Capitolo XIV

24 11 11
                                    

I differenti gruppi s'erano preparati al peggio: Golden Lake distava pochissimo e da un momento all'altro, si sarebbero trovati dinanzi al più grande pericolo mai affrontato prima.

Il loro percorso stava per concludersi se non per iniziare verso la peggiore delle destinazioni: l'ignoto.

Anastasia era ancora provata dal modo in cui il povero Aeron aveva lasciato i suoi amici, la sua famiglia.
La morte era stata violenta, un atto di massima e perfida crudeltà, pianificato da una mente malata.

«Aveva una vita davanti, nessuno merita una cosa simile» si asciugava le lacrime con un fazzoletto di carta  stringendo forte a sé Natalie che quella volta, era lei a darle sostegno.
In quei momenti Anastasia aveva trovato non solo un'amica attraverso la donna, bensì una madre mai avuta.

Ma quell'attimo di tristezza e commozione era stato bruscamente interrotto da strani rumori provenienti da qualche albero:

«Silenzio!» Logan aveva prontamente tirato fuori la pistola dalla fondina.

«Stasia! Aspettatemi! Stasia!»

«Simon?!» aveva fermato il commissario per poi seguire il suono dei passi.

«Eccoti, tesoro! Mi sei mancata!» era rimasta pietrificata una volta esserselo trovato dinanzi a sé.

«Che ci fai qui? Perché hai fatto tutta questa strada? È pericoloso! Vai via! Perché non mi hai avvertito?» lo toccava quasi come se fosse un sogno, incredula più che mai.

«Amore calma» l'aveva baciata e per farla rilassare, le accarezzava dolcemente il viso.

«Che ci fai qui, Simon?» Mike s'era avvicinato guardandolo con occhio critico alzando un sopracciglio.

«In questi giorni ho tentato in tutti i modi di contattarla, ma nulla da fare. Visto che non rispondeva al telefono, ho quindi deciso di raggiungervi. Volevo semplicemente dirle che la sua famiglia è preoccupata e che mi sta assillando giorno dopo giorno da quando sono stati confermati i volontari della spedizione.
Anastasia, dimmi perché non li hai contattati prima» aveva spiegato tutto d'un fiato lasciando ancor più perplessa quest'ultima, che non riusciva a capire minimamente il motivo per cui la sua famiglia si fosse così tanto allarmata.

«Non capisco...non mi hanno mai considerata, sono sempre stata indipendente» cercava così di darsi una spiegazione plausibile ma invano, visto che, era a dir poco impossibile.

«Anastasia, non possiamo di certo dare torto alla tua famiglia perché è appunto pur sempre la tua famiglia.
Dovevi avvertirli così non sarebbero sorti ulteriori problemi, non credi?» Natalie s'era intromessa un attimo risultando così, agli occhi della ragazza, una ficcanaso, facendola così innervosire ancor di più.

«Non ho più quindici anni, so quello che faccio» aveva risposto con un'occhiataccia.

«L'importante che adesso siamo insieme. Stasia mi sei mancata.
Ho avuto il cuore in gola per tutto questo tempo» un altro bacio li aveva riuniti dopo un paio di giorni che per la coppia, parevano un'eternità.

E nella disperazione, qualcosa sembrava andare nel verso giusto, qualcosa sembrava avere la forma di un sereno "E vissero tutti felici e contenti».
Sembrava quasi che questa faccenda avesse un bel lieto fine.

«Come mi hai rintracciata?»

«La mappa, l'ho letta e studiata prima di partire in caso di necessità...infatti non appena ho sentito tua madre, ho corso alle porte di Nist Grove perdendomi poco dopo.
Per ora il resto non importa visto che siamo insieme» ella aveva annuito ascoltando le sue parole rassicuranti calmandosi definitivamente.

Più in là Owen e il trio a capo del gruppo D, erano sempre più insospettiti dallo strano arrivo di Simon e da come quest'ultimo avesse in realtà ricavato le informazioni necessarie per localizzare il punto esatto in cui si trovavano.

«Dobbiamo fargli due domande quando la sua fidanzata non c'è, non parlerà mai in sua presenza» aveva suggerito Alvin.

«Gli parlerò io, lo conosco bene.
Si fiderà di me, parlerà ed io registrerò tutto» e così Owen, s'era offerto per la seconda volta volontario per il bene di quella spedizione.

Quando l'agitazione del momento s'era placata, Simon seguiva il gruppo mano nella mano insieme alla sua Stasia, contribuendo alle investigazioni in modo egregio.

Solo a quel punto, quando tutti erano distratti, Owen poteva finalmente agire a discapito di un suo vecchio amico.

Aveva acceso la piccola cimice inclusa all'interno dell'attrezzatura indossandola all'interno della tasca della camicia.

«Simon, quanto tempo!» gli aveva dato una pacca sulla spalla facendolo sussultare.

«Owen, anche tu qui?» aveva riso stringendogli la mano.

«Questo dovrei dirlo io» continuava a ridere tenendo il gioco.

«Sono qui per la mia ragazza sai, mi mancava e anche la sua famiglia voleva sapere come andava la missione»

«Sei stato gentile a fare un gesto del genere, da ammirare, dico sul serio.
Comunque alla fine tutto ok? Hai avvertito i genitori?» aveva chiesto in modo piuttosto vago.

«Si tutto bene, sono di sicuro più tranquilli»

«Parlando di famiglia, mi presteresti un secondo il telefono per chiamare mia sorella, per favore? Il mio è scarico» era arrivato il momento per costatare se effettivamente avesse con sé il telefono e se l'avesse usato realmente per telefonare la famiglia di Anastasia.

«Certo aspetta un attimo...» a quel punto Owen non sapeva cosa fare, credeva a priori che Simon avesse negato il tutto.

«Ecco a te, chiama pure» l'infermiere aveva risposto con un sorriso sforzato ed impotente, aveva chiamato senza motivo la sorella.

A quanto pareva il barista non mentiva e non nascondeva nulla di sospetto, ma per ulteriori domande, bisognava essere molto cauti.

Una volta averlo ringraziato, era tornato indietro da Logan che era alquanto scosso.

«Dobbiamo capire cosa sta accendendo al più presto, qui i conti non tornano»

«Tra qualche ora arriveremo lì e tutto sarà più chiaro, vedrai» in quei momenti Mike era quasi del tutto assente sia con l'anima sia con il corpo

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

«Tra qualche ora arriveremo lì e tutto sarà più chiaro, vedrai» in quei momenti Mike era quasi del tutto assente sia con l'anima sia con il corpo.

Era diventato una macchina pronta a seguire gli ordini, diligente più che mai; lo si vedeva ogni tanto prendere degli appunti sempre rigorosamente al fianco di Climber.

Egli non era coinvolto emotivamente nella vicenda quanto Anastasia, ma si sentiva pur sempre legatatissimo a Golden Lake, a quell'esperienza che non era mai riuscito ad esplorare fino in fondo sin da quel giorno.

Golden Lake lo aveva reso famoso e aveva creato in lui un uomo migliore.

La citazione "fatti avanti" sul retro del libro non aveva ispirato solo lui ma tante persone che a quel punto, avevano iniziato a combattere per qualcosa.

Senza l'impegno e la fatica che aveva impiegato in quel progetto, che molti consideravano ancora un "ammasso di carta", il mistero di Golden Lake sarebbe rimasto solo una semplice leggenda.





Golden Lake Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora