Capitolo 17- E' quasi improbabile

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La notte trascorre sorvegliando Mirko e sfiorando di tanto in tanto le calde labbra di Clara che si è addormentata sulle mie gambe. Sarà anche innocente ma tutto mi fa pensare al peggio. Ogni nervo del mio corpo è in allerta e le palpebre ormai arrossate minacciano di chiudersi, quando (per non restare nel dubbio) decido di dirigermi verso l'appartamento in cui è avvenuto l'omicidio. -Amore, svegliati- le sussurro e di scatto due iridi blu cobalto illuminano il buio della stanza, fissandomi sorridenti. -Gabriele fammi dormire, è ancora buio- bisbiglia, cercando una posizione più comoda sulle mie gambe. La prendo in braccio e la alzo. Lo sguardo severo sul suo confuso e assonnato. -Clara indossa la prima cosa che capita, stiamo andando sulla scena del crimine- le dico, convincendola. New York alle ultime ore di buio è davvero fredda e inquietante a causa dei senza-tetto che iniziano a svegliarsi, scrutando in cagnesco chiunque incroci la loro strada. Attraversiamo il lungomare della spiaggia in cui solitamente andiamo (Brighton Beach) e all'entrata di un'edicola una pila di giornali con la foto e il nome di Mirko in primo piano attirano la mia attenzione. Prendo 2 dollari e lo compro. Da quel poco che conosco di inglese, riesco a capire le parole chiave scritte in grassetto che attirano per prime l'attenzione del lettore. MURDER, GIRL OF 20 YEARS KILLED BY THE BOYFRIEND (OMICIDIO, RAGAZZA DI 20 ANNI UCCISA DAL FIDANZATO). Non riesco a credere d'essere complice di tale assurdità e neanche come ancora Clara, dopo aver letto il giornale, possa credergli. -Clara ma ti rendi conto dell'errore che stai commettendo?- la incito a cambiare idea e tra liti e prese a parole arriviamo davanti il portone di legno marcio che nasconde i ripidi gradini di marmo bianco. La sfondo con una spallata e avverto la tensione di Clara quando stringe la stretta sulla mia mano. Mi guardo circospetto intorno, entriamo e socchiudo il portone alle nostre spalle. Saliamo stando attenti a non lasciare impronte digitali ovunque, quindi senza toccare il corrimano o le pareti. La porta di sopra è aperta e l'aria puzza di muffa e sangue. La puzza di qualcosa andato a male si fa più intensa ad ogni passo, fin quando arriviamo nella camera di Mirko, il cui letto è totalmente impregnato di sangue ormai secco. -Clara dividiamoci e cerchiamo di trovare delle prove compromettenti- le dico dopo esser sicuro che non ci sia nessuno in casa. Io rimango a ispezionare la camera putrida di sangue e dico a lei di controllare la cucina. Non vorrei si sentisse male alla sola vista e odore del sangue. Ricordiamoci che porta in grembo un bambino indifeso e non dovrebbe essere in questo luogo ma ho preferito portarla con me anzichè lasciarla indifesa con il suo ex fidanzato, probabilmente killer. Senza toccare nulla, con il solo sguardo ispeziono il mobilio impolverato, gli armadi aperti e l'attempata moquette beige. Controllo svelto e niente. Tutto corrisponde alla perfezione al racconto di Mirko, persino la finestra rotta e i frammenti di vetro sulla scala d'emergenza. Opto per il bagno che essendo più piccolo è più facile da ispezionare. Nell'angolino a terra, sotto la trave della porta luccica qualcosa. Un orecchino a forma di teschio. L'ho già visto ma non ricordo dove, quando e soprattutto all'orecchio di chi l'ho visto. Lo afferro con le unghia, attento a non toccare nulla e raggiungo Clara in cucina. Il sole sta sorgendo ed è l'ora di rincasare, prima che Mirko si svegli. Giriamo la chiave nella serratura della porta precedentemente chiusa a chiave per evitare eventuali evasioni e Mirko è ancora sdraiato sul divano ma con qualcosa tra le mani. -Che stai facendo con le mie cose? Ridammelo subito- gli dice Clara tra l'agitazione e arrabbiatura. E' il test di gravidanza che pensavo avesse gettato via e invece eccolo di nuovo tra le sue mani. -So che è mio il bambino Clara- le dice Mirko puntandole il dito contro. Prima che possa aprire bocca, Clara mi precede. -Non è tuo il bambino te lo assicuro- gli dice fissando la parete alle sue spalle. -E' mio il bambino Clara? E' impossibile che sia di questo coglione- le urla avvicinandosi al suo orecchio destro. Esausto dei modi usati con la MIA ragazza, gli fiondo un pungo sulle costole e uno sul petto, facendolo barcollare e cadere sul divano. Stavolta sono io a urlargli in faccia, puntandogli il dito contro. -Il bambino è tuo cazzo si ma non meriti nemmeno una briciola del suo affetto. Hai osato alzare le mani su mia cugina e trattare male la mia ragazza. Ti abbiamo ospitato nel dubbio della veridicità delle tue parole e come ti permetti di continuare a parlare così? Eri in mezzo ad una strada e nonostante tutto Clara ti ha accolto a casa sua e ora il bambino che porta il grembo non merita di averti come padre, hai capito?- gli urlo, sferrandogli un altro pugno. Mi volto per andare ad abbracciare Clara, quando due braccia mi stringono la gola, cercando di farmi soffocare. Gli do un'altra gomitata sulle costole, lo getto per terra e gli lacero il volto a colpi di pugni per la seconda volta nel giro di quasi venti giorni. -Esci da questa casa subito- gli urlo tirandolo per la camicia e aprendo la porta. -Gabriele ma che hai fatto? E' solo ed ha la febbre- non appena pronuncia codeste parole, il mio cervello va in tilt e raggiunge uno stato di trans che interrompo all'istante. -Clara ma che cazzo ti frulla in quel cervello? Ti stava urlando contro e stava per soffocare il tuo ragazzo. Sai che ti dico Clara? Vai a fanculo pure tu- le urlo togliendomi le sue mani dal braccio e uscendo dalla porta. Scendo i gradini e decido di andare a fare due chiacchere con Richard per poi tornare dalla zia che mi starà sicuramente aspettando con ansia. Arrivo davanti al The night is young ed entro. -Ciao Gabriele, vuoi qualcosa da bere?- mi chiede indicando una bottiglia di gin. Gli rispondo di si e quando si abbassa per prendere due bicchieri di vetro, noto qualcosa al suo orecchio sinistro. Non ha più l'orecchino. Ecco dove ho visto quell'orecchino a forma di teschio. E' DI RICHARD.

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