XIV-Non guardare giù

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Mentre le nostre compagne distrassero i quattro motociclisti, noi vedemmo apparire l'iscrizione appesa sulla parte più alta dell'arco, tipo come i simboli delle olimpiadi appese al tower bridge di Londra nel 2012:

SOLO SFIORANDO LE NUVOLE
VI AVVICINERETE ALLA REALTÀ IDEALE.

Qui non ci volle Lawliet per capire che sarebbe stata insensata la scelta di usare l'aereo e volare alla ricerca della tessera. Dovevamo salire e salire verso il cielo, ma senza attraversare le nuvole. E dato che ogni tessera era ubicata nel luogo della sua iscrizione, non ci restava altro che raggiungere il punto più alto di Parigi: la cima della tour Eiffel. Aiutate le altre dai nostri quattro piu grandi rivali, ci recammo con un ennesimo taxi verso la torre. Se non fosse stato per il fatto che lottavamo per la salvezza, non ci avrebbero fatto accedere al piano più alto in assoluto. Utilizzate le scale dove possibile, prendemmo poi l'ascensore, fino a raggiungere la punta. Non ero mai stato cosi in alto, esclusi i voli in aereo. Soffrivo di vertigini, e vi assicuro che non fu affatto piacevole. Per poco non mi venne da rimettere.
<<Ehi Nate, certo che sei proprio una femminuccia>> disse Lizbeth ridendo quasi a crepapelle.
<<Zitta che tu le soffri più di lui. Vogliamo scommettere?>> Ilary indusse Beth a guardare in basso.
<<Ma che dici? Io non... Oh mio dio...>> Beth si accasciò, sul pavimento in ferro. Fortunatamente mia madre portò qualche farmaco che la fece sentire meglio una volta sveglia.
Nonostante stessimo in cima alla torre, non c'era ancora traccia della tessera, eppure doveva essere li. A un certo punto Law mi disse una cosa che ci portò alla soluzione:
<<Invece di guardare in basso, che non fa altro che peggiorare la vostra situazione, perchè non guardate in alto?>> alzammo tutti lo sguardo, e improvvisamente cadde dalle nuvole la tessera virtuale ricercata. Law aveva involontariamente trovato il punto in cui era nascosta. Un genio anche d'istinto. Il pezzo, cosi come il primo, aveva un angolo. Ne rimanevano due per comporre una figura quadrata oppure rettangolare.

Scesi dalla torre tornammo immediatamente verso l'aeroporto, decisi a trovare al più presto altre tessere, speranzosi che Mike avesse ricevuto qualche rallentamento. Eravamo consapevoli che se non avessimo scoperto il suo segreto( che doveva esserci per ragioni logiche) avrebbe concluso la caccia. Ma le domande aumentavano, saremmo stati sicuri che papà avrebbe liberato tutti una volta completato questo terribile gioco? Un mio presentimento mi portava a credere l'opposto, ma volevo avere fede, e soprattutto, volevo conoscere in fondo la vera intenzione di papà. Law e Beth quindi si misero alla ricerca del metodo di Mike, sfruttando ragionamenti e studiando ancor di più l'algoritmo degli occhiali. Esclusero a priori che il dispositivo fosse stato hackerato, al fine di imporre ad esso di trovare luoghi vicinissimi, data l'estrema sicurezza dei dispositivi odierni. Recentemente infatti si trovò un sistema di sicurezza universale, per ogni tipo di dispositivo, che inducesse essi a disattivarsi totalmente in caso di tentata manomissione. L'attivazione sarebbe poi stata resa possibile dai soli rivenditori. Nel caso in cui una persona avesse portato un dispositivo in questo tipo di condizione, sarebbe stata identificata e mandata incontro a una pesante sanzione. Con questo sistema sono stati catturati i peggiori hacker del mondo, arrivando al 2029 che non se ne registrò nessuno se non sui vecchi dispositivi quali le antenate console, addirittura quasi fuori commercio. Si impegnarono a fondo, dalla partenza in poi. A questo punto per un po' avremmo dovuto darci da fare solo io e Ilary, e la mamma eventualmente. Ma in compenso, una volta conosciuto il metodo, avremmo sicuramente superato Mike. Decollammo subito, con il DWG che questa volta rilevò l'Italia. Era uno dei paesi che più adoravo in assoluto. Li ci abitavano i miei nonni paterni. Era da un po' che non li sentivo, chissà come stavano, soprattutto dopo la brutta notizia. La nostra meta fu Roma, mentre i nonni abitavano a Napoli. Lawliet appena sentito ciò ci chiese di atterrare assolutamente prima nella città partenopea, e andare a far visita a loro. Solo dopo mi resi conto che era prossimo all'ingresso nell'FBI, e che suo cugino Julius ricopriva un alto rango nell'organizzazione. Il mio migliore amico, con il nuovo aiuto della sua nuova fidanzata Beth, voleva interrogare i nonni per cercare qualche informazione utile che aiutasse nella ricerca di mio padre.
<<Nate, so che per te è molto dura, e so che vorresti proteggere i tuoi cari, ma devi lasciarmi incontrare i tuoi nonni. Se sono fortunati, e avrò la piena certezza che non hanno minimamente collaborato con tuo padre, saranno completamente liberi. Farò del mio meglio, fidati di me!>> mi disse con uno sguardo di uno che sapeva cosa stesse facendo.
<<E va bene, mi sono sempre fidato di te, e non me ne sono mai pentito. Conto su di te>>. Law mi rivolse avanti un pugno chiuso, a dire "andrà tutto bene amico". Dunque facemmo una deviazione, allungando di poco il viaggio e atterrando all'aeroporto di Capodichino. Forse non lo sapete, ma grazie a mia nonna ho imparato un bel po' di italiano, e questo fu uno dei motivi per cui adoravo venire in questa nazione. Se poi si parla di Napoli, città in cui sono già stato, aldilà di tutte le maldicenze, è una città dalla bellezza unica. Speravo tanto di avere il tempo necessario di portare Ilary in qualche pizzeria e farle provare la pizza originale, dato che aveva sempre sognato di farlo.
<<Ma quello è un vulcano?>> domandò Ilary.
<<Si, il suo nome è Vesuvio. È uno dei vulcani più pericolosi d'Europa, anche se non erutta da ben 87 anni>> le risposi.
<<Ah beh, mi chiedo come faccia ad essere pericoloso se è spento>> disse ridendo.
<<Chi ha mai detto che è spento?>> disse mamma facendo un occhiolino a Ilary, la quale sembrò rabbrividire, e in un attimo mi prese il braccio e lo strinse forte.
<<Non voglio che ricominci... Ti prego Nate... Facciamo presto in questa città>>Mi disse a bassa voce tremando. Mi chiesi cosa avesse.
<<Scusa, mi sono lasciata prendere dal panico. È che ho vissuto in passato una pessima esperienza con un vulcano, in una zona in cui abitavo ancor prima di andare a Los Angeles>> Da li compresi tutto. Ammetto di non aver mai assistito ad una eruzione dal vivo, deve essere terribile. Posai lo sguardo su Beth, la quale come mi aspettavo rimase un po' turbata, ma invece di tremare assunse un'espressione di rabbia.
<<Non preoccuparti, non succederà nulla>> la rasserenai.
<<Grazie Nate>>.
Detto questo sorvolammo e ci dirigemmo verso la casa dei nonni, che si trovava nei pressi dello stadio della squadra di calcio.
Fine capitolo XIV

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