IA - Memoria cancellata

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Ripresi i sensi in un momento inadatto. Era davanti ai miei occhi e non avevo la più pallida idea di che cosa fare, il mio sangue si gelò all'istante. Quegli occhi incassati in quelle lamiere mi fissavano immancabilmente quelle mie pupille che giacevano disperate dinanzi al suo maestoso corpo ormai quasi arrugginito. Lo scrutai con discrezione e con molta paura, non sapevo che mi stava succedendo e dove mi trovavo. Ma ero li, immersa nella mia paura.
Non sentivo nulla, se non il rumore meccanico che facevano ogni tanto le sue giunture che facevano contatto nonostante non si stesse muovendo. Mi sentivo soppressa da qualcosa senza capire che cosa fosse, ma notavo del sangue, il mio.
Non appena sbattei le palpebre per ri-umidificare i miei occhi l'ammasso di ferraglia mosse la sua mano verso di me, strinsi gli occhi il più possibile, prima finiva meno male avrei sentito pensavo.

Invece non accadde nulla, attesi finchè non mi decisi a riaprire gli occhi con timore finchè non mi accorsi di che cosa stava facendo l'essere davanti a me. Era bloccato, placato.

Iniziai finalmente a ragionare, ma non comprendevo perché allora fossi li a terra in quel bagno di sangue e il perché ci fosse quel mostro di fronte a me. Era stato lui a fare irruzione? O mi aveva salvata? Non lo potevo sapere.

Mi alzai con molta fatica dal pavimento scoprendo di avere una gamba completamente distrutta, era come se non fosse più lì, ma il dolore lancinante non mi permettè di gemere di dolore per nemmeno un istante, fu un dolore tale da farmi voltare a guardare ancora una volta quella bestia con un immancabile punto interrogativo e piena di terrore, decisi quindi di allontanarmi ancora di più nonostante quest'ultimo non si muovesse più da un buon minuto.

Notai qualcosa che gli spuntava dal collo, qualcosa di famigliare e più gli giravo intorno con le uniche forze che riuscivo a recuperare più volevo scoprire che cos'era. Era un semplicissimo cavo USB, ma non riuscivo ad immaginare a che cosa era collegato. Mi trascinai per tutta la stanza per cercare dove si era collegato, con tutta la forza che riuscivo a prendere dalle mie braccia raggiunsi il capo del filo e affannosamente alzai la testa per aggrapparmi poi alla sedia che giaceva ormai per terra, completamente distrutta. Sentivo delle ventole girare, era attaccato proprio lì il cavo, al mio computer. Il monitor quasi distrutto visualizzava una schermata completamente blu di errore che citava le seguenti parole

"Formattazione del disco in corso
            97% al completamento della procedura"

La mia faccia impallidì di botto, tutto il dolore che stavo provando per quella maledetta gamba e per l'indingente quantità di sangue che stavo perdendo scomparì e presero posto delle lacrime, lacrime di rassegnazione. Quel computer era tutta la mia vita, tutti i miei ricordi fin dalla mia prima infanzia, i ricordi di mio padre che al compimento dei miei 5 anni scomparì, la prematura morte di mia madre quando iniziai il college, la mia borsa di studio vinta, il mio primo libro pubblicato, il funerale del mio migliore amico, le mie interminabili interviste e la felicità nel finalmente stringere la mano al mio attore preferito. Il mio soffrire di Alzaimer era alleviato solo dalla memoria compresa nell'hard disk contenuto in quel computer e quel maledetto robot me la stava portando via. La mia disperazione si tramutò in rabbia ed iniziai ad urlare, la paura di dimenticare tutto e di non poterlo riacquisire mai più mi faceva paura, perdere i ricordi più importanti della mia vita mi rendeva debole dentro. Gli anni che ho vissuto sarebbero stati dimenticati, i momenti felici, tristi, intricati, complessi e strani. Stava volando tutto via, tutto quanto.

Mi trascinai da quel maledetto robot senza pensare a nulla, con la vista oscurata dai miei occhi ricolmi di lacrime. Non diedi peso a quel numero sullo schermo che ormai era arrivato al 99 e mi attinsi a raggiungere con le ultime forze quel maledetto capo del cavo USB che risiedeva nella nuca dell'ammasso di ferraglia che giaceva ancora inerte con la mano tesa sul vuoto. Raggiunsi finalmente il mio obbiettivo ma prima di poter staccarlo dalla sua sede lo schermo del computer si spense completamente con mio completo stupore e terrore. Sapevo cosa significava quel completo black out, era finito, tutto finito. La mia memoria completamente cancellata. Tutta la mia vita l'avrei dimenticata di nuovo.

Mi accasciai per terra, sanguinante e ormai senza più voler fare nulla. Piango disperata, lacrime di rimpianto.

Rassegnazione.

Mi voglio lasciare morire ora, non voglio mai più scordare, non voglio scordare più niente.

Finchè non sento una voce, una voce famigliare quanto digitale. Mi sforzo di ricordare, ancora una volta, con molto dolore cercando di non lasciarmi andare. E' la sua voce, la riconosco. Papà.

Con le uniche forze che riuscii a trovare sentii uno sponstamento di aria e di ferraglia che si apposto davanti a me, accarezzandomi il viso nonostante i freddi e gelidi arti che possedeva, ma sentivo qualcosa di caldo dentro, come se fosse sempre stato lì. Con gli occhi ancora appannati risentii quella voce, ora era molto più chiara. Sentii con attenzione parola per parola finchè non finì e rimasi riversa a terra ormai allo stremo delle forze. Ero pronta a lasciare tutto, finalmente. Qella che avevo appena ascoltato era la registrazione che mio padre fece per il miei 5 anni, che purtroppo non riuscì mai a farmi di persona, quell'audio era stato salvato in una cartella con una password che per anni ho cercato di aprire senza nessun risultato fino a dimenticarmene.

Guardai finalmente in quegli occhi luccicanti semicoperti da quei ferri arrugginiti gli occhi di una Intelligenza Artificiale che era li per un motivo per il quale io non saprò mai la risposta.



-Sulia

EphemeralWhere stories live. Discover now