{Quattro} The strays

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"My whole life they said I'd be nothing
Well I'm something
And I would rather be the stray
Than be nothing to no one at all"

Il ragazzo si fece strada per i lunghi corridoi, evitando la gente che si muoveva disordinatamente per raggiungere la mensa o ammassarsi nel cortile principale per fumare.

In pichi minuti i corridoi erano già vuoti e l'unico rimasto era Kellin che camminava a passo lento verso il microscopico cortile sul retro, sconosciuto a quasi tutti gli studenti.
Era il suo luogo preferito nell'edificio scolastico: era un ottimo posto per star lontano dalla folla, quindi ormai era diventato il punto di ritrovo per il suo piccolo gruppetto di amici.

Perchè sì, Kellin Quinn aveva anche degli amici.

Quando ci pensava a volte rimaneva sorpreso lui stesso dato che era consapevole di non essere affatto il tipo di persona che la gente tendeva a volere come amico.

Era distaccato, gradiva cose inusuali e amava passare il tempo solo coi suoi pensieri, ma a quanto pare al mondo esistono anche persone in grado di apprezzare qualità insolite.

Era anche questo che lo aveva portato a ragionare su un altro concetto a lui estremamente caro, cioè le varie diversità degli esseri umani.

Siamo tutti diversi d'aspetto, ma una volta giunti ai fondamentali siamo lo stesso: ossa coperte da nervi, circondate da organi,protetti da muscoli rivestiti di pelle.
Possiamo affermare ciò che vogliamo sull'aspetto di qualcuno, ma ciò non cambia il fatto che in fondo siamo uguali.

Una prima diversità è il modo in cui percepiamo ciò che circonda, il modo in cui associamo le informazioni che cogliamo dalla realtà attorno a noi.
Le stesse cose vengono percepiti da individui diversi con profonde differenze che possono essere portate da pensieri contrastanti, ricordi, riflessi o emozioni.

La vera diversità è il modo in cui elaboriamo la realtà.
L'elasticità con cui manipoliamo le informazioni per adeguarle ai nostri ragionamenti.
L'abilità di considerare non solo una realtà, ma di confrontarne diverse, senza mai escludere nessuna possibilità, l'abilità di-

"Ehy"

Kellinsi fermò sbattendo un paio di volte le palpebre a causa dell'interruzione del suo corso di pensieri, prima di voltarsi verso la voce.

Appoggiato agli armadietti c'era un ragazzo dai capelli scuri e lungh, tenuti a posto da un cappello con visiera; gli occhi scuri che si guardavano attorno persi e disorientati.

"Sai mica se in questa scuola c'è un cortile secondario o qualcosa del genere? Mi hanno detto che i professori lasciano fumare liberamente finchè si è fuori dall'edificio, ma il giardino è decisamente troppo affollato, e se mio fratello mi becca con le sigarette mi sbatte fuori casa.

Il moro gli rivolse un sorriso amichevole.
Non sapeva perchè, ma quel ragazzo non gli era sembrato male e Kellin si fidava ciecamente del proprio istinto.

Tratti del viso più delicati; probabilmente era piú piccolo di un paio di anni.
Pelle più scura sotto i tatuaggi;probabilmente Messicano?
Sguardo perso ; probabilmente nuovo in città.
Aspetto insicuro: probabilmente non aveva fatto in tempo a farsi troppi amici.
Occhi rossi; probabilmente si era addormentato in classe dato che non poteva aver avuto il tempo di fumarsi qualcosa.
Insicurezza nascosta? Questa non aveva la minima idea del perchè ci fosse.

I paint the world in grey {Kellic} + {Perrentes}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora