3 - Scoperta

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Buio. Era l'unica cosa che vedevo.
Poi, una luce, all'improvviso, inondò il luogo, rendendo visibile e riconoscibile l'ambiente che mi circondava.

Ero a New York, nello stesso luogo dove avevo incontrato lui la prima volta. E come un déjà-vu eccolo di nuovo lì, in piedi, intento ad osservarmi.

Restammo in silenzio per secondi, minuti, ore, un tempo così lungo che sembrava infinito. Ma forse si era solo fermato, per permettermi di osservarlo meglio, di imprimere nella memoria ogni dettaglio del suo abito, del suo viso e del suo sguardo.

Si avvicinò di qualche passo, restando a un paio di metri di distanza.

-Ci rivediamo, finalmente.- iniziò il discorso con una semplice frase, che non celava la sua voglia di rivedermi.

-Perché sei qui?- domandai, non capendo perché lo stessi sognando.

-Per parlarti, ovvio.- fece una breve pausa, durante la quale si mise a camminare davanti a me, a destra e a sinistra, senza allontanarsi troppo da me, così da attirare la mia attenzione.

-Vedo che hai scelto di rimanere a New York.-

-Già- mi limitai a rispondere.

-Perché?-

-Non sono tenuta a rispondermi. Tu piuttosto, non dovresti essere rinchiuso in una cella?-

Rise, divertito dalla mia audacia nel parlargli in modo così diretto e da attaccabriga, o forse per la mia, come direbbe lui, 'stupidità'.

-Si, lo sono, ma Odino non mi ha privato della mia magia, anche se sono limitato nell'usarla dalla cella stessa. Quella che vedi è solo una proiezione, non sono realmente qui.-

-C'ero arrivata, genio. Mi stai parlando mentre sto dormendo, ovvio che non sei davvero tu!- gli risposi seccata, mi credeva davvero così scema?

Rise ancora, realmente divertito dai miei modi di dire, totalmente diversi dal suo linguaggio, principesco ed aggiornato su tutti i termini usati, vediamo... nel Settecento?, mentre il mio era molto più semplice, vago, ma speravamo nel 21 secolo, era più che normale, tranne che non lo capiva.

-Rimarrai in quell'istituto, ma non è il tuo posto. Non centri niente con quelle creature, quegli esseri che hai detto chiamarsi...- affermò, con fare ingenuo direi, come colto da una dimenticanza.

-Mutanti, Loki, mutanti!  E io sono una di loro!- sbuffai, stufa di sentire i suoi stupidi e insensati discorsi.

-Ti sbagli! Io lo so! TU.NON.SEI.UNA.MUTANTE!- alzò la voce irritato dalla mia impulsività, scandendo ogni singola parola di quella frase.

-E come fai a dirlo?- gli chiesi allora, incrociando le braccia al petto.

-L'ho percepito. Sento la tua energia, ed è come la mia. Non appartieni a questo mondo.-

-Questo lo dici tu! E come posso dar per vera la tua parola, Ingannatore?- sorrise al sentirsi chiamare in quel modo, la sua definizione per eccellenza, ma non l'unica.

-È vero, sono famoso per essere il Dio della menzogna, oltre che del caos, ma questo non nega il fatto che io sento la tua energia. Perché non provi a manifestarla, qui e ora, davanti a me?- propose con un sorriso sghembo, sicuro di ciò che diceva, guardandomi negli occhi e avvicinandosi di qualche passo.

-A che scopo?- domandai confusa dalla sua richiesta.

-Fallo e basta- ordinò, ormai a un passo da me. Sentivo il suo sguardo su di me, e non riuscivo a sostenerlo, così chinai il capo, rivolta alle mie mani dove iniziai a concentrare la mia energia. Dopo qualche secondo, ecco che la solita nube bluastra mi avvolse le mani; lui avvicinò le sue mani, mettendole al pari delle mie, e fece la stessa identica cosa. Le sue mani erano avvolte da un'aura verde come il suo mantello, e non potei fare a meno di notare la somiglianza della nostra energia.

Innamorata per caso - LokiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora