Capitolo XI

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In quel momento Owen era come un angelo sceso dal cielo, una mano pronta a risollevare una stramba situazione.
Rafton era un giovane studente di medicina al Kimberly Layht College e anche lui, aveva deciso di mettersi in gioco dato le sue grandi abilità da infermiere.
Aveva medicato con certa maestria l'area indolenzita e sanguinolenta, promettendo al ferito una veloce guarigione, nonostante le precarie condizioni igieniche.
Anastasia era come una bambina, rimaneva affascinata da ogni singolo particolare, sperando in tutti i modi, di imparare da ognuno qualcosa di utile.
Alvin stava solo tutto tranquillo aspettando che il cammino riprendesse.
In confronto a quello che in missione aveva dovuto subire, ciò che stava accadendo era una misera bazzecola.
A quel punto, quando tutto s'era calmato, Mike con l'aiuto di Logan, aveva permesso il fluire tranquillo della folla.
«Che cosa è successo?» aveva detto a bassa voce all'orecchio del commissario, ancora sconvolto da ciò che era successo poco prima.
«Ti ripeto Nelson, ho supervisionato io gli addetti che hanno inserito i kit medici all'interno degli zaini e non mi capacito del fatto che si siano volatilizzati nel nulla» era una situazione alquanto strana che aveva portato tutti al pensiero che qualcuno avesse manomesso di proposito gli zaini dei volontari visto che, nessuno degli altri gruppi compreso quello D, ne possedesse uno.
A quel punto, fra i maggiori esponenti della missione, vi era puro panico.
E se qualcosa andasse storto all'accampamento? Se durante la notte qualcuno avrebbe potuto manomettere altro?
«Mike» s'era avvicinato Alvin stringendogli cordialmente la mano.
«Per quanto riguarda l'accampamento, dobbiamo tenere sotto controllo le attrezzature e gli altri. Dobbiamo assolutamente prevenire qualsiasi avvenimenti indesiderati quindi, ci toccherà fare dei turni» a quel punto Nelson aveva capito che la proposta di Alvin era la migliore e più semplice da mettere in atto e, con il consenso di Logan, erano pronti alla notte in bianco.
Natalie camminava a fianco di Anastasia con il capo rivolto verso terra pensierosa più che mai, mentre la sua nuova amica, era intenta a parlare con Kim.
Anastasia non adorava tanto intrattenere un discorso con la ragazza perché la riteneva superficiale ed omologata alla massa, senza un proprio punto di vista o minima presenza di personalità.
Ciò era un qualcosa di piuttosto infelice, visto che si poteva chiaramente osservare il progredire degli anni e il regredire della coscienza presente negli uomini.
Le ore passavano velocemente, tra un sorso d'acqua e una chiacchierata con i compagni, lo scorrere del tempo era diventato impercettibile.
L'ambiente che li circondava era di una monotonia rilassante; il verde era il colore predominante che li stringeva tutti in una calda coperta di foglie.
Le ore del primo pomeriggio erano piuttosto tranquille e anche quel fitto insieme di prosperosi alberi, pareva il posto perfetto in cui accamparsi per un bel barbecue tra amici.
Purtroppo però non era Pasquetta e non vi erano buoni motivi per festeggiare, visto che già nel giro di poche ore, erano sorti dei problemi.
«Mi sentite?» la ricetrasmittente dei volontari aveva iniziato ad emanare questa voce.
«Qui il commissario Logan, volevo annunciarvi che l'accampamento dista poco da qui e inoltre, siamo in anticipo di un paio d'ore nonostante gli imprevisti» dopo l'avviso più che positivo, s'era levato un applauso imbarazzante.
Nel frattempo, quasi davanti all'immensa fila vi era Owen.
Egli era una ragazzo sveglio tanto che, con il suo passo svelto, era in grado di stare dietro ad Alvin senza problemi.
Curioso e allegro come Anastasia, aspettava anche lui con ansia, il momento della verità.
Questa loro somiglianza li aveva portati in poco tempo a conoscersi, infatti l'infermiere non aveva resistito alla tentazione di parlarle.
«Ehm...ciao...sono Owen» le aveva sorriso.

«Piacere mio, Anastasia» aveva ricambiato in modo sincero quell'espressione

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«Piacere mio, Anastasia» aveva ricambiato in modo sincero quell'espressione.

I due avevano iniziato così a parlare del più e del meno, rompendo finalmente il ghiaccio

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I due avevano iniziato così a parlare del più e del meno, rompendo finalmente il ghiaccio.
«Che bello questo venticello che punzecchia insistentemente il viso...tutti direbbero "Ho bisogno di una cioccolata calda" ma io odio la cioccolata calda, è la morte» rideva Owen.
«Anche io la odio tantissimo! Da piccola mi scottai la lingua per colpa di quella sorta di mousse amarognola.
La odio con tutto il mio cuore!»
I due avevano tanto in comune e grazie a questo, la loro era diventata una piacevole compagnia.
«Ecco siamo alla Kalahgreen Place...un'ampia zona dove possiamo finalmente montare queste tende» Mike indicava sulla cartina il luogo in cui si trovavano.
Ogni tenda era riservata ad una coppia di persone, quindi Stasia e Natalie avevano tirato fuori la loro pratica attrezzatura per poi scegliere il luogo adatto in cui montarla.
La preparazione effettivamente aveva dato i suoi frutti, perché in pochi minuti la tenda pareva essere solidamente piazzata al suolo.
Avevano preparato al meglio l'interno per renderlo il più accogliente possibile per la notte.
Natalie aveva riposto la cassetta ritrovata in un angolo della tenda ricoprendola con dei vestiti, cercando di non dare troppo nell'occhio mentre Anastasia si serviva del gonfiatore elettrico per i cuscini e i letti da campeggio.
Una volta averli posizionati all'interno, aveva aggiunto delle coperte calde per poi stendersi e godersi della sana lettura.
Una volta essersi rilassata, le sue gambe e la sua schiena doloranti, avevano avuto una breve tregua e invece i piedi, avevano qualche fastidiosa vescica qua e là.
«Dolori?» aveva detto Owen sedendosi accanto a lei.
«Insomma, non sono al top...avrei bisogno di un bel tè verde per riprendermi» l'infermiere senza dir nulla s'era alzato e dopo cinque minuti era tornato con due caldi bicchieroni stracolmi:
«Grazie mille, ne avevo bisogno» lo teneva stretto tra le mani pur di trattenerne il calore.
«Di nulla, farei di tutto per un'amica.
Prima mi hai accennato che sei fidanzata con un certo Simon.
Io conoscevo un ragazzo che ha frequentato con me il primo anno di college; si chiamava Simon Pearson. Non so che fine abbia fatto ma era un mio caro amico e mi chiedo come mai non sia qui tra noi» aveva detto lasciando sorpresa Anastasia.
«Esattamente Simon Pearson! Ho fatto di tutto per convincerlo ma nulla, ha preferito non partecipare»
«Cavolo che coincidenza! Comunque due anni fa lo vedevo interessato, anche se le vicende del 94 andavano man mano a scemare.
Forse adesso vedendo le cose andare male, ha preferito lasciar perdere.
In ogni caso mi piacerebbe rivederlo dopo questa avventura» aveva mostrato così, ancora una volta a fine discorso, un sorriso perfetto e smagliante.

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