As Yet Untitled

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Luglio 2017

HARRY'S P.O.V

Pizzico le corde della chitarra alla ricerca della melodia giusta. Le parole ci sono, ce ne sono così tante che potrei creare un album intero. Ci sono perché parlano della mia vita, parlano della quotidianità speciale che vivo con la donna che sta dormendo sul divano di fronte a me.

È stanca anche se non lo ammetterà mai, ha mille preoccupazioni, ma non ne lascia trasparire nemmeno una. Sta cercando di portare avanti questa gravidanza nel miglior modo possibile e ci sta riuscendo, a dispetto di quello che pensa.

Riesco a leggere nei suoi occhi la malinconia che prova mentre Jane le racconta dei progetti a cui stanno lavorando. Leggo la sua voglia di fare le cose che faceva prima; la voglia di ballare al centro della pista, la necessità di partecipare al concerto che Jamie darà questa sera... Ho cercato di trovare una soluzione per poter partecipare insieme, l'avevo anche trovata, ma lei ha rifiutato, sostenendo che se doveva partecipare, doveva farlo nel modo giusto, ovvero in prima fila, a bordo palco a saltare come tutti i presenti.

La capisco. La capisco anche se non so cosa si prova, la capisco e amo il coraggio che mette in ogni cosa che fa. Amo che stia cercando di mettere da parte le sue insicurezze per il bene suo, della nostra relazione e della nostra bambina. La amo e basta.

Sorrido guardando la smorfia che fa nel sonno, accoccolata sul divano come una bambina. So che rischio di svegliarla stando qui, ma quando scrivo e suono, averla al mio fianco rende le cose più semplici. Evito di farle leggere le mie idee prima del tempo, ma faccio un'eccezione con le melodie.

Guardarmi suonare le piace, dice che si rilassa e, per un motivo che non comprendo, dice che sono, a parole sue: "tremendamente sexy" mente lo faccio. E chi sono io per privare una donna incinta, di uno spettacolo del genere?

Sorrido tornado a concentrarmi sulle note, provo ad intonare la strofa della canzone, e in qualche modo trovo gli accordi adatti. 

"Oh, tell me something I don't already know..."

Accarezzo le corde come ho imparato a fare in questi anni. Pensavo di non essere affine a nessuno strumento, ma ho trovato nella chitarra una buona compagna di viaggio. Con uno strumento diventa tutto più facile; facile comporre, e facile essere un cantante completo, come spero di diventare un giorno.

"Harry..."

La voce roca di Grace attira la mia attenzione. Mi sta guardando con uno sguardo sognante parzialmente addormentato ed è adorabile.

"Scusami, ti ho svegliato?"

Scuote la testa, mettendosi comoda sul divano. "No, stavo sognando..."

Sorride mentre lo dice, a sinonimo del fatto che si ricorda perfettamente il suo sogno. Mi piace ascoltare i suoi racconti, ultimamente sogna spesso e quando si sveglia si ricorda tutto alla perfezione. Io non sogno da anni ormai, forse perché ho la possibilità ogni giorno, di vivere un sogno ad occhi aperti.

"Cos'hai sognato?", glielo domando, accarezzando distrattamente le corde della chitarra.

Gli occhi di Grace seguono i miei gesti e adoro leggere nel suo sguardo quell'emozione. Quando mi guarda in questo modo il mio cervello va in tilt, potrebbe benissimo chiedermi di fare qualunque cosa e lo farei perché amo leggere nei suoi occhi il sentimento che la lega a me; è amore, è desiderio, ed è in continua evoluzione, come se la nostra storia fosse sempre al primo giorno.

Si alza dal divano lentamente, incamminandosi nella mia direzione. Indossa un paio di pantaloncini leggeri e una canotta larga ed è bellissima con i capelli disordinati sulle spalle.

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