20 - Epilogue

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"Vorrei prelevare cinquemila dollari" osservo la signora dietro allo sportello guardarmi con un cipiglio in volto. I suoi capelli sono totalmente disordinati.

"Un documento, perfavore" le do la mia carta d'identità e aspetto che mi dia i miei soldi.

I suoi occhi diventano due palline da ping pong quando legge qualcosa al suo computer e non ci pensa due volte a ridarmi il documento per poi alzarsi ed oltrepassare una porta bianca, per un momento penso sia andata a denunciare qualcosa ma poco dopo torna con la mia busta di soldi.

Ho viaggiato un po' per la Spagna e l'Australia per poi tornare in America e prendere l'ultimo mio biglietto solo andata.

Per due mesi mi sono data alla pazza gioia, e posso dire che ho fatto fin troppo per la mia età.

Qualche ora dopo aver prelevato l'ultima somma di denaro sono all'aeroporto con il mio biglietto last minute e il passaporto in una mano, un caffè nell'altra e uno zaino con il minimo necessario sulle spalle.

Il cellulare l'ho buttato in uno dei cassonetti insieme alla carta di credito. Ho comprato un altro cellulare, in caso di emergenza e ho scaricato subito un po' di canzoni da ascoltare durante il viaggio.

L'auto è rimasta nel parcheggio dell'aeroporto quando ho preso il primo volo, sarà venuto poi Cooper a prenderla.

Mi sembra di essere un vegetale ambulante, non ho nemmeno la forza di camminare. Probabilmente l'aver pugnalato una persona mi ha shockato più del dovuto, speravo che questi due mesi mi avrebbero fatto dimenticare il tutto. Almeno non sento ancora quel doloroso groppo in gola ogni volta che ci penso, ma c'è un peso fastidioso sullo stomaco costante. Sarà un po' di influenza intestinale

"Il volo per la Romania Bacàu partirà tra cinque minuti" una voce metallica si fa sentire per tutto l'aeroporto e con un sospiro mi dirigo verso la porta che mi porterà nella città della mia infanzia.

Troppe ore dopo sono atterrata a Bacàu, la città natale di mio padre e la città delle mie vacanze d'estate.

Molti ricordi sono chiusi in questo posto, e voglio tornare alla vita normale che avevo prima di sentire quei spari in quel dannato parco di New York. Non potevo starmene ferma quel giorno?

È tutto come una volta, se non un minimo migliorato. L'aeroporto sembra rinnovato, anche se la maggior parte delle sedie sono rovinate. Fuori i palazzi sono come erano prima, le strade crepate e il caldo secco dell'estate. Diciamo che non molto è cambiato, forse qualche casa è stata ristruttutrata. Spero almeno di saper ancora parlare il rumeno...

Riesco a prendere un taxi e dare le indicazioni giuste, miracolosamente.

Guardo i palazzi rovinati e i piccolli e grandi negozi passarmi davanti. Finché non vedo l'insegna del mio negozio preferito. Devo assolutamente tornarci appena posso.

Ricordo ancora il dolce odore di dolci appena sfornati e il delizioso gusto.

Una mezz'ora dopo il taxista svolta a destra, prendendo la stradina circondata da campi coltivati. Presto superiamo il cimitero e arriviamo alla parte popolata di quel buco di paesino.

Le piccole case, qualcuna ancora com'era tempo fa, qualcuna in fase di costruzione e qualche villa più che pronta.

"Aici, multumesc" (Qui, grazie) ringrazio il taxista e pago appena scesa.

Guardo la recinzione di legno azzurro sbiadito e rovinato probabilmente più vecchio di mia nonna e la casa che mio padre non è mai riuscito a finire.

Almeno la mansarda e la tavernetta sono finite.

Cammino sulla strada sterrata causando il rumore delle pietre contro le mie scarpe e il cane dei vicini comicnia ad abbaiare.

Mi avvicino alla porticina fatta fare da mio padre e abbasso la maniglia sbirciando dentro per vedere se c'è qualcuno, quasi mi vengono le lacrime quando vedo mia nonna e mio nonno sul terrazzino con delle tazze di caffè in mano curiosi di sapere chi sta entrando nel loro giardino.

Quando mi vedono mio nonno quasi fa cadere il suo caffè.

"Bunicule!" (Nonno!) Allargo le braccia quando si alza incredulo dal suo dondolo e viene verso di me camminando il più velocemente possibile reggendosi sul suo bastone.

"Doamne Doamne, ce miracol ai facut?" (Dio Dio che miracolo hai fatto?) Guarda verso il cielo e mi abbraccia carolosamente. Ci raggiunge anche la nonna, anche lei con il suo bastone, probabilmente nemmeno lui c'è la fa più a reggere il suo peso.

"Ce faci aici?" (Cosa ci fai qui?) Parla mia nonna con le lacrime agli occhi.

"Am venit să stau" (Sono venuta per rimanere) le loro lacrime causano anche le mie e per questo gli odio ma cerco di ignorare questo fatto.

"Iti este foame? - (Hai fame?) Mio nonno cerca di fare il duro e si asciuga in fretta le lacrime- este mamaliga cu carne de pui" (c'è della polenta con pollo).

"Da, multumesc" gli sorrido e li seguo nella tavernetta. (Sì grazie).

Dopo avermi fatto diventare una balena con la "poca polenta rimasta" e il "poco pollo rimasto" decido di rimanere un po' all'aria aperta e salutare il vecchio caro Bobby. Povero, non abbia nemmeno più.

L'aria fresca serale mi fa stringere in me stessa alla ricerca del calore.

"Come va vecchione?" Lo accarezzo. Mi ignora totalmente e rimane sdraiato a contemplare il vuoto. Dall'altra parte del recinto si sentono dei passi sulla ghiaia ma gli ignoro continuando a cercare di fare venire quel cane dal me.

"Ivory?" Cerco di capire da dove proviene la voce vagamente famigliare per poi vedere una testa rossa sbucare da oltre la recinzione.

"Andrei?" Lo guardo sorpresa. Incrocia le braccia sulla recinzione e sale sul rialzo. Per un momento non l'avevo riconosciuto, è cambiato così tanto... in meglio.

"Non ci posso credere!" Esclama lui.

"Hai imparato anche l'inglese!" Dico doppiamente sorpresa.

"Ovvio" dice modesto.

"Dai entra" faccio un cenno con il capo e aspetto che oltrepassi la porta e si sieda vicino a me sulle scale della mia casa incompleta.

"Cosa ci fai qui?"

"Lunga storia -annuisco, forse è meglio non raccontargli di come ho pugnalato una persona- ma sono venuta per invecchiare qui, quindi avrò tutto il tempo di inventarmi cazzate da dirti". Mi squadra dalla testa ai piedi con un sopracciglio alzato.

"Sei sempre la solita -scuote la testa e porta un braccio sulle mie spalle ridendo- Mi sei mancata"

"Mi sei mancato anche tu" mi appoggio sul suo petto.

Questa volta spero che vada per il meglio.


Fine.

Sì, è finita.
Ma don't worry
😏😏😏

Presto ci sarà il sequel, se la mia testa c

Vorrei ringraziare tutte le persone che hanno seguito questo disagio, hanno votato e commentato.
So che probabilmente ha fatto altamente cagare, ma ehi, dopo due anni che scrivo senza concludere nulla sono riuscita a finire un cazzo di racconto!

L'ho scritto in due settimane, forse quasi tre, e mi sembra troppo strano.

Ma non mi dilungo troppo, forse è meglio.
Grazie veramente tantissimo

Alla prossima 😘

Modificherò un paio di parti, quindi se volete essere aggiornati mantenete la storia nella vostra libreria!

That's me
Over and out !

Lily&Guns Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora