Raccontami delle tue giornate grigie

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'e da quanto suono il piano?'

'da quando ho iniziato ad esistere.'

'mi farai sentire qualcosa, vero?'

A quella domanda mi bloccai leggermente, io e Park avevamo passato un'ora a telefono, erano circa le tre del mattino.

Mi aveva detto 'non riesco proprio a dormire, fammi compagnia.'
Come se avesse dato per scontato che fossi già sveglio e pronto.

Avevo risposto con un flebile 'va bene.' e aveva iniziato a parlare di quanto fossero noiosi i programmi TV a quell'ora, per poi andare a domandarmi della mia vita senza troppi problemi.

All'inizio la mia risposta era stata 'leggi sul blog quello che ti interessa.' ma lui mi aveva risposto convinto 'sono il tuo lettore preferito, voglio i racconti direttamente narrati dallo scrittore.'

Se c'era una cosa che sapeva fare, quella era convincerti.

Mi stava convincendo a parlare a telefono, quando ho sempre odiato tutti i convenevoli e questo genere di cose.

Mi stava convincendo a portare avanti il blog, suggerendomi argomenti di cui parlare ed io non riuscivo più a mostrarmi contrariato, ma anzi mi interessava.

Mi stava convincendo a parlare, io che facevo fatica anche a scrivere o a seguire le attente analisi della terapista.

Park continuava a travolgermi con la sua totale sicurezza e voglia di vivere, soltanto da una semplice voce meccanica o da un testo digitato.

'Con i nostri discorsi si arricchiscono solo le compagnie telefoniche.'

Avevo affermato un po' stanco, ormai erano le cinque, i miei occhi erano pesanti e le mie orecchie per quanto fossero felici di sentire la voce di Park, non reggevano più il suo tono squillante.

'Che fai mi abbandoni così? Proprio adesso che mi era venuta in mente un'idea straordinaria?'

Mi ero messo sul fianco con il telefono proprio fra l'orecchio e il cuscino, ormai mi usciva solo qualche mugolio dalla mia bocca impastata ma con tutta la mia forza cercai di fargli capire che volevo me la spiegasse.

'E se ci incontrassimo?'