Capitolo 21

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21. Truth or dare?

«Ragazzi» Tania salì sul tavolino di legno in soggiorno, richiamando l'attenzione di tutti

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«Ragazzi» Tania salì sul tavolino di legno in soggiorno, richiamando l'attenzione di tutti.
Con quel suo vestito super attillato, avrebbe richiamato l'attenzione maschile anche senza dover salire su un tavolino, ma era talmente ubriaca che non riusciva a rendersi conto di nulla.

«Tania, scendi» Mason apparì dal nulla e si avvicinò alla mia amica.
Poco prima mi aveva mandato un messaggio dicendomi che sarebbe arrivato presto, ma non pensavo così presto. Sembrava davvero arrabbiato, anzi no, preoccupato per Tania.

Chissà cosa stava nascendo tra i due. Ero stata così presa dai miei problemi con Alex che non avevo più considerato nessuno, ero diventata una stronza menefreghista e mi odiavo tantissimo perché avevo permesso ad un ragazzo di cambiare i miei modi di fare e di aver trascurato i miei amici.

«Tu allontanati da me» indicò Mason furiosa. «Mi hai scopata e poi non ti sei fatto più sentire»

Quelle parole mi fecero rimanere a bocca aperta perché non era per niente un comportamento da Mason. Era sempre stato onesto con le ragazze e molto spesso era stato lui a rimanere ferito, ma non aveva mai osato mancare di rispetto a nessuno.

«Ma se tu hai detto di non farmi più vedere» urlò Mason.

«E tu mi sei stato pure a sentire» urlò Tania di rimando, come se avesse ragione, ma in realtà il suo ragionamento non faceva una piega.

«Okay, allora la prossima volta scriviti in fronte "non dico sul serio"» quando Mason cominciava ad usare il sarcasmo voleva dire che era davvero arrabbiato.

«Ma secondo te, con questa faccia, posso mica essere seria?» si indicò e fece una faccia buffa, facendo ridere tutti i presenti che erano rimasti in silenzio per ascoltare l'intera conversazione.

Stavano dando spettacolo e mi dispiaceva per loro perché erano due dei miei più cari amici. Dovevo fare qualcosa al più presto e mi venne un'idea geniale — così mi sembrava — dopo aver visto una bottiglia vuota sul pavimento.

Mi chinai a raccoglierla sotto lo sguardo incuriosito di Jackson che quella sera non mi aveva mollata un attimo. Da una parte ero lusingata dalla cosa, ma dall'altra un po' mi infastidiva perché io non avevo mai avuto bisogno di nessuno e di certo non avevo bisogno di lui.

«Gioco della bottiglia» urlai ricevendo come risposta delle urla entusiasta.

La maggior parte dei presenti si mise in cerchio attorno a me, creando più che altro un'ellisse invece di un cerchio perfetto. Erano così tante persone che le probabilità che prendesse me, che addirittura giravo la bottiglia, erano davvero poche quindi era perfetto così.

«Come si gioca?» chiese una ragazza che non avevo mai visto prima, probabilmente era del primo.

«Si fanno due giri: la persona del primo giro deve chiedere "obbligo o verità?" alla seconda persona che sarà indicata dalla bottiglia» spiegò Jackson che era al mio fianco.

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