Dopo aver accompagnato Clara nel suo loft, torno a casa passando per una viuzzula secondaria e nascosta dall'ombra degli alti edifici. Mendicanti che dormono su cartoni di latte e prostitute postate negli angoli rendono l'atmosfera più cupa. Il vicoletto in cui mi sto imbattendo è costeggiato da corpi di gente senza tetto che dorme e una sagoma solitaria colpisce la mia attenzione. Piccoli sbuffi di fumo escono dal colletto alto del cardigan nero e dall'odore capisco trattarsi di droga. Un dragone è tatuato sul suo braccio e cerco di ricordare dove lo abbia già visto quando il volto di Mirko si fa spazio nella mente. E' lui. Ma che ci fa in questi luoghi loschi e a quest'ora della notte? Decido di avvicinarmi. Lo scuoto. Niente. Riprovo. Uno strattone. -Mirko, sono Gabriele, che stai facendo qui?-gli chiedo speranzoso del positivo.-Vai via, non ti ho mai visto- mi dice rivelando due pupille rosse e la sporcizia sul velo di barba scura. -Vieni con me, ti porto a casa- gli dico prendendolo sottobraccio e trascinandolo da Clara. Senza farselo dire una volta in più, Mirko accetta il mio aiuto. Il suo peso morto sul mio bicipite che inizia a stancarsi, il caldo delle notti estive, il sudore che scende dalal fronte. Non ne posso più e finalmente giungiamo a destinazione. Clara scende in strada in canotta e pantaloncini e ciò mi da fastidio. Alla sua vista, a Mirko si illuminano gli occhi e gli faccio capire di dargli un taglio dandogli un piccolo ma pesante pugno sul fianco. -Entra amore, non vorrei ti prendessi un malanno- le dico inventando una scusa. Non mi importa se ci abbia creduto o meno, l'importante è ora si trova seduta sul divano, coperta fino al petto dal lenzuolo. -Clara,l'ho trovato a fumare erba in un vicolo buio e credo abbia la febbre- le dico mentre adagio una pezza bagnata sulla fronte di lui.-Mirko vuoi raccontarci un pò cosa è successo?- gli chiede Clara, con lo sguardo impietosito. Per tutta risposta lui poggia la testa sulle sue gambe e quando mi avvicino per toglierlo, Clara mi fa cenno di fermarmi e mi sussurra un sincero Ti amo. Stanotte ovviamente starò qua e veglierò su Mirko, non perchè mi importi granchè della sua salute ma solo per l'incolumità della mia fidanzata. Dopo le diverse ciotole svuotate e riempite di acqua fredda, la temperatura sale e Mirko inizia a pronunciare parole prive di logica.
-Casa.. sangue.. polizia... buio- sta delirando.
-Gabriele, sta delirando. Che facciamo?- mi chiede Clara incerta.
-Chiama il 118- dico deciso delle mie parole.
-No, non fatelo vi prego- dice Mirko alzando la massa sudata di capelli corvini dalle cosce di Clara che coglie l'attimo per alzarsi.
-Mirko, dobbiamo farlo altrimenti morirai. Hai spasmi, deliri, sudi e nulla di ciò indica che tu stia in forma- gli dice Clara afferrandogli il mento, alla ricerca del suo sguardo che però è assente.
-Non capisci amore mio- a queste prime parole la mia rabbia aumenta e quasi mi pento di averlo portato con me. Clara però si avvicina a me e mi rassicura dicendomi di non preoccuparmi e di non dare peso alle sue parole perchè senza alcun senso.
-Continua Mirko, parla. Dicci qualcosa che ci possa aiutare ad aiutarti- è sempre lei e non sopportando la scena, vado in cucina a bere un sorso d'acqua fresca.
Dalla cucina adiacente si sentono le loro voci e decido di origliare.
-Amore mio, non farlo ti prego- inizia lui
-Mirko noi due non stiamo più assieme, ora io amo un'altra persona ma continua il tuo racconto- gli dice lei, colmandomi il cuore di gioia e sicurezza.
- Non chiamate il 118. Mi ricovererebbero d'urgenza,chiederebbero i documenti e non posso rischiare così tanto-
-Perchè non puoi Mirko, cazzo parla e non girarci intorno-
-Mi stanno cercando. Sono stato accusato di essere l'artefice dell'assassinio della mia nuova ragazza trovata senza vita sul letto di casa mia- dice facendomi rammentare la ragazza che mi ha aiutato a scegliere l'abito per Lara e decido di raggiungerli in salotto.
-Che cosa? Stiamo proteggendo un'assassino quindi? Vai via da questa casa- gli urlo contro, guadagnandomi un'occhiataccia da parte di Clara.
-Ha detto di non essere stato lui Gabriele. Ragiona e non passare alle maniere forti.-
-Clara non possiamo tenere in casa tua un ricercato. Capisci cosa succederebbe se la polizia verrebbe a sapere che ospiti un presunto criminale?-
-Lo so, ci andrei di mezzo anch'io ma per stanotte e fin quando non starà meglio, lui resta qui- mi dice quasi più come ordine che come richiesta.
-Tranquilli, tolgo il disturbo- dice Mirko tentando di alzarsi.
-Si bravo, stai fecendo la scelta più giusta per tutti- gli dico soddisfatto.
-NO, tu non vai da nessuna parte ,mi hai capita? E tu taci.Questa è casa mia, sono grande e vaccinata e se lo permetti decido io cosa sia meglio fare- termina riferendosi a me.
-Non è tutto ragazzi. Preferisco essere onesto con voi e raccontarvi tutta la storia. Due giorni fa, stavo rincasando quando due poliziotti erano intenti a esaminare il mio appartamento. Salii le scale e fui condotto fino alla camera da letto dove era disteso il corpo senza vita di lei. Sul coltello conficcato ancora sul suo petto, sono state trovate le mie impronte digitali. Combacia tutto per affermare che qualcuno sta cercando di incastrarmi. Vi giuro, sono innocente-
-Ti crediamo- lo consola Clara anche se non vale di certo per entrambi ma decido di tacere.
-Sono fuggito da loro, con le manette sui polsi, come fossi io il vero colpevole. In momenti di paura si fa di tutto- dice massaggiandosi i tagli sui polsi, procuratigli sicuramente dal ferro delle manette.
-Come sei riuscito a sfuggire alla polizia?- gli chiede ancora Clara.
-Come tu ben sai, la finestra della mia camera da letto porta alla scala di emergenza. Ho spaccato il vetro gettandomi di sotto.-
Sembra tutto un film d'azione, un pò troppo surreale per essere vero e l'unica cosa di cui sono sicuo è che non gli credo.
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Quei 91 giorni #Wattys2017
RomanceGabriele, sedicenne italiano decide di trascorrere le vacanze estive dagli zii, a New York. Qui fa la conoscenza di Clara, una ragazza italiana di diciotto anni per la quale perde la testa. Tutto va avanti per ben novanta giorni anche se con qualche...