Capitolo X

51 12 0
                                    

Il solo pronunciare quel nome, aveva fatto indietreggiare più di qualcuno.
«Perché, Jamie?» Natalie piangeva disperata stringendo tra le mani un vecchio foglio di carta e una catena dorata.
Il dolore dentro di lei era ustionante.
Aveva sopportato tanto in quegli anni, ma il ritrovamento di quella scatola aveva permesso il riaffiorare di brutti ricordi.
«Natalie hai promesso» aveva detto Anastasia cercando di confrontarla.
«Cosa?»
«Informazioni, trovando questo indizio hai l'obbligo di darci una spiegazione, fallo per lui» Mike le aveva stretto la mano, cercando in tutti i modi di convincerla finalmente a parlare.
Natalie esitava, credeva che facendo ciò avrebbe tradito il patto con Jamie, il suo vero ed unico amore.
«Prima che venisse condannato, mio marito aveva passato qui a Nist Grove i suoi ultimi giorni.
Non volli costringerlo a stare a casa, e feci si che questo suo desiderio si avverasse.
Lo lasciai andare, anche se sapevo benissimo che quando ci saremo rincontrati, lui sarebbe stato freddo e privo di vita.» la voce della donna era straziata, pronta a scoppiare in un mare di lacrime.
Molte persone guardavano Natalie con disprezzo, convinte più che mai sulla versione riportata dalla polizia.
«Lei sta proteggendo Jamie McCartney ci rendiamo conto? Suo marito o meno, ha ucciso mio padre e non solo!» una bella ragazza magra e dai lineamenti delicati s'era fatta avanti.
«Io sono Kim Sweel, figlia del Dottor Thomas Sweel, ucciso da Jamie McCartney nel settembre dell'93!»

Natalie, scuotendo leggermente la testa, sussurrava tra sé e sé parole incomprensibili provocando così, l'ira della giovane Kim

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Natalie, scuotendo leggermente la testa, sussurrava tra sé e sé parole incomprensibili provocando così, l'ira della giovane Kim.
«Hai ancora qualcosa da raccontarci? Alza la voce! Non ti sentiamo» le aveva detto con fare minaccioso.
«Gli uomini di un tempo, erano alla costante ricerca di una figura che potesse dare loro una risposta alle domande che si ponevano.
Voi siete come questi ultimi, create leggende per una misera risposta che, essendo troppo pigri, da soli non riuscite a trovare.
Jamie è stato condannato ingiustamente, è stato reso la risposta per un qualcosa che la polizia definiva inspiegabile.
Vampiri, psicopatici, prova di coraggio? Secondo voi questa è Golden Lake? Golden Lake è un qualcosa di reale, il che è molto peggio.
Continuate a credere che mio marito sia un assassino? Quando arriveremo lì, e troveremo le prove che confermano che lui è stata solo una povera pedina di un terribile gioco, io riderò come voi ridete di me e voi piangerete come io piango per Jamie Christopher McCartney.»
Si era alzata e aveva riposto nel suo zaino gli oggetti trovati.
Quel discorso aveva fatto accapponare la pelle a tutti i presenti. Questo aveva colpito soprattutto Anastasia che, grazie a quelle parole, aveva assunto nei confronti della faccenda uno spirito ancor più critico di prima.
Kim invece rimaneva sulle sue, figlia di buona famiglia, aveva perso suo padre appunto, all'età di quattro anni per mano di chi si nascondeva dietro Golden Lake.
La ragazza quindi, anche se la morte del presunto assassino era già avvenuta, avrebbe voluto comunque risultare la migliore del gruppo D per in qualche modo vendicare e omaggiare suo padre.
Ella avrebbe anche voluto capire al meglio i collegamenti fra il genitore e Jamie, e per quale motivo quest'ultimo si sia accanito contro Thomas.
Kim era sempre stata una ragazza ambiziosa e la vita le sorrideva sempre; anche questa volta infatti, era certa di ottenere ciò che voleva a tutti i cosi.
Nel frattempo, i volontari erano tornati sul sentiero verso Golden Lake.
Mike camminava davanti a tutti sorseggiando dell'acqua dalla sua borraccia.
Anastasia era ancora perplessa da ciò che era accaduto diverse ore prima, non capiva assolutamente il raptus di gelosia che lo scrittore aveva avuto nei suoi confronti.
Era chiaro che tra lei e Simon vi era qualcosa, quindi, per quale motivo stupirsi più di tanto?
Camminavano ormai da ore, infatti la fame e la stanchezza iniziavano a farsi sentire.
Era finalmente ora di pranzo e ognuno poteva finalmente mangiare qualcosa e riposarsi un po'.
Anastasia sentiva già i piedi doloranti e gonfi tanto che, approfittandosi della sosta, aveva deciso di togliersi le scarpe.
Si era alzato un vociare confuso, era il momento in cui tutti potevano confrontarsi sulle varie vicende che stavano succedendo e i diversi problemi che la notte avrebbero potuto affrontare.
«Mike» lo aveva richiamato a sé.
«Cosa c'è?» s'era avvicinato sbuffando.
«Dimmi ma cosa ti ho fatto? Guarda che posso rimediare...» aveva detto gesticolando.
«Anastasia non preoccuparti, goditi questa missione, se ti impegni potrebbe darti tantissime soddisfazioni, non credi?» aveva sorriso falsamente passandosi poi una mano tra i capelli.
Lui era così, era un uomo che dava il meglio sempre, in ogni occasione.
Mai triste, mai timido, mai insicuro.
L'uomo perfetto per ogni donna, il capo perfetto per ogni impiegato, lo scrittore perfetto per ogni lettore.
Questa era solo una breve descrizione di Mike Nelson.
Anastasia mangiava un po' di pane e dell'insalata mentre guardava la mappa e il lungo tragitto ancora da percorrere.
Il luogo in cui avrebbero posizionato le tende, era a due ore da dove si trovavano in quel momento quindi, verso le quattro e mezza circa sarebbero arrivati lì.
Anastasia era stanca, ma sperava dopotutto che quella stanchezza sarebbe stata appagata da la felicità di aver concluso un capitolo così importante della sua vita.
«Fate presto!Dobbiamo rimetterci in cammino!» pian piano, come uno stormo di uccelli, s'erano alzati da terra per poi tornare a camminare.
Tutto procedeva tranquillo, infatti Stasia si chiedeva a cosa fosse servita tutta quell'inutile preparazione, visto che bisognava solo camminare in una lunga via in terra battuta contornata da tanti, tantissimi alberi.
«Venite presto!» come non detto.
Tutti avevano iniziato a correre seguendo un uomo disperato.
«Pare che mio fratello sia stato morso da un serpente o da qualcos'altro! Qualcuno ci aiuti! Non troviamo i nostri kit medici!» gli altri volontari a quel punto avevano aperto i loro zaini, tentando di prendere i kit per aiutare quel povero ragazzo.
Sarebbe stato un miracolo se qualcuno ne avesse uno, visto che mancava a tutti.
«Come cazzo è possibile?!» aveva detto stringendo i denti Mike.
«Nelson, abbiamo dato a tutti i kit medici ieri prima della partenza all'interno di ogni singolo zaino» aveva spiegato Logan agitato che, non riusciva a capacitarsi dell'accaduto.
«Sono un infermiere fatemi passare!» la voce di un ragazzo s'era fatta strada fra la disperazione di tutti.
«Fammi vedere» aveva guardato bene quei buchini sanguinanti sul polpaccio nudo.
«Niente serpente velenoso per fortuna, ora ti aiuto io visto che ho portato con me altre garze» aveva sorriso tirandole fuori dallo zaino.
«Grazie mille, come ti chiami?» aveva chiesto il ragazzo ferito.
«Owen Rafton»

Golden Lake Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora