"Ho scritto e riscritto questa lettera almeno venti volte. Una volta non mi piaceva l'inizio, un'altra c'erano troppe sbavature, troppi tratti neri, cancellature. Io non le sopporto le storie con troppi errori, te ne sarai accorta. Avrei potuto chiamarti, certo, avrei potuto mandarti un messaggio, e invece ho scelto la lettera.
L'ho scelta perché, probabilmente, non te la spedirò mai. Si, insomma, posso scegliere.
Nei messaggi, una volta che premi "invio" è finita, non funziona più la scusa che un amico ti ha rubato il cellulare e ha scritto per te, non ha mai funzionato ora che ci penso, è una scusa così cretina che a sedici anni sembra plausibilissima. A chiamarti ci ho provato due volte, entrambe le volte ho attaccato prima che arrivasse il primo squillo. Si, insomma, così ho la possibilità di rincorrere il postino e massacrarlo di botte qualora ci ripensassi, ecco. Scherzo.
Si parlava di te l'altra sera.
Mia madre ha avuto da ridire sul modo che ho di portare le scarpe. Non capisce perché non le allaccio come tutte le persone normali. Ebbene si, metto ancora i lacci dentro, sotto i piedi, ti ricordi?
Quella volta che mi hai guardato i piedi e hai visto i fiocchi dei lacci, "Ma come fai ad andare in giro coi pacchi regalo al posto dei piedi?". Avevi ragione. Ora è un'altra abitudine che mi è rimasta. Ma che ne sa mia madre. Sei sempre stata bravissima nel vestirti.
Ti ricordi quando uscimmo quel pomeriggio, in giro per negozi, che dopo due ore mi sono accorto di aver già speso duecentoventi euro e mi è preso un colpo. Che diavolo le avevo comprate a fare quelle tre camicie, quei pantaloni, quella giacchetta? Ah già, perché mi stavano bene.
Cioè, mi stavano bene secondo te, le ho riprovate ieri dopo un anno e boh, non mi piaccio poi così tanto.
Sarà qualche chilo in più, sarà che mi sono visto bello in poche occasioni della mia vita, e tutte con te.
Mi hai dato una pacca sulla spalla e mi hai detto "Fai come me, chiudi gli occhi e fa finta di niente, è così che faccio io, ti evita un sacco di sofferenze."
Duecentoventi euro.
Ci siamo messi a ridere ricordando quel giorno che ero appena arrivato, e tu non hai aspettato neanche che suonassi il campanello, sei uscita di corsa scendendo le scale a due a due, con quel maglioncino largo bianco sembravi un batuffolo di cotone, anche se non ti dissi così, quella volta dissi "cotton fioc".
Come ti vanno le cose?
Scommetto che le tazzine della credenza sono di nuovo tutte in disordine, vero? Quelle del thè impilate con quelle del caffè, tutte sopra al lavandino, insieme a uno scolapasta e almeno tre mestoli di legno. Chissà che m'era preso quel giorno, mentre eri a lavoro. Mi pare che non funzionasse il lettore dvd, e in tv non c'era niente di interessante, quindi ho trovato interessante metterti in ordine la cucina, pensa te.
Sei riuscita a comprare un materasso matrimoniale, anziché tenere due materassi singoli uniti? Che quando ci svegliavamo la mattina ti trovavo sempre sprofondata nel punto di divisione dei materassi, sembravi una fetta di pancarrè che usciva dal tostapane. A proposito, finalmente ho comprato il letto ad una piazza e mezza. Ora ci si può dormire tranquillamente in due; con il letto di prima, ogni volta, mi sembrava di sentire la musichetta del Tetris mentre ci incastravamo per dormire insieme.
So che il lavoro sta andando bene. Sono contento.
Mi ricordo quando qualche volta venivo con te in negozio, e tu ogni tanto smettevi di fare quello che facevi e facevi finta di tentare l'approccio con me.
Di dove sei? Abiti qui vicino? Ah, capito. Molto piacere!
Che scema.
Mi hai lasciato l'abitudine di non entrare in bagno con le scarpe, quando capita che me ne dimentico mi inchiodo sulla soglia della porta come se stessi sull'orlo di un burrone. Mia madre vorrebbe che io me le togliessi a prescindere, per stare dentro casa, ma reputa già questo un passo avanti.
Che quando stavamo a casa tua era un attimo, "Amore ascolta, dovrei andare a fare la spesAHHHHHHHH LE SCARPE IN BAGNO!" Che poi quel bagno era grande un metro per un metro, potevo benissimo lavarmi i denti sporgendomi dalla porta, ma vabè. Avevi le tue fissazioni.
Quanto ridevo quando mi imitavi, facevi la voce profonda, ti ingobbivi, e camminando mormoravi "Ciao a tutti, mi vergogno di avere la pancetta e con le donne non vado di moda". Quanto ridevo ogni volta.
E poi venivo a scoprire per puro caso che tu avevi il complesso della fronte spaziosa, e io ti dicevo "Ah è una fronte? Credevo fosse una piazza edificabile accidenti, grazie per avermelo fatto notare, avviso il geometra di fermare i lavori."
Sai qual è il problema? Che ho talmente tanti ricordi belli con te che non riuscirò mai ad odiarti. E spero neanche tu.
Mi hai scritto tanto tempo fa, chiedendomi se ancora il calcio è la mia passione, dicendomi che sicuramente sarò diventato ancora più bravo. Mi hai detto anche di trovare qualcuno che mi ispiri, forse hai parlato di nascosto con mia madre e ti ha detto che sono rimasto single? Non mi stupirebbe la cosa, crede che io sia diventato gay.
Scherzo. Cioè, non lo so in realtà, forse lo pensa davvero.
Ho ritrovato il libro che mi hai regalato, quello che sulla prima pagina scrivesti "A chi tira fuori il meglio di te, senza neanche chiederlo. A te, chiunque tu sia." In effetti la protagonista del libro ti assomiglia tantissimo.
Un libro semplice, uno di quelli che tu stessa hai definito "Poco ricercato, un po' da sfigatelli" sorridendo. Lo sto rileggendo, comunque.
Il phon lo usa mia madre, io in palestra me ne porto un altro.
Non posso portarmi quello dai, rosa acceso, rosa Stabilo. Ebbene si, vado anche in palestra. Ti ho sorpreso eh? Però sto andando in palestra per poter mangiare liberamente, quindi purtroppo sono rimasto in equilibrio. Non prendo peso, non perdo peso.
Quindi ciao a tutti, mi vergogno di avere la pancetta, e con le donne non vado di moda.
Spero tu stia bene, davvero.
Sei l'unica donna che vorrei vedere felice anche senza di me.
Il tempo ci ha dato modo di rimpiangerci, odiarci, e infine capirci. Io ogni tanto ti rimpiango ancora, ma non importa. Sei stata la parte più bella di me.
Spero di rivederti, un giorno lontano in cui non farai più tanto male.
Spero non tanto lontano, però. Preparati, che devo fare shopping.Ciao amore mio."
~~~~~
Chiudo la lettera e la metto nel cassetto. Almeno un po mi sono sfogato. Sono tre anni che non ho sue notizie. Oggi è esattamente il giorno in cui abbiamo detto basta. Ci sono stati quei periodi di lascia e prendi, ma mai lungo così.
Sono uno stupido. Nel cuore della notte ancora sto scrivendo ad una persona che si è dimenticata di me, una lettera che tanto no spediró mai.
Mi metto a letto, spengo la luce e mi addormento.
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RandomQuesta storia è un po' complicata, del resto a me le cose facili non mi sono mai piaciute... parla di un amore storico fin dai tempi del liceo ma che purtroppo un giorno è finita, secondo loro per sempre.. Ma sarà vero?! Dedicata a @-maldivivere- 😘