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Park Jimin oltre alla mia email si era preso anche il mio contatto Facebook, il mio numero, il mio indirizzo ed il mio interesse.

Dopo una serie di lunghe conversazioni in cui rispondevo male e a monosillabi e lui invece di arrabbiarsi continuava a parlare, decisi di sciogliermi leggermente.

Mi piaceva il fatto che lui fosse tutto tranne che arrendevole, l'unica cosa che invece erano state tutte le persone che avevo conosciuto.

Chi perde tempo appresso ad un malato egocentrico e narcisista?
Solo un animo puro come Park Jimin.

Ovviamente queste cose non gliele dissi mai, non avrei mai dato vinta a quello sbruffoncello, per nessun motivo.

Lui parlava di qualsiasi cosa, spaziava da un argomento all'altro con una totale naturalezza, la stessa con la quale si muoveva volteggiando su una melodia.

Era capace di far ridere chiunque, ed era strano come delle parole così anonime potessero darmi tanto sollievo dalle mie giornate grigie.

Park Jimin stava diventando il dolce venticello che ti allieva dalla calura estiva.

E nonostante questa cosa mi stesse quasi facendo sentire bene, continuava a tartassarmi un fastidio, come se sapessi di star sbagliando.

Ero perfettamente a conoscenza dei miei sbalzi d'umore, delle mie crisi violente, del mio animo che continuavo a tentare di mantenere saldo e duro ma che era solo una lastra di cristallo.

Ed era così, la mia psicologia era una sottile lastra di cristallo, e nonostante sapessi che Park Jimin non l'avrebbe mai rotta o graffiata, quello che probabilmente lo avrebbe fatto sarei stato io stesso.

Non volevo che qualcuno potesse assistere alla mia lenta autodistruzione, che ormai continuava da mesi.

Non volevo travolgere un animo tanto gentile in una specie di tempesta irreparabile, non se lo meritava.

Cosa avrei potuto offrirgli?
Non avendo un lavoro, non avendo finito gli studi, tutto quello che avevo era una casa vuota come il mio animo.

Raccontami delle tue giornate grigieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora