Mi sveglio finalmente nella speranza che il primo giorno di scuola non sia di merda. Alzata dal letto, vado subito in bagno a fare una doccia e poi torno in camera a vestirmi. Oggi indosso una t-shirt bianca, dei jeans neri strappati quasi ovunque davanti e un giubottino di pelle accompagnati dalle Nike nere. Già, sono molto colorata. Mia zia dorme ancora, quindi la chiamo e le dico che sto andando a scuola insieme a Gretel e Marie. "Sono tutti così simpatici li, uno in particolare è così bello." queste sono le parole che escono dalla bocca di Gretel. "Ma che vi è preso? State sembrando delle galline." rispondo io. È vero, non erano così. Capisco volevano cambiare, ma non così. Mi lasciano sola, perché a modo loro le ho offese, e quindi mi tocca far la strada sola. Sono ormai arrivata, è così grande. Non sembra così male, non un carcere almeno. Fuori c'erano tante ragazze della mia stessa classe che mi danno il benvenuto: non sono le solite perfettine. Sono vestite normalmente, un paio di jeans e una maglietta qualunque. Mi stanno simpatiche di già. "Tu dovresti essere Alice, ci aspettavamo fossi diversa." mi dice una ragazza. Penso che si chiami Esme, "Oh sì, una ragazzina del cazzo piatta, bionda, con vestiti floreali e la voce stridula? No, grazie." queste ragazze ridacchiano: chissà cosa pensano. Boh, intanto suona la campanella e quindi mi imbarco per i corridoi. Mi dicono di andare nell'aula 3, mi pare e quindi seguo Gretel e Marie e tutta la fila. "Perdonatemi, non vi insulto più." dico con sarcasmo, tanto non lo capiscono. Mi perdonano e finalmente arriviamo in quest'aula. Entra il professore, è veramente bello. Mi sono persa tutto ciò? "Buondì ragazzi, oggi con noi vedo che c'è una nuova ragazza, Alice. Vieni qui." che palle. Mi alzo e mi metto davanti a tutti. "Dai, presentati. Sai parlare la nostra lingua?" ma scherzano? ne so più di loro. "Parlo questa lingua da quando sono nata, mia madre era di qui, mio padre italiano. Ma abbiamo sempre e solo parlato in inglese. Comunque, mi chiamo Alice e blablabla. Lieta di essere vostra compagna." il professore mi guarda stupito dall'accento uguale al loro e mi fa cenno di sedermi, infine passiamo due ore così.
------
Matt's pov.
Mi sveglio un'ora prima che potesse suonare il telefono, eh ci credo: ho dormito un sacco. Ora non sono più incazzato e penso solo a divertirmi e prendere in giro i ragazzini. Quindi, vado a vestirmi velocemente (devo comprare la colazione solo, che due palle) e andare. Indosso una t-shirt nera stavolta, un paio di jeans normali e le solite Nike bianche. Sono indeciso se mettere il giubottino di pelle o no. Infine lo metto. Esco subito da casa e mi dirigo a scuola. "Ehi, togliti dal cazzo!" urlo a un ragazzo in mezzo alla strada. Posteggio la macchina che ieri avevo lasciato riposare perché non funzionava ed entro a scuola. Ho due ore di latino, che sfiga. La prof spiega ma io la prendo solo in giro, tutti ridono se lo dico io e se non lo voglio si fermano subito.
Ahh, che bello. Finalmente fuori. Intanto vedo un ragazzino appoggiato al mio armadietto come se niente fosse. "Allora, togliti di mezzo." dico io cercando di sembrare calmo. Il ribelle mi dice di no e allora devo per forza prenderlo per il colletto delle maglietta e alzarlo con tutta la mia forza. Lo sbatto in un altro armadio mentre ce l'ho sempre tra i pugni e lo minaccio di non azzardarsi mai più. Solo dopo mi rendo conto delle voci che provengono alla mia destra. Una ragazza, non molto alta ma nemmeno bassa, dai capelli scuri e gli occhi di un verde scuro, mi urla contro.
------
Alice's pov.
Notò un cretino che bullizza un ragazzino solo perché era nel suo armadietto. Lo sbatte nel mio e lì divento cieca dai nervi. "Ma ti levi dal mio armadietto?" gli urlo. "Sei per caso sordo? Ma te le lavi le orecchie la mattina?" continuo io. Tutti quelli nel corridoio mi guardano con fare spaventato, come se non dovevo dirgli nulla. "Beh? Voi che guardate?" concludo. "Uuo. E tu chi saresti?" mi chiede lui. "Alice, piacere mio." faccio un inchino sarcastico. Fa uno strano sorrisetto e poi continua: "Ma, tu dovresti essere..." lo fermo e continuo la frase annoiata: "Bionda, magrissima, coi vestiti floreali e ritardata mentale? Oh, e anche che non dice una brutta parola per mamma e papà? Ti sbagli." ride di nuovo. "Beh, non hai comunque il diritto di rivolgerti così a me!" mi dice lui cercando di spaventarmi. Io lo guardò e dopo un po' dico: "No, aspe. Volevi spaventarmi? Oh cazzo che paura. No aspe, scusami scusami non lo faccio più. No, anzi..." mi interrompe. "Basta, così..." faccio un sorriso soddisfatto. "Ora lascialo stare e smettila di fare il coglioncello con tutti." mi guarda stupito. "Hai davvero fegato a rivolgerti così a me." si vanta lui. "Mi sa che la mamma da piccolo ti dava latte per cretini modesti. Tanto per farti capire, qui siamo TUTTI UGUALI e facciamo qualunque cosa vogliamo. Quindi, puoi provare a far spaventare tutti, ma a me, sicuramente no." poso nel frattempo i libri nell'armadietto e me ne vado soddisfatta. Intanto lui rimane stupito di tutto ciò e rimane immobile nel corridoio.Ehy guys! Sono qui a pubblicare un ennesimo capitolo, della mia storia ormai preferita. Vi sta piacendo la storia? Commentate e lasciate una stellina se vi va. BACI🌹
STAI LEGGENDO
||Innamorata del bullo della scuola|| ;Wattys2018;
Fiksi RemajaAlice, la ragazza italiana che ha avuto un brutto passato alle spalle, decide di trasferirsi insieme alla zia a New York. Frequenterà il secondo anno di liceo, dove si scontrerà con Matt, il bullo della scuola. Una ragazza così coraggiosa e testarda...