"Sempre ad urlare stai!" Quella voce mi rimbombò in testa costantemente. Non esisteva nessun posto al sicuro da quelle lamentele per me. Scappai di nuovo di casa, era la 3^ volta questa settimana, penso che ormai Gloria si sia stufata di ospitarmi e di continuare a dare continui pesi alla sua famiglia. Esatto, sono un peso.
Arrivata presso casa sua bussai potentemente con ancora le nocche piene di rabbia, quella solita rabbia espressa da ragazzina di soli 11 anni, finchè non mi aprì suo padre la porta, finalmente tornato dalla miniera. Era palesemente stanco, ma ancora pieno di energie pensando di star aprendo la porta alla sua cara mogliettina per poi ritrovarsi me davanti, una piccola e tenera teppistella che era appena rrivata di corsa dal fondo della strada che continua a stare abusivamente da loro, ormai non poteva farci niente se non l'abitudine, daltronde non ero tutto questo peso per lui, almeno facevo un po' di compagnia alla sua figlia unica. Lo scansai cercando di non fargli male, era sempre gentile con me d'altronde, smorzando un grazie sottovoce mentre mi dirigevo correndo nella cameretta della mia migliore amica. Penso che ormai I miei passi si riconoscono ovunque infatti appena arrivai nella sua stanza fui riconosciuta, nonostante lei fosse palesemente girata verso la finestra che si affaccia nel loro stupendo cortile. Non ci volle poco che mi buttai fra le sue braccia per salutarla e per raccontarle per l'ennesima volta il motivo per cui sono scappata di casa. "Quindi ti hanno di nuovo sgridato perchè ti sei messa a giocare con la spada in casa eh?", feci una smorfia di imbarazzo mentre eravamo sul suo letto apprestate a parlare, da quel silenzio imbarazzante Gloria esordì quindi con una fragorosa risata e coccolandomi I capelli corti che mi adornavano le orecchie a sventola disse "aaah, vorrei tanto vederti giocare con la spada, puoi ora?". Mi si illuminarono gli occhi, mi alzai di scatto dal letto rispondendole felicemente si e senza indugio andai ad accostare la pesante porta della sua cameretta facendo attenzione a controllare se fuori c'era suo padre, iniziavo a saltellare dalla gioia mentre mi recavo a prendere lo zainetto appoggiato sul pavimento di pietra della sua stanzetta, con onore sguainai la mia spada di legno dal suo fodero ed iniziai a volteggiarla per tutta la stanza urlando vari gridi di battaglia, la vidi che sorrideva e continuai tenendo gli occhi più stretti che mai per la gioia, un volteggio e un montante perfetto con finale di posa eroica. Mi rigirai verso alla mia adorata spettatrice e la ritrovai con gli occhi pieni di lacrime rosse e un espressione inorridita e spaventata.
Mi fermai di colpo e lasciai cadere spaventata la spada, Gloria, appena udito il rumore della spada riversa a terra, si rannicchiò di forza su se stessa nel suo profumato e roseo letto, macchiando le sue candide lenzuola col rosso sangue che colava dai suoi occhi.
Mi fiondai su di lei per tenerla stretta a me, non capivo cosa stesse succedendo, avevo paura, ma sarei stata li accanto a lei. Le presi le guancie gonfie e cercai di tranquillizzarla ed asciugarle le goccie cariche di colore, ma appena misi le mie dita sotto I suoi occhi li aprì di scatto e si colorarono istantaneamente di un nero buio, buio come la pece. Mi scaraventò sul pavimento e continuò a lottare contro se stessa, contro qualcosa che molto probabilmente nemmeno lei conosceva.
Mentre si contorceva qualcosa iniziò a spuntare da sotto I suoi capelli, era qualcosa di appuntito, qualcosa che probabilmente era innoquo ma che mi stava spaventato lo stesso. Con dolore sentii un "Corri via...ti prego", ma le mie gambe non mi permisero di alzarmi e nè di reagire, potevo solamente sentire la sua voce e I suoi mugugnii di dolore. Avevo paura si, volevo scappare si, volevo piangere si, ma la cosa che allora mi era importante era che volevo aiutarla.
Con le gambe che ancora mi tremavano ripresi un po' di forze e mi alzai, fu allora che Gloria si fermò di colpo e si alzò dal letto con una calma inesorabile, ero ancora più terrorizzata di prima, ora sorrideva con dei denti accuminati che le uscivano da quelle tenere labbra, delle spaventose orecchie appuntite le uscivano dalla sua folta chioma rendendola scompigliata e terrificante ed iniziò ad avvicinarsi a me, lentamente. Non capivo nulla. Che diavolo stava succedendo? Dovevo chiamare aiuto? Dovevo urlare? Perchè stava camminando verso di me con quegli occhi iniettati di nero, come diavolo è iniziato tutto ciò? Non avevo delle risposte, avevo solo paura dentro al mio cuore, nemmeno una flebile possibilità di poter capire che cosa stesse succedendo, chi diavolo era quella persona davanti a me? Che cosa stava cercando? Perchè?
Perchè.
Potevo prendere la spada di legno e seppur non capendo nulla potevo fermarla dalla sua camminata, potevo cercare qualcosa che la facesse tornare com'era prima, potevo seguire le gesta dei miei amati eroi e come nelle più belle storie prima che il cattivo mi sguarcisse la gola avrei trovato la soluzione ed avrei salvato tutti, potevo cercare qualcosa che magari l'aveva fatta diventare così, potevo sperare che in verità quel pugnale intriso di sangue non fosse suo e che lo avrebbe utilizzato per magari andare a farsi un panino con la marmellata, avrei potuto afferrarle I polsi e bloccarla per poi scaraventarla sul letto e correre via, mi sarei di sicuro salvata così, eppure solo 10 minuti prima ero ancora a casa mia a urlare contro mia madre, cosa sarebbe successo adesso? Sarei morta? Io? A soli 11 anni? Con la gola completamente sguarciata e colante di sangue? Avevo paura, ero inerme, inutile, un peso, mi rassegnai.
Pensavi che fosse una storia a lieto fine questa, vero?
Questa invece è solo la storia di come finì abbandonata nel caos e nella paura della mia morte.
-Sulia
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Ephemeral
RandomLe idee vanno e vengono, cercheremo di raccoglierle una ad una e creare qualcosa di magnifico usando la nostra immaginazione. Se non siete ancora pronti ad affrontare un viaggio non temete, iniziate solamente a leggere.