•7•

115 6 1
                                    

Il giorno dopo mi sveglio nel mio letto con un mal di testa incredibile. Mi alzo e cerco di andare di sotto senza rompermi una gamba per le scale.

"Buongiorno" dice un ragazzo in cucina che sicuramente non è Matt.

"Alex? Che ci fai qui?" gli chiedo sedendomi su una sedia attorno all'Isola.

"Ieri sera ti ho accompagnato io. Arrivati qui ti ho accompagnato fino in camera tua dato che non avevi neanche le forze per mantenerti in piedi, e mi hai pregato di restare con te perché avevi paura che il ragazzo che era fuori casa, che non era nemmeno un ragazzo ma un palo, entrasse in casa costringendoti a mangiare cetriolini" dice continuando a fare qualcosa ai fornelli ridacchiando per l'ultima frase.

"Mio Dio. Ho fatto altre cose imbarazzanti ieri sera?" dico prendendomi la testa fra le mani.

"Si. Mi hai detto che mi ami e che volevi essere la mia ragazza, io ti rispondevo di no ma tu ogni volta te lo dimenticavi  e lo ripetevi" dice girandosi appoggiandosi con le mani sul piano cottura.

"È successo qualcosa di importante mentre ero fuori di me?" chiedo ancora dato che non ricordo nulla.

"Beh si. Ti ho detto che sono gay, hai litigato con la tua migliore amica e sei stata quasi stuprata da un ragazzo. Se non ci fossi stato io non potrei nemmeno immaginare come sarebbe andata a finire" dice girandosi di nuovo per prendere i pancake dalla pentola e metterli nel piatto.

"Quanto sono idiota" dico mentre lui mi porge il piatto.

"Mio fratello è tornato ieri sera?" continuo alzando lo sguardo verso di lui.

"Si ma se ne andato stamattina presto perché doveva fare delle cose" dice sedendosi anche lui.

'Immagino quali cose' penso tra me e me.

"ieri avevi  scritto delle domande sul cellulare e mi avevi detto di ricordartelo"mi dice Ale mentre mangia un pancake e io vado subito a prendere il cellulare.

"Ho scritto una domanda dove chiedo chi è Jennifer. Chi è?" domando ad Alex.

Lui abbassa lo sguardo verso il suo piatto e lo vedo sbiancare leggermente.

"Beh...ieri sera quando quel ragazzo ci stava provando con te l'ho spinto via e ho cominciato a rinfacciargli degli avvenimenti...brutti che sono successi a causa sua. Forse hai sentito alcuni pezzi di quello che stavo dicendo e perciò hai scritto quella domanda. Jennifer era una ragazza, era la mia migliore amica. Una sera eravamo andati in una discoteca. Avevo 16 anni e lei 14 quindi non avevo ancora incominciato a lavorare. Eravamo in pista quando un ragazzo si è avvicinato e le stava per toccare il culo. Io l'ho allontanato ma Jennifer mi ha detto che dovevo farmi gli affari miei e se ne  andata con quel ragazzo." mentre racconta il suo sguardo è perso nel vuoto, forse rivivendo di nuovo quella scena. "Il giorno dopo io ero a casa e lei mi ha chiamato con tono disperato chiedendomi di andarla a prendere. Io sono corso subito da lei e l'ho trovata in condizioni...orribili. Era piena di tagli, da capo a piedi, con sangue ovunque mentre  zoppicava verso di me. Era stato quel ragazzo a fargli quello, togliendole anche la verginità e...mettendola incinta" a questo punto i suoi occhi si riempiono di lacrime e io gli prendo le mani sperando che in qualche modo possa dargli conforto. "Lei si è suicidata una settimana dopo.Mi ha scritto una lettera dove dice il perché lo ha fatto."dice mentre delle lacrime gli rigano le guance .Io mi alzo e, raggiungendolo, lo abbraccio facendolo alzare dalla sedia.

"Mi dispiace cosi tanto Alex" dico continuando a stingerlo  fra le mie braccia. Piano piano si allontana e si gira asciugandosi le lacrime.

"Scusa, non dovevo piangere" dice ancora girato mettendosi le mani nelle tasche dei jeans

"Perché non avresti dovuto scusa?" gli chiedo avvicinandomi a lui cosicché posso guardarlo negli occhi.

"Mi ero ripromesso di non piangere ogni volta che lo raccontavo e pensavo di riuscirci. Non mi piace piangere davanti alle persone" dice cercando sempre di più di evitare il mio sguardo.

I suoi occhi sono rossi e le iridi verdi risaltano ancora di più. Ieri sera non credo di essermi soffermata molto sul suo aspetto: gli occhi verde smeraldo, capelli neri e un fisico ben piazzato. Ha le spalle larghe che, in questo momento, le prendo fra le mani avvicinandolo a me e abbracciandolo di nuovo.

"Adesso basta. Usciamo un po' dai" gli dico e lo tiro di sopra così non lo lascio da solo al piano di sotto.

"Cosa mi netto?Non posso di certo uscire in pigiama" dico facendolo sedere sul letto mentre io apro l'armadio e guardo tutti i miei vestiti.

"Già, mi sembra un po' inappropriato uscire con una culot e una canotta" dice deridendo il mio 'pigiama'

"Potresti metterti quel jeans con quella canotta" dice indicando un paio di jeans strappati sulle ginocchia neri e una canotta del medesimo colore con la scritta bianca al centro 'Vans'.

Io annuisco e li prendo. Mi chiudo in bagno e per evitare di stare in silenzio gli faccio qualche domanda.

"Allora, come va la ricerca di un ragazzo?" gli chiedo da dietro alla porta.

Lui sta zitto un momento e poi dice:" Credevo non mi avessi sentito prima,comunque non molto bene, sono tutti coglioni"

"Adesso puoi capire cosa passiamo quando incontriamo un ragazzo stronzo" gli dico mentre mi pettino i capelli.

"Come fate a sopportarli? Cioè, non è facile stare con uno che sembra prenderti per il culo e che molto probabilmente lo sta facendo, che è strafottente e anche rompicoglioni" dice mentre io esco dalla porta.

"Il potere delle donne" gli rispondo ridacchiando mettendo il cellulare nella tasca posteriore del jeans.

Lo faccio alzare dal letto e usciamo dirigendoci verso il parco non molto distante da casa mia.

"Ho notato che non ci sono i tuoi genitori in casa, né nessuna traccia di loro, volevo chiedertelo stamattina ma da come hanno preso la piega le cose non ne ho avuta l'occasione"mi chiede sedendosi su una panchina.

"Sono morti 10 anni fa, in un incidente stradale. C'ero anche io in macchina e ho perso la memoria, non ho alcun ricordo di loro." dico sedendomi anche anche io.

"Oh,mi dispiace,non credevo che.." mi dice dispiaciuto ma io lo blocco e , scuotendo leggermente il capo, gli faccio un sorriso per fargli capire che è tutto ok.

Passiamo un po' di tempo a parlare di noi, all'improvviso sento la voce di mio fratello e , girandomi verso la fonte del suono, vedo che sta parlando con il ragazzo che c'era ieri sera alla festa, quello con la cresta.

"Andiamocene" dico ad Alex senza staccare lo sguardo da Matt.

Lui segue il mio sguardo e mi ferma dato che mi ero già alzata per andarmene.

"Daiana, non so cosa sia successo fra voi due, ma dovete risolvere, siete comunque fratelli" mi dice.

"Chiariremo ma non adesso e non qui quindi per favore andiamo" dico cercando di tirarlo per un braccio ma....mission impossibile, sembra attaccato alla panchina.

"Vai" mi dice in tono serio.

"Senti non farò scenate in un cazzo di parco parlando con mio fratello e della sua carriera da gangster ok? Quindi no, io non ci vado." gli dico sicura guardandolo negli occhi.
Lui quando sente 'carriera da gangster' sbarra gli occhi ma poi si  riprende e, finalmente, si alza dalla panchina.

"Scusa, non credevo che la situazione fosse così seria"mi dice quando ormai siamo quasi davanti a casa mia.

"Fa nulla"gli rispondo e, dopo averci salutato e scambiato i numeri, ce ne torniamo ognuno in casa propria.

Entro e aspetto che mio fratello si decida a tornare a casa ma il sonno prende il sopravvento su di me e mi addormento sul divano.

Promise|Martin Garrix |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora