Mya

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23 agosto 2017

HARRY'S P.O.V

Quando si tratta di emozioni, non è facile riuscire a spiegarsi. Le emozioni sono diverse dalle sensazioni, sono più forti dei gesti, ma non per questo disconnessi dagli stessi. Spesso sono proprio i gesti a farle scaturire, e sono le sensazioni che si trasformano, passo dopo passo, nelle emozioni. E io pensavo di averle provate tutte.

Pensavo che l'emozione più grande, quella più stupefacente e inaspettata sarebbe sempre stata quella che ho provato negli anni, l'attimo prima di salire sul palco. Eravamo noi cinque, uno vicino all'altro, con i nostri microfoni colorati in mano e le urla oltre il grande schermo che, di lì a poco, si sarebbe alzato per dare inizio a tutto. In quel momento tutto era perfetto; la consapevolezza che Grace fosse da qualche parte fra la folla, la presenza dei miei compagni di viaggio al mio fianco, e l'adrenalina in circolo, pronta ad aiutarmi a svolgere il mio lavoro, al massimo delle possibilità.

Il grande schermo si alzava, il palco iniziava a vedersi e le urla si facevano sempre più forti, fino a che esplodeva; quell'emozione così forte che come un'onda d'urto mi colpiva, rischiando di farmi cadere.

Sono caduto tante volte su quel palco, causando risate e preoccupazione nel pubblico e nei miei amici, ma ogni volta mi rialzavo pronto a continuare, sempre più forte, sempre più intensa, sempre più nostra, quell'emozione che in molti, chiamano semplicemente vita.

La mia fortuna è stata poter vivere quella vita. Poter provare quelle emozioni indescrivibili che mi hanno reso un privilegiato, forse invidiato da tante persone che purtroppo, non hanno avuto le mie stesse possibilità. Se potessi parlare con loro però, gli direi che ci sono emozioni ancora più forti che non hanno bisogno di fortune o di privilegi. Vanno oltre la vita, anche se di vita si tratta. Vanno oltre il cuore e oltre la testa, catapultandomi nella realtà che non è mai stata così bella.

L'emozione è quella che provo adesso, mentre tengo fra le braccia una creatura troppo piccola e fragile per me. Ho assistito al parto, ho assistito mentre si realizzava uno dei miracoli più belli della vita, ma solo ora, mentre stringo mia figlia fra le braccia, mi rendo conto che è davvero successo; Mya è nata.

L'ho aspettata così tanto in questi nove mesi, che ora sembra strano averla qui, ma lei c'è ed è bellissima.

"Ehi papà, sei qui con noi?"

La voce di Grace mi costringe ad alzare lo sguardo dalla stupenda creatura che sta dormendo accoccolata al mio petto, per trovarne un'altra altrettanto speciale. Mi guarda con i suoi occhioni dolci e grandi, sdraiata sul letto dell'ospedale e vorrei che questo momento rimanesse così: perfetto.

Perfetto come noi tre che siamo appena diventati una famiglia, perfetto come la mia fidanzata che mi ha permesso di provare l'emozione più grande della mia vita.

"Sono sempre qui con voi. Dovresti dormire un po' piccola..."

"Non riesco a smettere di guardarvi."

Sorrido, alzandomi dalla sedia, facendo attenzione alla bambina. Mi siedo al bordo del letto di Grace, dandole la possibilità di vederla meglio. "È bellissima..."

La mano di Grace raggiunge quella piccola e morbida di nostra figlia, e il mio cuore si stringe quando quelle piccole dita si stringono intorno al pollice della mia fidanzata. Sorrido istintivamente, guardando la celebrazione della felicità, della vita, di tutte quelle cose che non avrei mai immaginato potessero esistere.

"Dovresti andare a dare la notizia agli altri..."

"Gli altri possono aspettare."

Grace sorride, guardandomi negli occhi. L'ho vista soffrire dal dolore mentre stringeva forte la mia mano in sala parto, ed ora è qui, con il viso stravolto, ma sempre pronta a fare la cosa giusta.

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