17 - Simulatorium

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Bussai con decisione alla porta. Avevo tutta l'intenzione di mantenere la promessa che mi ero fatta, anche a costo di sembrare ridicola. Bussai un'altra volta, questa volta con più forza. -Apri la porta John!- lo intimai quasi urlando. Avrei potuto congelare la serratura ed entrare, o teletrasportarmi direttamente all'interno, ma come sempre avrei rinunciato a quelle ormai istintive soluzioni per tenere la mia identità segreta.

Sbuffai dando un calcio alla porta, spazientita da quella lunga attesa. Dopo essere usciti dal Simulatorium, così avevo deciso di chiamarlo d'ora in poi, e avrei convinto Stark ad appendere un'insegna luminosa sopra la porta per renderlo noto a tutti, avevo raggiunto il gruppo diretto verso le camerate. Come gli altri, mi ero rintanata nella mia stanza per farmi una doccia e togliere la polvere e il sudore di dosso, sentendomi immediatamente più fresca; nel mentre che mi lavavo avevo lasciato una delle mie illusioni a tenere d'occhio la stanza di John, tenendomi informata su ogni suo spostamento.

Ora, sapendo che era in camera sua, era tempo di fargli rimpiangere il suo comportamento idiota. -Aprimi subito o butto giù la porta!- urlai istericamente; sicuramente gli altri mi avevano sentita, ma non vidi nessuno fare capolino in corridoio per assistere.

Sentii il rumore dei passi provenire da oltre la porta; si muoveva a scatti, con pesantezza dato il frastuono prodotto, come se stesse prendendo tempo in cerca di una soluzione.

Potevo sfondare la porta, ma non era una mia proprietà, e non avevo voglia di sorbirmi un rimprovero, seppur meritato, da un adulto, oltremodo da uno come Tony Stark, da un Avengers o altri; solo i miei genitori potevano rimproverarmi. Però non volevo dare l'impressione di essere una vandala, una teppistella che rompe tutto ciò che incontra sul proprio cammino solo perché arrabbiata, ma dopo qualche secondo mi ricredetti.

Al diavolo tutto, al diavolo tutti! Io potevo fare ciò che volevo, quando volevo e come volevo, niente e nessuno aveva il diritto di impedirmi di essere libera.

Feci qualche passo indietro nel corridoio; caricai una sfera di energia cobalto fra le mani e poi la riversai contro la porta, che venne frantumata lì dove si era scontrata la sfera e oltre, dando prova di quanto distruttiva potessi essere, e i restanti pezzi di legno ancora attaccati ai cardini penzolavano privi di sostegno.

Con un sorriso soddisfatto in volto oltrepassai la soglia della stanza. Vari rimasugli della porta erano sparsi in quasi tutta la camera, eccezion fatta per gli angoli più distanti. Ne calciai uno vicino al mio piede, e chiamai nuovamente John, spazientita. Non rispose. Mi avvicinai all'unica altra porta che si trovava nella stanza, quella del bagno; la socchiusi, chiamando nuovamente il piromane ed evitando di imprimermi nella mente un'immagine da incubo, ma non ottenni risposta ed aprii completamente la porta, trovando il bagno vuoto.

C'era ancora del vapore nell'aria e lo specchio era appannato, segno che si era fatto da poco la doccia. Notai la finestra spalancata; per escludere la possibilità che fosse uscito da lì -e anche uscito di senno- sbirciai fuori. Furibonda spaccai con un'altra palla di energia la passerella di ghiaccio che portava dritto alla camera di Bobby a fianco, e mi precipitai fuori dalla stanza giusto in tempo da veder John, con solo un asciugamano in vita a coprirlo, voltare l'angolo del corridoio.

-Non mi sfuggirai!- ringhiai sempre più ribollente di rabbia, lanciandomi all'inseguimento aiutata dalle mie proiezioni, che setacciarono l'intero piano bloccandogli la strada prima che raggiungesse l'ascensore all'altro capo del piano.

Quando fui di fronte a lui, John estrasse l'accendino e mi lanciò contro una palla di fuoco; mi difesi con lo scudo, avvolgendolo poi attorno alla fiamma e soffocandola, avanzando con lunghe falcate verso John. -Abbiamo un conto in sospeso stupida testa calda, e non intendo fartela passare liscia questa volta.- lo minacciai, prendendolo per l'orecchio destro col la mano sinistra mentre col braccio destro gli bloccavo il suo polso destro dietro la schiena, impedendogli la fuga.

Innamorata per caso - LokiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora