Capitolo 24

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24. Are you okay?

«Vuoi essere la mia ragazza?»Per un momento rimasi interdetta perché mai e poi mai avrei pensato di udire queste parole uscire dalla sua bocca

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«Vuoi essere la mia ragazza?»
Per un momento rimasi interdetta perché mai e poi mai avrei pensato di udire queste parole uscire dalla sua bocca. E, invece, mi aveva davvero chiesto una cosa del genere e io non sapevo cosa dirgli. Insomma, mi piaceva e questo ormai non si poteva mettere in dubbio, ma ero pronta a cominciare una relazione con lui? A fidarmi di lui? No.

«Stai scherzando?» alzai un sopracciglio. Non poteva avermelo chiesto davvero, no, non volevo crederci. Mi sembrava di essere in un film, quegli adolescenziali in cui il ragazzo si prende gioco della ragazza

«No, sei tu che scherzi?» urlò.
Si allontanò da me, restando ancora seduto accanto a me. Tutto il calore che avevo provato quando eravamo vicini mi abbandonò, lasciando posto a un senso di vuoto. Ogni sorriso, ogni cenno di felicità scomparve dal suo viso e al suo posto apparve un'espressione cupa, priva di ogni emozione.

Aveva alzato il suo scudo, non era più l'Alex che avevo conosciuto in quell'ultimo periodo, era semplicemente ritornato Alexander Blake.

«Scusami?» mi offesi per il suo comportamento. Ero diventata io la stronza?

"L'hai appena rifiutato." mi ricordò la mia coscienza. Era vero, ma di certo non potevo dare inizio a una relazione con lui, sarebbe stato come entrare nella tana del leone.

«Io ti dico che voglio stare con te e tu mi chiedi se sto scherzando? Katy, che cazzo di problemi hai?» mi urlò contro.
Si era alzato e con la sua altezza incombeva su di me che ero ancora seduta sul letto dove fino a poco prima avevamo condiviso un momento abbastanza intimo. Quel pensiero mi distrusse.

«Ah, io?» una risata amara sfuggì dalle mie labbra. - Parla quello che qualche sera fa mi ha chiamata con un altro nome e che ha raccontato a tutti come ho perso la verginità. - mi ero alzata anche io, nonostante continuassi a sentirmi piccola e insignificante accanto a lui «Quindi scusami, ovviamente sono io la stronza senza sentimenti che non riesce a fidarsi di chi le ha rovinato la reputazione» gli poggiai l'indice sul petto, mentre cercavo di trattenere le lacrime. Non volevo trattarlo in quel modo, eppure lo stavo facendo.
Egoista, orgogliosa, stupida ragazzina.

Rimase in silenzio per qualche istante, poi raccolse il giacchetto di pelle poggiato sul letto, di cui non mi ero nemmeno accorta, e mi voltò le spalle.

«Prova a non vivere più nel passato e ad andare avanti, Katy, altrimenti non riuscirai mai più a essere felice» furono le sue ultime parole prima di lasciarmi lì, sola, come sempre.

Avevo fatto bene a trattarlo in quel modo? Assolutamente no.
Ero stata stronza? Anche troppo.
Stavo male? Di merda.
Me ne sarei pentita? Senza ombra di dubbio.

*

«Riesci a non fare l'idiota per solo cinque fottuti minuti?»
Mia e Matt stavano litigando, come ormai succedeva ogni singolo giorno in mensa.

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