Capitolo 13. L'incidente

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"Allora? Non ti ricordo nessuno?" Ambra aveva di nuovo i polsi legati e Stefano la stava scortando verso la sua auto.
Era una jeep verde militare. "Dà poco nell'occhio..." pensò Ambra e scoppiò a ridere da sola; Stefano sbattè contro l'auto per farla smettere. Lei abbassò lo sguardo ed entrò in macchina.

Stefano chiuse lo sportello e salì al posto del guidatore. Sistemò lo specchietto ed accese la radio.
"Dove mi stai portando? E chi era la ragazza che stavi inseguendo?" Ambra era decisamente spaventata, voleva assolutamente scoprire quale fosse l'intenzione di Stefano.
"Non è importante, rilassati."
"Sì che è importante. Ho bisogno di sapere." Ambra era sempre più decisa.
"Ti ho detto che non è importante!" Stefano si agitò, mollò la presa sul volante e l'auto cominciò a sbandare a destra e sinistra.

Stefano provò a frenare il veicolo ma ormai era troppo tardi. L'auto finì contro un albero e cadde in un fosso.
Stefano sbattè la testa e svenne, Ambra si toccò la ferita sul volto, il sangue le colava caldo sul viso e cadeva a grandi gocce sul vestito bianco che indossava.

A fatica cercò di uscire dall'auto per trovare aiuto, ma la portiera del veicolo era bloccata.
Prese il telefono e chiamò sua mamma.
Biip, biip, biip, ...biiiiiip
"Occupato. Fantastico." Sua mamma non rispondeva mai a telefono. Sempre la solita.
Provò ad uscire dalla portiera opposta e questa, miracolosamente, si aprì. Ambra si catapultò fuori e atterrò sull'asfalto.

Provò a cercare qualche punto di riferimento, ma quella città era nuova e non sapeva assolutamente cosa potesse aiutarla.
Poi, un cartello.
Amsterdam 10
"Okay. 10 km per Amsterdam. Come ci arrivo?" Ambra era sempre più preoccupata.
Decise di incamminarsi...prima o poi sarebbe arrivata.
Passata mezz'ora, aveva fatto si e no 3 km. Ambra era distrutta, stava morendo di fame e credeva di svenire da un momento all'altro.

Si sedette per terra e portò le mani al volto. Finalmente pianse. Pianse tanto, come non aveva mai fatto.
Ma pianse in silenzio, non emise un suono. Non voleva rendere partecipe l'asfalto di tutte le sue sciagure.
Ah, se quell'asfalto avesse potuto parlare avrebbe detto un sacco di cose, conosceva un sacco di storie, di vicende quotidiane.
Eppure durante i suoi 3km Ambra non aveva visto una macchina. Un passante. Nessuno.
Continuò a piangere. Ogni sua lacrima cadeva sul vestito una volta bianco, cosparso ora di macchie di sangue e polvere. Il sangue dalla ferita continuava a colare e le sporcò i capelli.

Era stanca. Stanca di tutto. Stanca e sporca, sembrava una stracciona.
Prese il telefono e provò per l'ultima volta a chiamare sua madre. Niente. Nessuna risposta. La ferita le bruciava e le causava giramento di testa. Si stese per terra prima che il suo corpo lo facesse in autonomia e, poi, perse i sensi.

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