato?" gridò Sergio saltandomi addosso.

"Nene non ho voglia di scherzare adesso. Devo urgentemente andare a casa. Ne parliamo dopo." dissi con espressione neutrale ma allo stesso tempo dispiaciuta.

Lo feci atterrare al suolo con delicatezza.

"Iker, tu mi devi dire qualcosa..." commentò Sergio guardandomi dritto negli occhi.

"No, non devo dirti nulla. Voglio solo andarmene a casa." pronunciai con filo di voce.

"Dimmelo adesso! Non ti lascerò finché non lo confesserai!" urlò Sergio afferandomi da dietro.

"Perdonami..." dissi a bassa voce dandogli una forte gomitata per liberarmi dalla sua presa.

A causa della gomitata, Sergio cadde a terra.

Vederlo ferito per mano mia, mi faceva sentire un bastardo.

Corsi verso casa con le lacrime agli occhi.

"Non te la caverai facilmente Iker! Prima o poi mi dirai la causa del tuo malessere di questo giorno!" sbraitò Sergio molto arrabbiato.

Dopo vari minuti

Finalmente sono arrivato a casa.

Non riesco ancora a crederci che non faccio più parte del Real Madrid...

Poso a terra il borsone che porto sempre agli allenamenti quando, improvvisamente, squilla il citofono di casa mia...

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