10.

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Sono passati due mesi da quando io e Marco ci frequentiamo. Mi fa sentire bene, mi sento voluta bene ma c'è un peró.. non è Alessandro.
Non lo è affatto. Talvolta spero sempre che faccia qualcosa che me lo ricordi, un suo comportamento ma niente non vedo qualcosa simile. Zero.
Oggi non riesco neanche a concentrarmi e tutti i conti mi vengono sballati. Che palle.
"Ei Gio" mi chiama Marco. Alzo la testa e lo guardo "stasera c'è una festa. Ti va di andarci??" Mi chiede.
"Ma si perchè no" faccio spallucce. Mi servirà distrarmi un po. Devo pensare bene a quello che sto facendo. No più che altro devo scordarmi per un po di Ale e dei suoi centomila pregi.

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Cassandra mi ha scritto se voglio andare a ballare in discoteca stasera. Non mi va più di tanto. Ma forse è un ottimo modo per dimenticarmi qualche ora della mia ex, e smetterla di fare paragoni inutili. Tanto noi non torniamo. Non torniamo, non ci ameremo più, non ci incontreremo. Basta Alessà smettila, hai Cassandra ora, non c'è bisogno che pensi ad un'altra.
Sbuffo e guardo il cassetto dove ho messo la lettere un sacco di tempo fa. Quanto sono stupido. Sto qui a piangermi addosso senza sapere il perchè. Mi manca un po, ma devo lasciar correre. Non ho più il suo numero, l'ho cancellato, non so neanche dove sia in questo momento. Spero solo lei sia felice, anche senza di me..

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Eppure si amavano, quei due. Davvero, e forte.
Su un'altalena d'incertezze laceranti e sintonie estatiche. Tra delusione e illusione, fughe e ritorni, oscurità e scintillìi.
In un ciclo crudele e dolcissimo, spossante d'inesorabilità, e avvelenato d'eterno: trovarsi - perdersi - allontanarsi - tornare a perdersi - cercarsi - e ritrovarsi. E poi, di nuovo, perdersi. Senza sosta.
Ogni bacio echeggiava di una sinfonia d'amore e morte. Aveva in sé il sapore della fine e il gusto dell'inizio. La speranza dell'alba e la malinconia del tramonto.
Un equilibrio costantemente in bilico. Tormentato. Da una strana sofferenza. Una sofferenza che, in alcuni istanti, si sublimava in un qualcosa di molto simile alla gioia, anzi addirittura più dolce della gioia stessa...
Quei due, visceralmente intrecciati l'un l'altro. E inevitabilmente persi, dentro se stessi.

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