2.

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Continuavo a dirmi "Cosa vuoi che sia a ventitre anni, non è niente, tutto calcolato", continuavo a dirmi che certe cose è meglio viverle ora e non anni dopo, con dei progetti più nitidi, con dei desideri più adulti.
Continuavo a dirmi che c'era ancora tempo per riprendere in mano le cose.
Ho passato trentasei notti nel letto, con le cuffie, ad ascoltare in loop le canzoni che ci hanno raccontato di più, per accelerare i tempi, mi dicevo.
Mi sono fatta tutto il male possibile pensando di abituarmici in fretta, anzichè ignorare tutto, anzichè evitare certi posti, certe pizzerie, certi profumi.
Mi dicevo che così mi sarei abituata subito all'assenza, ci avrei fatto amicizia, ci avrei convissuto.
Ventidue notti neanche me le ricordo, tranne qualche vaga nebbia in cui ero china sulla tazza del water senza nessuno che mi tenesse la fronte, e la puzza di vomito acido e delusione.
Ho preso un paio di treni per andare fuori città, fuori di testa, fuori contesto, ed era come se non servisse a niente, e lì ho capito che è vero quello che dicono, che non si può scappare da ciò che ti porti dentro.
Ho alleviato i dolori con mezzi illeciti, immorali, inutili.
Ho avuto altri dentro di me sperando che mi smuovessero qualcosa, che gettassero fuori qualcos'altro oltre alla loro inutile e indomabile goduria.
Ho guardato un sacco di occhi, mi dicevo "Che differenza vuoi che faccia?", sono occhi della stessa sfumatura dei tuoi, cosa vuoi che cambi, sarà come averti davanti, ma li sentivo vuoti.
Poi mi sono accorta che non erano i loro ad essere vuoti, privi di tutto, bensì i miei. Ho cambiato la disposizione dei mobili dentro casa per cercare di farti scivolare via dalle pareti, ho comprato un nuovo set di tazzine, ho tolto tutte e settantatré le calamite dal frigorifero, le ho sostituite con dei post-it con brevi liste della spesa, con qualche frase di incoraggiamento, qualche disegno stupido.
Ho ascoltato un sacco di conversazioni di circostanza da chi voleva solo che io stessi bene, mi sono sentita dire che forse eravamo davvero perfetti io e te, ma non perfetti per stare insieme.
Mi sono sentita raccontare la storia del tutto passa, e ho capito che tu passi un sacco di volte, e ogni volta in una parte diversa dello stomaco e della testa.
E intanto passavano i mesi, che sono diventati anni, e tutto quel tempo che credevo di avere ancora a disposizione è diminuito drasticamente.
Le cose vanno meglio, ma lentamente, molto, troppo.
Scanso chiunque ora, mi aggrappo ai loro difetti che ancora non conosco, schifo i loro pregi che ancora non ho scoperto, mi sento dare della stronza, mi sento dire che chiedo troppo, ma sono loro a non essere abbastanza.
Io non sono più io, perchè tu, purtroppo, rimarrai sempre tu.
Alessandro è stato il mio primo e unico amore, fino a tre anni fa. Eravamo solo noi due, complici, belli da morire ma quando poi nella storia iniziano a mettersi in mezzo tante cose e sei stufa sempre di lottare da sola, preferisci far scivolare via tutto. Anche se fa male, anche se la notte non dormi, mangi poco e il tuo cuore è freddo. L'importante è che lui sia felice.
Comunque mi presento. Sono Giorgia e ho 23 anni. Vivo a Roma da quando sono nata praticamente. Ho finito la scuola ma non mi andava di continuare l'università, per cuo grazie a mio padre, lavoro stabilmente in un negozio di assicurazioni. Non sono molto alta, castana e ho gli occhi grandi, "che ci si vedono cose buone", mi diceva sempre Alessandro.
Il giorno fatidico della nostra separazione è passato, finalmente.
Faccio colazione con cornetto e marmellata e dopo poco mi avvio al lavoro. Sarà una luuuunga giornata.

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Spazio autrice.

Allora che ve ne pare??? 😘😘
Vediamo cosa succederà. Intanto ho un po' di FF da dedicare 😉 questa è la prima.

-maldivivere- questa é per te 😘♥️

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