Uscita di casa in fretta e furia, -rischiando di inciampare su una mattonella rialzata del marciapiede- mi dirigo verso la fermata degli autobus. Come ricordavo dalle medie, il luogo è principalmente frequentato da donne anziane, intente a spettegolare ogni qual volta passi un'adolescente che non gli vada a genio. Tra la massa di vecchiette, ce ne sono due, sedute su una panchina in disparte che non distolgono lo sguardo dai miei jeans strappati sulle gambe e sui ginocchi.
"Hai visto che pantaloni ha? Che giovani al giorno d'oggi. C'è un mondo pessimo"- sono queste le parole che mi fanno perdere la pazienza e mi fanno voltare, per guardarle in cagnesco. Mi avvicino alle due donne che si tengono a braccetto e abbasso lo sguardo, per guardarle negli occhi.
<< Se avete qualcosa da dirmi, ditemela a me e non spettegolate. Avete capito, stupide vecchie pettegole>> sussurro, in modo tale da farmi sentire solo da loro e non metterle in imbarazzo. Dopo avergli dato le spalle, entro sul bus e pochi minuti dopo, entra un uomo dai tratti spigolosi che capisco essere l'autista. Partiamo e rischio di cadere addosso al ragazzo accanto a me, a causa delle buche sulla strada. E' esattamente l'opposto di Gabriele e non so nemmeno io perchè stia facendo questo assurdo paragone. E' biondo, ha gli occhi scuri e la pelle leggermente ambrata. Nonostante cerchi di stare in equilibrio, mi ritrovo continuamente a sbattergli contro.
<<Piccolina, capisco che hai l'ormone impazzito però siamo su un mezzo pubblico e non mi sembra il caso di dare spettacolo qui>> dice, mettendomi in imbarazzo dinanzi gli sguardi sconosciuti che abbozzano un sorriso sghembo.
<<Come ti permetti, cafone?Piccolina lo dici a tua sorella>> gli urlo contro, dandogli uno schiaffo in pieno viso.
<< Spiacente ma non ho sorelle, solo un fratello della tua età>> mi sussurra all'orecchio e con la coda dell'occhio noto che con la mano sinistra si sta massaggiando la guancia dolente.
Fortunatamente il tragitto con lo snervante compagno di viaggio ha breve durata e quando prenoto una fermata, l'uomo scorbutico alla guida si volta e mi scruta con lo sguardo. Gli farei vedere io quali sono le persone che rendono questo mondo pessimo, a quelle due vecchiette pettegole. Sono quelle come l'autista, a cui da annoio anche cliccare il pulsante per aprire la bussola dell'autobus per far scendere i passeggeri. Scendo, convinta di essermi lasciata alle spalle il cafone dell'autobus e attraverso per giungere al supermercato, quando una mano rozza e eccessivamente grande mi si poggia sulla spalla destra. Mi volto e me lo ritrovo davanti.
<< Ancora tu, uomo dell'autobus?>> sbraito, facendolo ridere rumorosamente.
<< Che ci trovi da ridere?>> chiedo e quando continua a ridere senza darmi retta, mi volto e faccio per andarmene.
<< Rido perchè sei una bimba capricciosa>> mi dice, alternando le parole alle risate.
<< Vuoi un'altro schiaffo per caso?>> gli chiedo voltandomi e avvicinandomi così tanto da guardarlo negli occhi. In realtà è troppo alto e sono obbligata a piegare la testa all'indietro.
<< Sei particolarmente sexy quando fai così, lo sai?>> non appena pronuncia queste parole, gli pianto un altro cinque in faccia, stavolta con più potenza.
Quando sono dentro al supermercato, consulto la lista della spesa, scritta al volo sulle note del mio telefono e compro: pollo, pepe, sale e tabasco. In sè non hanno niente di orripilante, ma Gabriele si pentirà del suo stupido scherzo. O Dio, Gabriele. Che mi sta succedendo? Da quando ho incontrato quello sconosciuto sul bus, non ho potuto cancellare dalla mia testa il suo sorriso così, così... non saprei come definirlo. E' un mix di bellezza mista a pura adrenalina. Delle tre casse, solo una è aperta e proprio in quella c'è lui.
<< Mi segui?>> mi dice, mentre continua a passare gli alimenti alla cassiera.
<< Ti seguo io? Forse mi segui tu!>> gli rispondo, accennando un finto sorriso alla donna, intenta a divorarsi con gli occhi il maleducato.
Esce prima di me e proprio quando la speranza di non rivederlo mai più si sta accendendo in me, un secchio d'acqua gelida la spegne. E' qui fuori, braccia conserte e busta tra le gambe.
Lo sorpasso senza degnarlo nemmeno di uno sguardo, quando -per la seconda volta, oggi- mi afferra il polso e mi toglie di mano una delle due pesanti buste. (Oltre a prendere il pollo e le spezie mi sono lasciata prendere la mano con caramelle, liquirizie e bibite). << Ridammi la mia busta>> gli dico, guardandolo in cagnesco e tentando invano di riprendere la mia spesa.
<<Nate, piacere!>> mi prende di soppiatto, fermandosi per guardarmi negli occhi. La folta chioma chiara mossa dal vento, sembra la fiammela di una candela. Una candela piuttosto muscolosa però.
<<Io sono Clara e ora dammi la mia busta e lasciami andare>>
<< Non ti arrabbiare. Ti do un passaggio a casa>> mi dice, indicando un'auto rossa alle nostre spalle.
<< E'-è t-tua questa?>> gli balbetto.
<< Si è proprio la mia>>
<< Perchè allora prendi il bus, se possiedi un simile gioiellino?>>
<< Prendo il bus ogni pomeriggio. Vago in posti sperduti e scendo nel luogo che più mi ispira>>
<< Non capisco. Che vuol dire che parti e scendi nel luogo che più ti ispira?>>
<< Scrivo libri. Vago in posti solitari, in posti in cui possa realmente concentrarmi. La volta scorsa sono andato in un campo di papaveri su una scogliera. A farmi compagnia c'era solo il rumore delle onde che si infrangevano sugli scogli>>
<< T-tu sei uno scrittore? Non farmi ridere. Con tutto il rispetto, ma non immaginavo che uno stronzo come te...>>
<<Ehi,non sono solo quello. Ho anche altre qualità sai?>>
<<Ah si, e quali sono?>><< Finora, tutte le mie ragazze mi hanno detto che a letto sono un...>> non termina la frase a causa della mia interruzione.
<< Si , si ho capito il senso della frase... non continuare>> gli dico palesemente in imbarazzo.
Saliamo sull'auto rossa che sfreccia nel traffico e stiamo in silenzio per tutto il percorso.
<<Ecco, lasciami pure qui>> gli dico, indicando il portone di casa e così finalmente frena la macchina.
<< Ciao Clara è stato un piacere conoscerti. Ci vediamo presto>>
" Ma io sono fidanzata e non posso, o si? Ma che mi succede?" mi ripeto in testa.
<< Ci vediamo presto, Nate>> gli dico, senza pensare minimamente alla reazione di Gabriele.
* * *
<< Chi era quello laggiù?>> mi chiede Gabriele, seduto sulla poltrona con la mano a sorreggere la testa.
<< Niente, un amico del liceo>> butto fuori la prima scusa che mi passa per la mente e gli sorrido.
Così, vado in cucina e inizio a preparare il mio scherzo. Sconfeziono il pollo e sopra gli verso la miscela di olio, sale, pepe e tabasco precedentemente preparata. ( Ho messo tutta la boccetta di pepe e di tabasco). Lo inforno e dall'odore non direi mai faccia schifo.
<< Amore, che cos'è questo profumino?>> urla Gabriele dal salotto.
<<Sto preparando una cena con i fiocchi>> gli rispondo, sogghignando maleficamente.
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Quei 91 giorni #Wattys2017
RomanceGabriele, sedicenne italiano decide di trascorrere le vacanze estive dagli zii, a New York. Qui fa la conoscenza di Clara, una ragazza italiana di diciotto anni per la quale perde la testa. Tutto va avanti per ben novanta giorni anche se con qualche...