1. I liked that girl.
24 novembre 2017
24 novembre 2017
Chi poteva essere in ritardo il giorno del compito di fisica? Io, ovviamente.
E pensare che già odiavo quella materia, poi si aggiungeva anche il problema del professore che era un incompetente.
Maledizione, non potevo fare tardi.«Scusa» mi scusai con una ragazza bionda, mai vista prima di allora, dopo averle dato una spallata
Almeno non ero l'unica ad essere in ritardo.Entrai in classe col fiatone e, fortunatamente, il professore ancora doveva arrivare.
Tirai un sospiro di sollievo e cominciai a prendere penna e foglio: foglio esattamente al centro del banco e penna nera a destra del foglio. Era il mio rito prima di ogni compito, anche se non sempre funzionava.Quel giorno, per fortuna o per sfortuna, il professore decise di non presentarsi e il compito saltò.
Non sapevo se essere felice o meno di questa notizia. Insomma, non che avessi studiato chissà quanto, ma almeno mi sarei tolta un pensiero.Avevamo l'ora buca, quindi decisi di uscire in giardino per ripassare per l'ora successiva: storia, una delle poche materie che mi piaceva.
Ti permetteva di conoscere eventi che avevano avuto una grande importanza in passato e che continuavano ad avere conseguenze anche nel presente.Di certo io adesso non mi sarei trovata lì a studiare, se qualcuno non avesse lottato per il diritto allo studio. Beh, in effetti quell'idea non sembrava così orribile.
«Hey» la mia lettura venne interrotta da una voce femminile alquanto fastidiosa.
La squadrai e dopo un po' riuscii a riconoscerla. Era del terzo anno, come me e mi sembrava si chiamasse Tara, Tania o qualcosa del genere. Aveva dei lunghi capelli rossi ed era davvero carina.
«Sei del terzo anno, giusto?» chiese la ragazza.
«Mmh» annui, disinteressata, e con un gesto della mano la invitai a continuare.
«Mi chiedevo se ti andasse di entrare a far parte del nostro gruppo di teatro» mi sorrise.
Il suo entusiasmo era quasi fastidioso.«Non so recitare» scrollai le spalle e dedicai di nuovo l'attenzione al mio libro di storia.
«Ma non si tratta di recitare. È solo per conoscere nuove persone ed è anche una scusa per dare delle feste super esclusive» sorrise ancora di più.
Okay, mi stava facendo veramente innervosire.«Senti...» cominciai, ma non ebbi nemmeno il tempo di proseguire perché venni interrotta.
«Sì, a noi sta bene» si intromise una ragazza con un viso familiare.
Ci pensai un po' su e poi finalmente capii. Era la ragazza bionda che avevo quasi ucciso quella mattina.«Bene» Tara/Tania sorrise per l'ennesima volta «vi aggiungo al gruppo Facebook, accettate l'amicizia, mi raccomando»
Finalmente andò via, sempre con quel sorriso entusiasta sulle labbra.
Chiusi il libro e fissai la ragazza bionda affianco a me. Fino a quel momento ero rimasta in silenzio perché non mi era ben chiaro cosa fosse successo.
«A noi sta bene?» alzai un sopracciglio.
«Sì, dai, è un'opportunità per conoscere nuove persone» scrollò le spalle.
Tutto molto bello, ma lei chi era?
«Oh, che maleducata. Sono Camille, ma chiamami Cami, sono nuova» mi sorrise.
Il suo sorriso non era fastidioso come quello di Tania/Tara, quindi ricambiai volentieri.«Katherine, ma chiamami Kat perché se mi chiami Katherine nemmeno ti rispondo» dissi con finto tono minaccioso.
Ovviamente scherzavo e Cami sembrò apprezzare. Almeno aveva il senso dell'umorismo.
«Ah, non oserei mai» alzò le mani soffocando una risatina.
Come già detto prima, aveva dei capelli biondi e, anche se di solito preferisco i capelli lungi, a lei corti stavano davvero benissimo.
«Di dove sei, Cami?» volevo davvero conoscere quella ragazza. Mi piaceva e forse saremmo davvero potute diventare amiche.
«Oslo, Norvegia» rispose dondolando i piedi.
Era più alta di me di circa 10 cm, quindi riusciva a toccare l'asfalto, a mio contrario.«E come mai hai deciso di trasferiti qui a New York? È tutto un altro continente!»
Forse stavo esagerando, ma quando cominciavo a fare domande non la smettevo più.«Mia mamma ha trovato l'amore» alzò gli occhi al cielo.
Già, anche mia madre aveva trovato l'amore, per la quinta volta nella sua vita. Non volevo pensare a lei e, soprattutto, non volevo pensare alla persona che mi aveva rovinato la vita.
«Non che non approvi, il mio patrigno è davvero una brava persona» si affrettò a precisare «Solo che ho dovuto fare troppi cambiamenti in quest'ultimo periodo e lei che fa?» Nella sua voce c'era rancore, riuscii a percepirlo «Va in viaggio di nozze» continuò, stizzita.
Mi rispecchiavo molto nella sua situazione. Anche io la prima volta avevo reagito così, ma poi ci avevo fatto l'abitudine.
Lei si stava aprendo con me e forse avrei dovuto fare lo stesso, ma proprio non ce la facevo.«Beh, se ti può consolare mia madre, dopo mio padre, si è messa con uno psicopatico» cercai di distogliere l'attenzione da lei, per non farla sentire in imbarazzo.
Lei mi sorrise, ma capì il mio imbarazzo ad affrontare un argomento del genere.
Non parlavo spesso di mia madre e, quando lo facevo, era solo con papà.«Allora, visto che sono nuova e vorrei conoscere un po' di gente», abbassò lo sguardo. Sembrava molto a disagio così le sorrisi per incoraggiarla. «ti andrebbe di andare ad una festa stasera?»
chiese sperando in una risposta affermativa.Un attimo, era appena arrivata e già era stata invitata ad una festa? E poi era venerdì, e il venerdì gli unici che davano delle feste erano quelli dell'ultimo anno.
«Sei già stata invitata ad una festa?» le chiesi scioccata.
«Mio fratello, pardon, il mio fratellastro,» si corresse subito «dà la festa a casa nostra stasera, quindi è ovvio che sono invitata» lo disse come se fosse una cosa normalissima.
«E chi è il tuo fratellastro?» chiesi curiosa.
Non sapevo che qualcuno a scuola avesse una sorellastra. Ma in effetti, non mi interessavo molto ai pettegolezzi, anche perché la maggior parte delle volte erano solo menzogne.«Lo scoprirai solo se verrai» mi fece l'occhiolino «Ovviamente solo se puoi e vuoi» mi fissava, in attesa della mi risposta.
Passarono dei secondi in cui lei continuava a fissarmi e io facevo finta di pensarci su, ma in realtà già conoscevo la risposta.
«Okay» risposi infine, ridendo per la sua espressione buffa.
«Già ti adoro» mi abbracciò e insieme continuammo a ridere, senza un vero motivo.
Sentivo che sarebbe nata una splendida amicizia e chi lo sa, forse anche per me era arrivato il momento di avere un'amica sincera.
STAI LEGGENDO
He likes playing
RomanceKatherine e Alexander si odiano. Lei non sopporta lui come persona e lui non sopporta l'arroganza della ragazza. A causa di una festa fin troppo movimentata si ritrovano a passare la notte insieme e, da quel momento in poi, qualcosa cambierà. I prot...