Capitolo 14. Tutto troppo perfetto

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Quando Ambra riaprì gli occhi pensò di essere morta. Una forte luce bianca  l'accecò. Non appena si fu abituata a quel pallore, si guardò intorno. C'erano molte persone attorno a lei, e tutte la guardavano curiose. Ambra poi si guardò. Indossava un abito bianco come il suo, solo che stavolta era pulito, senza macchie di sangue o di terra. Si alzò dalla poltrona bianca dove si era svegliata e si fece largo tra la folla che la contemplava con viso confuso. Si sentì un "ma dove sta andando?Non sa che deve rimanere qui?" Ad Ambra però non importava. Voleva scoprire cos'era successo e perché si trovava in quel posto.
Qualcuno la rincorse e la prese per il braccio. Lei si voltò, in preda al panico.

"Signorina, dove pensa di andare?"
Era un uomo a parlare, poco più alto di Ambra, capelli biondi e occhi scuri che la scrutavano attenti. Il suo volto era corrugato, e le rughe gli pulsavano sulla fronte.
"Via da qui, ovunque questo 'qui' sia!" rispose lei, sicura di quello che stava dicendo. L'altro parve confuso.
"Ma lei non può andare via, signorina." Disse lui, come se quella fosse la cosa più ovvia del mondo.
"Certo che posso. Guardi!" Ambra si liberò dalla presa e si mise a correre verso un'uscita ipotetica che lei sperava di trovare sul suo cammino. Si voltò a guardare dov'era il suo inseguitore, ma sotto gli occhi attenti di tutti, l'uomo era sparito.
Ambra si fermò a prendere fiato e ragionò sul da farsi. Non fece in tempo a fare un respiro completo che due uomini l'afferrarono da dietro e la legarono ad una sedia.
"Signorina, deve ascoltare il capo. Lui le spiegherà tutto." Le dissero.
Ambra si arrese. Non ce la faceva più a scappare da pericoli che nemmeno conosceva. "Okay. Lo ascolterò." Disse, arrendevole.

I due uomini portarono Ambra -e la sedia- nell'ufficio del capo. L'uomo aveva una mano nei capelli biondi e con l'altra reggeva il cellulare vicino all'orecchio.
Appena vide Ambra, mollò ogni azione e si dedicò solamente a lei.
"Buongiorno signorina. Sono dispiaciuto per l'inconveniente di prima...non pensavo avrebbe reagito in quel modo..." disse lui.
"Si ehm...reagisco molto spesso così ormai...mi dispiace."
"Ad ogni modo, mi chiamo Benjamin O'Brian, ma lei può chiamarmi Signor O'Brian. Non si preoccupi, qui conosciamo tutta la sua situazione, dal viaggio in aereo al rapimento in auto."
Ambra era sbalordita. Ma di chi era prigioniera?
"So che le sembrerà strano, ma noi siamo sulle tracce del suo rapitore. È un ladro di fama mondiale, oltre che ricercato nella nostra cittadina"
"Ma ora dove mi trovo?" Chiese Ambra.
"Nella sede dei servizi speciali della città di Amsterdam, signorina".

"E perché Stefano mi avrebbe aggredito?"
"Stefano? Oh, no. Il suo nome è Michael Michelle Boulevard...usa spesso nomi diversi per mascherarsi agli occhi delle sue vittime. Di solito sceglie la sua vittima in luoghi affollati, la prima che gli capita a tiro.
La segue e fa finta di diventarne amico." Disse il capo.
"Proprio quello che è successo a me...mi faccia indovinare. Poi la rapisce nella propria casa e cerca di portarla chissà dove sulla sua jeep?" Disse Ambra, ormai consapevole della risposta.
"Esattamente signorina."
"E...poi...?" Ambra aveva paura della risposta.
"E poi le uccide." Disse il capo freddamente. "Lei è la prima ragazza che riusciamo a salvare dalle sue grinfie."
"Oh" pensò lei. La prima cosa che fece fu prendere il suo cellulare per chiamare la madre.
"Oh no. Niente cellulari...come pensa che l'abbia rintracciata Michael? Se la trova qui saranno guai!"
"Ah...okay va bene." Ambra era stanca di tutto e di tutti.
"La vedo stanca, signorina. Venga, l'accompagno in una stanza dove alloggerà fino a quando sarà fuori pericolo."
"Okay." Era stanca di lottare.
Ambra seguì il signor O'Brian fino ad una stanza dalla porta di metallo. Entrarono all'interno e il signor O'Brian lasciò Ambra da sola.
Lei si stese sul letto candido prima di sprofondare in un sonno profondo.

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