16 - Story

1.5K 60 8
                                    

Contenuti hot hot people, attenzione dopo il secondo "Cole mi ha raccontato..."
😉
.

"Cole mi ha raccontato cosa hai fatto" la voce di Brandon mi fa trasalire.
E, dinuovo, appoggiato allo stipite della porta, con le braccia incrociate e i capelli bagnati.
"È così che cominci a persuadere una ragazza per portarla a letto?" Ridacchio continuando a pettinarmi i capelli.
"Questa volta no" si siede sul mio letto e si passa le mani tra i capelli e poi sul viso stanco.
"Mh.. peccato" scrollo le spalle e mi siedo vicino a lui.
"Sei un tipo strano, Ivory -mette una mano sul mio ginocchio e lo stringe leggermente- quando Cole mi ha detto cosa hai fatto la prima cosa che mi è passata per la mente è stata: "È bipolare? Soffre di doppia personalità?" E sul serio, non so veramente cosa pensare" sospira.
Il suo modo di parlare è diverso dal solito, autoritario e serio. Sarà la stanchezza, ma mi sembra di parlare con una persona totalmente diversa, un amico che conosco da tanto. E mi fa sentire abbastanza strana.
"Sono un tipo strano, come hai detto tu" serro le labbra in una linea sottile e annuisco.
"Ho visto anche i video delle telecamere di sicurezza, come hai fatto a farli andare via?"
"Con questo, credo" gli mostro il vecchio bracciale in pelle legato al polso.
"Come fai ad averlo?" Mi prende la mano e guarda da più vicino il bracciale.
"Me l'ha comprato mio padre quand'ero piccola -sospiro- al mercatino delle pulci, ne aveva preso uno anche a mio fratello"
"Sei sicura?" Mi lancia un'occhiata dal basso e continua ad ispezionare il bracciale.
"Sì... Ero presente quando l'ha comprato" tolgo la mano dalla sua presa e incrocio le gambe sul letto.
"Sarà qualcosa di importante per te, ma meno lo fai vedere da queste parti, meglio è" mi avverte come se fosse una minaccia.
"Sì capo" lo guardo scettica e copro il polso con la mano.
"Raccontami di tuo padre" mi fa cenno con il capo di seguirlo fino alla testiera del letto e si appoggia con la schiena mettendo un cuscino dietro al collo.
"Perché di mio padre?"
"Qualcuno ti avrà insegnato a fare ciò che sai fare, dubito che sia stata tua madre" alza le sopracciglia.
"Hai ragione, ho sempre odiato mia madre, è ancora viva da qualche parte nel mondo insieme ad un vecchio ricco decrepito -sospiro e lo sento ridacchiare cosa che mi fa sorridere- mio padre Adam era molto severo, ma ci amava con tutto se stesso —
"Sin da piccola mi ha insegnato delle semplici mosse che non avrebbero fatto male a nessuno per i bulletti della scuola, ero una piccola stronzetta con le treccine -scoppio a ridere contagiando anche la sua risata, lenta e melodica- a sedici anni mi ha mostrato come usare pistole e armi varie, agli inizi minacciavo le troie della mia scuola ogni volta che cercavano di avvicinarsi al ragazzo che mi piaceva"
"Ti ha amata tanto quel ragazzo eh" ride sfregandosi un occhio.
"Non puoi immaginare quanto -dico ironica- poi ho scoperto che era un pappa molle che alla sola vista di un'ape scappava gridando 'mamma aiutami, mamma!' e io ne ero follemente innamorata" rivivo il momento in cui per la prima volta avevo trovato coraggio per parlargli, l'avevo solo salutato e lui con faccia sconvolta ha gridato "OHMMIODIOHAIUN'APESULLATESTA" ed è scappato urlando come una ragazzina.
"Non ci credo" ride Brandon portandosi un braccio sullo stomaco.
"Oh credici, è stato il terzo giorno più brutto della mia vita -mi accomodo sul mio cuscino portando un braccio dietro al collo- poi sono arrivata ai diciott'anni, non vedevo l'ora di avere la patente e una macchina, poter uscire con le mie amiche e fare l'adolescente in tutto e per tutto, ma arrivata all'università il tempo libero in una facoltà di medicina era raro"
"Ma?"
"Ma, è arrivato il giorno in cui ero finalmente libera di guidare senza un adulto al mio fianco e ho trovato mio fratello Thomas morto in mezzo alla strada, circondato da altre persone morte. Quello, è stato in assoluto il giorno più brutto della mia vita" sento già il groppo in gola che da via alle lacrime ma provo a mandarlo giù.
"Mi dispiace" mormora il capo, mi sta guardando, attentamente, e mi da un fastidio tremendo.
"No, non è colpa tua. Quel giorno ho deciso che avrei appreso da mio padre tutti i suoi trucchi sul corpo a corpo e sulle armi. E fu così, rischiai di rompergli il collo durante un allenamento. Continuammo finché non morì anche lui, sempre in una sparatoria, decisi che avrei rivendicato entrambi. Avrei trovato il colpevole e l'avrei torturato fino alla morte"
Il mio sguardo è perso nel vuoto, e in questo momento vorrei pensare a tutto tranne alla loro morte.
"Hai trovato il colpevole?"
"Non ancora -sbadiglio uscendo dal mio stato di trance- raccontami della tua vita" mi metto su un fianco e lo guardo fare una smorfia.

Lily&Guns Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora