Finzione e realtà

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Mi guardò dall’altro lato del bancone con un ghigno. Con le luci soffuse dovetti ammettere fosse più bello di quanto avevo constatato quella mattina.
《Oh, sei tu che fai il turno!》
Beth si imbronciò e alzò la maglia ricoprendo gran parte del seno. La guardai corrugando le sopracciglia. Si conoscevano?
《Bethany smettila di mostrare le tue grazie al vento. Piuttosto, che prendi?》
Che stava succedendo?
Vidi la mia coinquilina alzare gli occhi al cielo e rivolgere il suo sguardo verso di me.
《Jane, lui è James il fratello di Jace.》
Se fossi in una situazione diversa mi sarei messa a ridere di fronte al modo in cui suonavano i nomi. Jane, James e Jace. Cercai però di portare l’attenzione sul ragazzo dietro al bancone che mi guardò e prese parola.
《Jane eh? Posso dare finalmente un nome alla squilibrata che mi ha fatto perdere una sigaretta.》
Beth, dopo averci rivolto un’occhiata maliziosa, raggiunse Tracy sulla pista da ballo. Io invece, di fronte all’arroganza di quel tizio decisi di reagire in modo diverso. Era una reazione violenta quella che si aspettava? Bene, non l’avrebbe avuta. Alzai le spalle noncurante e gli chiesi una tequila cosciente del fatto che il grado alcolico della birra non sarebbe bastato a farmi stare calma.
《Mi spiace miss odio il fumo passivo, ma non serviamo alcolici alle bambine.》
Quanto era immatura quella sua risposta?   Alzai gli occhi al cielo stanca di quella conversazione così banale e infantile.
《Se vuoi vado a prenderti il biberon nella farmacia qui affianco.》
Gli risposi noncurante. Se voleva giocare, avremmo giocato. Voleva davvero arrivare al punto di farmi sbottare?
《Oh credimi, quella a cui piacerebbe avere un biberon tra noi saresti tu.》
Alzai gli occhi al cielo di fronte alla sua chiara allusione sessuale.
《Okay basta. Dalle quella tequila stronzetto.》
Jace si avvicinò a me cingendomi le spalle con il braccio sinistro. James guardò prima me poi suo fratello e, soffermandosi sulla posizione in cui era il braccio, sorrise.
《Fratellino devi ancora imparare a scegliere le ragazze con cui  andare a letto.》
Okay, ma scherziamo? Ma dov’eravamo in un circo? No perché avrei voluto urlargli un “sono qui coglione, ti sento!”. Jace lasciò il suo braccio nella stessa posizione e rispose a suo fratello alzando le spalle.
《Non me la porterò a letto. Ma riconosco quel tono di voce, credevi fosse una tua conquista per caso?》
Mi sentii come una delle merci esposte al mercato all’aperto. Vidi lo sguardo di James indurirsi e rivolgersi nella mia direzione. Prima che entrambi potessero rispondere però presi io la parola. Non ero mai stata una silenziosa né tanto meno incapace di difendersi da sola.
《Ci sono anch'io e non me ne frega assolutamente niente di nessuno dei due. Senza offesa Jace. E poi James, la tequila è arrivata, hai clienti che ti urlano i nomi dei drink da fare da almeno mezz’ora. Ah e giusto per la cronaca, non sono una merce da contendersi, per quello ci sono le puttane.》
Mi alzai e me ne andai. Valutai l’idea di tornare a piedi a casa, non era molto distante, però pensandoci sarebbe stata una decisione poco matura. Decisi di sedermi ad uno dei pochi tavolini rimasti liberi e diedi uno sguardo veloce a tutto il locale. C’erano cameriere che lavoravano mezze nude e venivano toccate da chiunque incontrassero, tutti i miei coinquilini si stavano dimenando senza vergogna in mezzo alla pista e intravidi persino, metà nascoste, alcune coppie indaffarate.
Nascosi un sorriso, era tutto così normale che quasi mi scoppiava il cuore dalla felicità. Ero tornata alla normalità, non avrei in nessun modo peggiorato la situazione e l’unico modo per farlo era rimanere isolata. Coinvolta ma non troppo, indifferente e menefreghista.
Mi fu messo d’avanti un bicchiere pieno di un liquido ambrato.《Bevila.》
Alzai gli occhi verso James e lo fissai sfidandolo a distogliere per primo lo sguardo. Si sedette di fronte a me con in ghigno e allontanai il bicchiere. La sua presenza mi faceva uno strano effetto e avrei fatto in qualsiasi modo pur di non farlo avvicinare troppo. 《Hai altri clienti da servire.》
Gli dissi ignorando completamente il suo ‘comando’. Alzò un sopracciglio e guardò il bicchiere.
《Bevi questa dannata cosa.》
Alzai gli occhi al cielo esasperata.《Non voglio risponderti male. Quanto è che ci conosciamo? Quindici minuti? Che diritto hai di obbligarmi a fare qualcosa?》
Scoppiò a ridermi in faccia.
《Hai un bel caratterino. Tranquilla non volevo obbligarti, io e il mio collega avevamo semplicemente fatto una scommessa. Non sarei qui se fosse dipeso da me.》
Rimasi delusa. Nel profondo credetti davvero fosse lí perché magari pensava fossi almeno carina. La tattica dell’indifferenza mi convinse ancora di più.
《Okay. Scommessa persa. Ecco la tua tequila. Smamma.》
In una frazione di secondo lessi nei suoi occhi la sorpresa, ma sparì in fretta.
《Non era presa fino ad ora. Ci aspettavamo qualche lacrimuccia.》
E andò via lasciando il bicchiere pieno sul tavolo. Una volta controllato che non mi stesse vedendo buttai giù la tequila.
Fingere che non me ne fregasse niente era facile. Pensarlo davvero invece no.

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