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Se notate che qualche cosa non coincide negli ultimi capitoli è perchè è passato molto tempo dalle prime pubblicazioni , ad esempio ho modificato nel cap. 13  sesto anno al posto di quarto perchè non aveva senso ,sarei felice se mi avvisaste in quel caso. Grazie.

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Un nuovo anno é iniziato a Hogwarts ,tutti sono appena scesi dal treno, subito diretti verso il castello e troppo occupati a chiaccherare tra loro , a ridere e a raccontarsi delle vacanze estive ormai finite, per notare che manca uno studente.
Lui é rimasto sul treno, nel bagno ,da solo, solo con una lametta e il suo sangue ovunque.

Provo ad alzarmi dal pavimento, faccio molta fatica, le mie gambe quasi non riescono a sostenere il peso del mio corpo, ma mi sforzo e alla fine sono in piedi ,con gli arti doloranti per le ferite.
Faccio comparire delle bende con cui sostituisco quelle vecchie e ormai troppo sudice.
Mi fascio per bene le cosce e i polsi, subito sulle garza bianca iniziano ad estendersi le solite macchie rosse che vado a coprire con le maniche lunghe e il mantello della divisa.
Esco dal bagno con l'intenzione di ritornare nella mia cabina e isolarmici all'interno.
Quando passo per i corridoi della carrozza però noto che ormai non c'é piú nessun'altro, quindi guardo fuori da un finestrino e vedendo che sono entrati già tutti a scuola mi avvio anche io.
Entro nel castello e mi dirigo subito alla torre grifondoro, non ho voglia di andare in sala grande,con tutte quelle persone, non voglio sentire i loro sguardi accusatori su di me, le loro voci fastidiose che mi giudicano e il loro tocco, lí posso immaginare, tutti intenti a infastidirmi con le loro opprimenti chiacchere.
Sono quasi arrivato quando sento una voce fin troppo familiare alle mie spalle.
<Potter, come mai non é in Sala Grande>
<Non ne ho voglia e comunque professore, potrei farle la stessa domanda>
<Come ha detto lei io sono un professore e quindi posso fare ciò che voglio senza doverle nessuna spiegazione, mentre lei signor Potter anche se sí crede una celebrità con tutti i privilegi, in verità non é che un bambino viziato>
<lei non a alcun diritto di dirmi certe cose! >
<Arrogante proprio come suo padre>
Come osa nominare mio padre, lui non sa niente di me, non ha il diritto di parlare in questo modo di me, come se fossi uguale a mio padre, io non sono come lui, e non voglio nemmeno esserlo, non dopo quello che ho visto nel pensatoio l'anno scorso.
Però non gli permetto di insultarlo lui é pur sempre mio padre.
<Solo perché mio padre ha fatto degli errori nella sua vita non significa che ora lei debba vendicarsi su di me ,io non sono come lui,ma non lo biasimo neanche troppo per ciò che a fatto,un essere disgustoso come lei merita di peggio!>
Sono rosso dalla rabbia e le mani sono strette in un pugno, sento le unghie affondare nel palmo finché non comincio a sanguinare, all'improvviso Piton mi prende per le spalle e mi sbatte al muro con forza e il mio corpo ancora troppo debole non riesce a reggere il colpo, cosí cado a terra contro il muro.
Cosa mi vuole fare ora?
Vuole punirmi? Proprio come fa mio zio?
Cosa vuole farmi?
Mi rannicchio in un angolo e mi stringo le braccia attorno alle gambe, come scudo per proteggermi dal suo tocco, le lacrime cominciano a rigarmi il viso, ho paura di quello che sta per accadere e mi sento impotente.
Poi gli sento pronunciare queste parole.
<Smettila Potter sei solo un frignone prorio come quell'ingrato di Black!>
Non so cosa succede ma all'improvviso mi ritrovo nella mia testa tra i miei ricordi, e sento che anche lui é qua i miei ricordi cominciano a susseguirsi uno dopo l'altro:
Io che vengo malmenato da mio cugino
Io che vengo rinchiuso nel sottoscala
Io dopo una settimana lasciato a morire senza cibo
Io che vengo picchiato da zio Vernon
Io che vengo insultato, mi dicono che sono solo uno scherzo della natura, e io piango
E infine questo ricordo,quello che ha segnato l'inizio di tutto...

Ho circa quattro anni,sono in camera di Dudley, c'é anche lui, stiamo litigando per una macchinina , l'avevo trovata io per strada e subito me l'ha rubata.
Quando me la riprendo comincia a urlare richiamando l'attenzione di zia Petunia che sentendo le urla del suo tesorino arriva in camera e mi strappa la macchinina dalle mani.
<Do do é bia é bia ridaddela !>subito mi metto a urlare cercando di riappropriarmi del giocattolo
<Dudley vai giú in salotto ora questo ingrato di tuo cugino imparerà cos'é l'educazione>Ruggisce zio Vernon con voce malefica.
L'odiosa palla di grasso se ne va canticchiando e saltellando mentre io resto con lo zio.
<Te l'avevo detto Petunia che l'avrei fatto quindi se non vuoi vedere vattene>
<ma Vernon... >
<Niente da fare il moccioso se l'é andata a cercare>
Anche la donna esce dalla stanza borbottando qualcosa e sbattendo la porta.
Deglutisco non so cosa sta per accadere ma sarà sicuramente orribile.
Lo zio mi ordina di andare a stendermi sul tavolo dei giochi e faccio ciò che mi dice senza fiatare.
Lui si avvicina al mio corpicino, ancora troppo giovane e puro per sopportare quello che in pochi secondi lo spezza.
É tutto veloce ma troppo maledettamente doloroso per poterlo descrivere.

Da quel giorno sono diventato sporco, la mia anima é impura, mi faccio schifo.
Ora non riesco neanche a sopportare di essere sfiorato da un altro essere umano.
É iniziata soprattutto questa estate la nascita di questa mia patologia.
Mi é successo anche di avere vere e proprie crisi di panico, anche solo venendo urtato da uno sconosciuto per strada.
Ovviamente mio zio a tratto la cosa a suo vantaggio e tutte le volte che ha abusato di me poi mi ha portato all'ospedale dichiarando ,tutto preoccupato che io avevo questa fobia, mi pare si chiami afefobia, cosí i dottori mi curavano e il giorno dopo tornavo a casa dovendo rivivere quell'incubo piú e piú volte.

Veniamo catapultati nuovamente fuori dalla mia mente faccio fatica ad aprire gli occhi, non voglio incontrare lo sguardo dell'uomo accanto a me.
Sbatto le palpebre ma ho la vista offusscata dalle centinaia di lacrime che continuano sgorgare incessantemente da i miei occhi.
Mi alzo in piedi con fare più disinvolto possibile anche se il mio corpo é ancora scosso dai brividi.
Sempre tenendo lo sguardo fisso a terra pronuncio sottovoce quello che dovrebbe sembrare uno "scusi professore ma credo che ora dovrei andare in camera "e senza aggiungere altro scappo via ,verso il bagno, già pronto ad estrarre una lametta.

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Avvisate se trovate errori o se avete consigli da dare, please 😉

Phobia || SnarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora