Un passo alla volta

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Ero spacciata.
Mi feci coraggio e cercai di sorridere consapevole che tutto ciò che sarebbe uscito sulla mia faccia sarebbe stata una brutta smorfia. Dovevo farmi coraggio e tornare ad essere me stessa.
Non avevo mai avuto problemi simili. E in quel momento mi odiai con tutta me stessa. Stavo davvero avendo difficoltà simili?
Respirai profondamente e mi presentai.
《Ciao io sono Jane.》
Okay, forse non era proprio una presentazione con i fiocchi, anzi faceva proprio schifo specialmente a causa della mia voce ancora rauca, ma dovevano farsela bastare. Tracy batté velocemente le mani e prese una delle mie valigie.
《Su ragazzi aiutiamola a portare su i bagagli. Facciamola ambientare, poverina. Sarà stanca e le presentazioni sono torture che possiamo riservarle a questa sera.》
Tracy sarebbe diventata la mia migliore amica solo per quel suo intervento. Le sorrisi rivolgendole uno sguardo di ringraziamento.
Diedi un rapido sguardo a quell’appartamento: era enorme. A primo impatto vidi almeno quattro stanze al piano di sotto e altre otto a quello di sopra.
Deve essere costato una fortuna. Bloccai immediatamente quel pensiero per non pensare troppo  alla mia famiglia, vecchia famiglia…come dovevo chiamarla? Potevo chiamare famiglia un gruppo di persone con le quali condividevo, ormai, solo lo stesso DNA?
Non dovevo pensarci. Quando Tracy si avviò con la mia valigia più grande ci mancó poco che cadesse sul primo gradino.
《Okay ragazzi, magari andate voi?》
Scoppiammo tutti a ridere e per la prima volta dopo tanto mi sentii quasi bene.
Un passo alla volta.
La mia stanza era la migliore lí dentro. La parete opposta all’entrata era simile a quelle della sala centrale perciò promisi a me stessa che vedere oltre quello spesso vetro trasparente sarebbe diventato il mio passatempo preferito. Sulla destra era stato messo un gigantesco letto matrimoniale mentre sulla sinistra la parete era ricoperta da numerosi scaffali vuoti che si interrompevano in un piccolo rettangolo sul basso che lasciava spazio ad una scrivania in ciliegio. Ma la cosa migliore di quella stanza fu il soffitto, al centro del quale si allargava un enorme lucernario. La notte sarei stata circondata dalle stelle.
Sorrisi e mi gettai sul letto. Se mio padre non mi avesse costretto a non scrivergli gli invierei un messaggio di ringraziamento. Era tutto pagato, college compreso, ma avrei cercato comunque un lavoro se avessi avuto tempo, solo per tenere occupata la mente.
Disfai le valigie mettendo i vestiti nell’armadio a muro accanto al letto. Tirai fuori le foto che Jessica aveva messo nel borsone più piccolo e sentii due piccole lacrime bagnarmi le guance. Una di queste ritraeva me e Rachel in spiaggia. Quella foto ci era stata scattata di nascosto mentre ridevamo fortissimo. Se mi fossi concentrata sarei riuscita persino a sentire il nostro suono in lontananza.
Rachel. Perché anche tu?
Sentii bussare alla porta e asciugai velocemente le lacrime. Uno dei ragazzi sbucó con la sua testa riccia dall’entrata.
《Ehi Jane, gli altri si stavano chiedendo se ti andrebbe di uscire con noi per mangiare un boccone.》No. No. Assolutamente no.
《Mi piacerebbe tanto, certo. Per che ora?》
Okay, cervello e bocca si erano ufficialmente scollegati.
《Per le 21:00? Magari ti facciamo conoscere anche un po’ la città.》Annuii e lo sentii allontanarsi.
《Ah e, perché tu lo sappia, io sono Mike.》
Era tornato indietro solo per presentarsi. Gli sorrisi e annuii obbligandomi a non parlare più per paura di non poter governare più le mie parole.
Posai la foto che avevo ancora in mano e finii di sistemare ancora le cose.
Erano solo le 19:00 e, nonostante ci mettessi molto a preparami, decisi di rimandarlo a dopo. Misi da parte le mie paura e scesi al piano di sotto. Dovevo assolutamente sapere almeno i loro nomi altrimenti quella sera sarebbe stata un disastro. E poi, non li avevo neppure visti bene in faccia. 《Eccola qui, stavamo proprio parlando di te.》
Mike mi sorrise dal divano bianco di fronte la tv sul quale c’erano tutti gli altri.
《Ragazzi, scusatemi se non vi ho nemmeno dato il tempo di presentarvi. Ero solo molto stanca, il volo è stato fin troppo lungo.》
Mi sedetti sulla poltrona lí accanto mentre ognuno di loro diceva cose come ‘tranquilla’ o ‘il primo giorno siamo stati tutti così’.
Li guardai tutti per la prima volta.
L’altra ragazza oltre Tracy era castana, aveva gli occhi celesti e uno spruzzo di lentiggini sul naso. Fu lei a prendere in mano la situazione e ad elencarmi i nomi di tutti.
《Io sono Beth, il ragazzo riccio è Mike.》
Mike alzò la mano in segno di saluto e ricambiai.
《Il tizio con il ciuffo blu è Cameron.》
Anche lui alzò la mano e mi sorrise facendo dondolare il piercing sul labbro.
《Accanto a lui c’è Davis.》
Un ragazzo dai capelli neri di media lunghezza e gli occhi azzurri mi sorrise.
《Puoi anche chiamarmi Davis il macho.》
Vidi Beth alzare gli occhi al cielo e sorrisi.
《Come vuoi, però sta attento perché sono una che mantiene sempre i soprannomi.》
Okay, ma il cervello che stava facendo? Completamente andato? Che razza di risposte erano queste?
Lo vidi sorridere e Beth proseguì.
《E infine lui è Jace.》
Il tizio con i capelli neri tendenti al grigio alzò un dito nella mia direzione e rimase concentrato alla partita di Playstation che stava giocando.
Tracy si alzò velocemente dal divano facendo muovere la sua chioma bionda e mi prese per un braccio mentre i ragazzi rimanevano concentrati alla tv.
《Beth vieni con noi.》
Vidi la ragazza annuire confusa mentre l’altra mi trascinava di sopra.
《Dobbiamo assolutamente sceglierti qualcosa di carino da mettere!》Erano tutte così veloci le relazioni a New York? Non sapevo assolutamente nulla di loro. Potevano persino essere dei killer spietati e io lo avrei saputo solo dopo essere morta.
Però, dato che il mio cervello ormai era spento, le lasciai frugare nel mio armadio.
Con un vestitino blu notte, giubotto di pelle e vans nere le mie coinquiline decisero che ero pronta. Dopo aver preso qualche hot dog al negozio sotto l’appartamento mi informarono che saremmo andate in qualche locale per divertirci e goderci le ultime settimane prima dell’inizio delle lezioni.
《Non hai parlato molto stasera, è successo qualcosa?》
Mi disse Beth mentre eravamo in fila per entrare.
《No, tranquilla, non parlo molto in generale.》
Bugiarda.
Lei annuì non troppo convinta mentre il bodyguard, fissando le scollature immense delle due ragazze che mie erano accanto, ci lasciò entrare senza chiedere altro.《Funziona sempre!》
Urlò Tracy per farsi sentire sopra la musica.
Birra, avevo bisogno di una birra. 《Andiamo a bere?》
Cercai di  farmi sentire da tutti e, quando annuirono entusiasti, fui consapevole avessero capito.
Una volta al bancone cercai di non essere nervosa. Dove vivevo io tutti sapevano chi fossi, il nome della nostra famiglia era così importante che nei locali nessuno accennava anche solo a chiedermi l’età. 《Qualcuno di noi ha 21 anni?》
Urlai a Beth e lei annuí.
《Jace ce li ha, ma sta già ballando con una ragazza》
Rispose indicando il ragazzo alle sue spalle.
《Faccio io, basta mostrare un po’ di merce. Sta a guardare.》
Benché mi facesse schifo mostrarmi mezza nuda, se il gesto di Beth mi avrebbe fatto avere una stramaledetta birra allora non mi importava.
Egoista.
Quando il barman si avvicinò a noi quasi cedetti sotto il suo sguardo.
Era lui, lo stesso che quella mattina era entrato in quel dannato taxi.

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