Domandai chi fosse come se avessi tanta gente che mi venisse a trovare.
La voce di Jimin era radiofonica, e dalla piccola telecamera vedevo quanto si dondolasse a destra e sinistra come quelle bamboline con la testa troppo grande.
Aprii il cancello senza dire niente, passò qualche minuto ma di lui nessuna traccia, eppure non abitavo in chissà quale grattacielo.
Non gli ho detto a che piano abito, cazzo.
Aprii la porta di scatto, intento a gridare il suo nome per richiamarlo all'attenzione, ma c'era già un ragazzo.
Era bloccato, con il braccio e il dito tesi che stavano giusto per suonare il campanello, mi guardava con un'aria divertita.
Ottimo tempismo, Yoongi.
Ed era stato ottimo il tempismo con cui ero svenuto appena lui aveva accennato ad entrare.
Completamente crollato davanti ai suoi occhi, come un Dante carico di troppe emozioni preso nel suo racconto.
I sensi mi avevano abbandonato e solo allora avevo capito quanto mi spaventasse riuscire ad avere un qualsiasi tipo di contatto con un altro individuo.
Stai bene, Yoongi?
La voce di Jimin ora non era più radiofonica, né scritta tra le righe di un blog o di un messaggio, le sue mani stavano toccando me e non i tasti di una fredda tastiera.
Di solito faccio questo effetto alle ragazze.
Mi disse lui sorridente, mentre mi teneva la testa premendo il palmo sotto la mia nuca.
Sei proprio uno sbruffone Park Jimin.
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Raccontami delle tue giornate grigie
RomanceDove Min Yoongi tiene un blog dove racconta delle sue giornate grigie