16 - Contrattacco

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Sentii il sangue defluire dal mio volto. Trattenni il respiro e lentamente mi voltai verso John, ora più che mai al centro dell'attenzione, compresa quella dei nostri nemici.

-Io ti ammazzo!- affermai in italiano lanciandomi su di lui e avvolgendogli il collo con le mani. Strinsi un po', gustandomi la sua espressione di panico, poi ci ripensai e lo presi per il bavero della camicia beige, iniziando a scuoterlo come una maracas. -Che cazzo hai fatto John?! Che cazzo hai in testa!- esclamai infuriata con i nervi a fior di pelle e mani e fronte madide di sudore, mentre in sottofondo si udiva lo scalpitio dei soldati avvicinarsi.

-Arrivano!- ci allertò Kitty preoccupata.

Fu allora che mollai John, sbattendolo a terra con un'ultima spinta e provocandogli, oltre a nausea e capogiri, un bernoccolo da far invidia ai sette colli di Roma.

Dopo quello sfogo la mia rabbia non scemò; la avrei usata per combattere i soldati, ma avrei dovuto controllarla per rimanere con la mente chiara.
-Kitty, va a cercare Cessily e avvisala. Se non ti fai vedere è meglio, almeno manterremo l'effetto sorpresa circa il nostro numero.- impartii autoritaria e lei eseguì senza porre domande. -Noi invece ci distribuiremo così: Santo frontale, Bobby a sinistra e John destra. Io mi occuperò della difesa, controllerò il campo da una posizione sicura e creerò scudi per proteggervi in ogni occasione.- improvvisai, sperando che il nuovo piano funzionasse. Non era efficiente, preciso e ben congeniato come quello di Cessily, ma era pur sempre qualcosa. -Siate cauti e spaccate più culi che potete. All'attacco!-

Esultarono, caricati dalle mie parole spicce, gridando grintosi come tifosi alle partite di calcio e lanciandosi all'attacco.
Raggruppai velocemente i capelli in una coda e poi, agile come una scimmia, mi arrampicai sull'albero più vicino, ringraziando sia di essermi messa di impegno in quei mesi per abituare il mio corpo a simili sforzi che l'ambiente della stanza delle simulazioni ad essere a me familiare (anche perché pure a Villa Xavier c'erano un sacco di alberi, e arrampicarmici fino in cima era uno dei miei passatempi preferiti).

-Al diavolo chi ha voluto fare questa simulazione!- borbottai una volta raggiunto un punto abbastanza in alto; in piedi su di un ramo, osservavo il campo di battaglia con occhio attento reggendomi con la mano sinistra ad un ramo che cresceva all'altezza della mia testa, costringendomi a stare un po' piegata per vedere. -Stanza delle simulazioni... ridicolo. Nome compreso.- Fissai la sagoma di Santo farsi strada tra le fila nemiche, stendendoli come fossero birilli da bowling e colpendoli violentemente con ganci destri e sinistri, mentre Bobby, creato uno scivolo di ghiaccio, ci stava pattinando sopra limitando i movimenti del gruppo di nemici e congelandoli, delineando un perimetro invalicabile; cosa analoga fece John sul lato opposto, abbrustolendo i soldati con un unico getto di fuoco che muoveva da una zona all'altra, in tutte le direzioni, per colpire gli avversari.
-Ma chi me lo ha fatto fare...-

Il fatto che avessi deciso di non partecipare direttamente all'attacco era dovuto non solo alla mia predisposizione ad attacchi silenziosi, alle spalle e invisibili, come mi aveva insegnato Loki, ma anche alla mia lieve pigrizia e, non ultimo, al semplice motivo che io questa simulazione non la volevo nemmeno fare! Sarà anche stata una motivazione egoista, ma almeno ero onesta, se non con i miei compagni, con me stessa; non che avessi intenzione di voltargli le spalle o simili, quello mai, ma dovevo ammettere che io non centravo niente con questa simulazione. Non la volevo fare, ergo non era un problema mio; ciononostante, non avrei certo lasciato i miei amici venire feriti quando potevo evitarlo. Escluso magari John.

Ecco perché mi ero tirata fuori dal gioco, ma senza impedire a me stessa di fare anche solo una piccola parte. E poi, forse questa simulazione era davvero un modo per gli Avengers di studiarci, e non avevo questa gran voglia di scoprire tutte le mie carte. Tutta questa discrezione la avevo sicuramente presa da Loki; la cosa positiva era che al mio ego sapevo dare un limite, e in conseguenza anche alla drammaticità. Almeno non avevo preso da lui anche l'atteggiamento da "prima donna".

Innamorata per caso - LokiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora