Capitolo 2- L'insolita accoglienza a New York

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Entro e prendo posto nel sedile assegnatomi. Accanto al mio, c'è un posto in cui è seduta una donna stramba; capelli rossi e gialli, occhi blu, vestiti punk, carattere svogliato.

-Ciao ragazzino, io sono Carlotta. Tu invece?- mi dice porgendomi la mano che stringo per educazione.

-Buongiorno! Io sono Gabriele!- le dico un pò imbarazzato, anche se non dovrei esserlo.

Io e Carlotta passiamo tutto il viaggio a raccontarci, a fare le gare per chi fa i più bei gargarismi con l'acqua e a compilare interi giornalini di cruciverba. Il momento dell'atterraggio finalmente sopraggiunge ma il rammarico fa centro nel mio cuore. Anche se in poco tempo, mi sono affezionato a Carlotta e spero tanto di rivederla presto.

Il volo dura a lungo e dopo due scali, finalmente metto piede sulla terraferma, ringraziando Dio di essere arrivato sano e salvo per terra e per non aver vomitato sulle gambe di Carlotta. Prendo il mio trolley e aspetto l'arrivo di un taxi che mi accompagni a casa degli zii. Ben presto arriva e dandogli le giuste indicazioni, riesce a portarmi davanti ad una casa rossa, con il tetto a spiovente: la casa di zia Nicole, che ricordo aver visitato per l'ultima volta all'età di cinque/sei anni.

Citofono più volte e quando la porta si spalanca, ad accogliermi a braccia aperte è la zia, che mi stringe e mi lascia impronte di rossetto sul volto.

-Ne è passato di tempo dall'ultima volta, ma per me sei sempre il piccolo marmocchio che per farmi i dispetti, non mangiava ciò che gli preparavo- quando la zia fa così mi irrita parecchio e anche più della nonna. Pensa che ancora sia un bambino delle elementari a cui puoi inventare balle per nascondere qualcosa, ma per mio dispiacere non è così.

-Zia, ho sedici anni e non più dieci- le dico palesemente innervosito.

-Gabriele, taci e vieni con me, ti mostro la stanza che sarà tua per i prossimi tre mesi- mi avvolge il braccio sul collo e saliamo al piano superiore.

Arriviamo nella camera che da oggi definisco "mia" e mi tuffo a testa sulle candide e fresche lenzuola che mi accolgono per tre bei quarti d'ora, fin quando una voce familiare mi distrae e capisco subito di chi si tratti; mia cugina Lara,che si precipita in camera mia e mi abbraccia facendomi mancare il fiato.

-Cuginetto mio- urla baciandomi ripetutamente sulla guancia.

-Devo ammettere che mi stai sbalordendo in positivo. Sei una figa della madonna cuginetta-

Mi pento subito di aver detto codeste parole nel momento in cui ricevo un ceffone in pieno viso che mi stordisce completamente. Quando però cerco di afferrarla, come un furetto, si libera dalla mia presa e mi morde le braccia nude.

-Sei troppo lento cuginetto del mio cuore- cerca di sfidarmi e riesce a toccare il mio istinto maschile che risponde afferrandola per i fianchi e lasciandola cadere sul letto. Lara è sempre stata la sorella che fortunatamente non ho mai avuto e spero di non aver mai, altrimenti le attenzioni sarebbero tutte per lei. Ebbene si, sembro un coglione ma anche io ho un debole per le coccole materne. Scendiamo in cucina, dove la zia è intenta a preparare un delizioso e profumato pollo al curry e patate.

Giunge l'ora di pranzo e zio Luis rincasa dalla sua giornata lavorativa.

-Ehi, benvenuto tra noi Gabriele, spero ti troverai bene in questa casa- mi dice dandomi una pacca sulla spalla, come fanno i veri uomini e non come i baci di zia Nicole, ma in fondo è lo stesso in parte comprensibile perchè non mi vede da quasi dieci anni e quando abitava in Italia, passavamo interi pomeriggi a colorare e a giocare insieme.

-Grazie zio, sicuramente si!- gli strizzo l'occhio e una piedata mi arriva da sotto il tavolo; la solita cogliona, Lara.

-Stasera sono alla festa in spiaggia con Clara e Jason, non aspettatemi svegli perchè rincaserò all'alba- avverte Lara i genitori e ciò non mi stupisce affatto. Lara è una ragazza folle, che non ha paura di nessuno e che non si fa scrupoli a raccontare ai genitori le cazzate che fa, perchè intimorita da nessuno. Trattengo una risatina quando la zia si affoga con un pezzo di pollo e lo zio si alza per darle delle pacche sulla schiena. Sembra una scena di un film comico. Come quando la figlia dice ai genitori di essere incinta e li fa svenire.

-Ragazzina maleducata, hai visto che combini ogni volta che apri quella maledetta bocca? Stasera non andrai da nessuna parte, hai solo sedici anni e decido io per te cosa è meglio evitare o no, mi hai capito?- urla disperato lo zio.

Per tutta risposta, lo zio si becca un bello "stronzo", che è la goccia che fa traboccare il vaso per farmi ridere. Lo zio mi fissa minaccioso e decido di smetterla, anche se ne avrei ancora per molto.

-Dai caro, sii più buono con nostra figlia, anzichè farla rincasare all'alba, tornerà alle tre massimo- dice mia zia sempre in tono gentile.

-Allora sei tu che la vizi e la fai diventare una buona a nulla, una parassita succhia sangue- urla lo zio che se ne va in giardino a fumare, sbattendosi la porta dietro.

-Bene cuginetto, stasera si festeggia e tu verrai con me ovviamente!- mi dice mia cugina che nonostante la lite fra i genitori è raggiante come il sole.

-Va bene, a che ora si esce?- le chiedo, immaginando in parte la risposta.

-Decidiamo dopo insieme, ora mi secca pensare, vado a scegliere cosa mettere-

Mi sarei giocato 10.000.000 di euro e li avrei vinti. Non cambierà mai, ma a me piace così. Dopo l'ottimo pranzo, salgo in camera mia e mi sdraio nel letto ad ascoltare con le cuffiette i  Coaldplay. Verso pomeriggio inoltrato invio un messaggio alla mamma, per non farla stare in pensiero e uno ad Aldo. Pochi minuti dopo, Lara irrompe nella stanza in tutta la sua eforia.

-Cuginetto, per le sei fatti trovare pronto che ti farò conoscere il vero divertimento e le vere belle ragazze- come un uragano esce e canticchiando Hymn for the Weekend ritorna nella sua camera.


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