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(Ascoltate il video di sottofondo mentre leggete)

Una settimana dopo l'incidente.

Harry.

Un leggero bussare gli fece voltare la testa in direzione della porta della stanza.
Era seduto da ore in posizione composta e rigida sul letto,messo già in ordine dalla cameriera quella mattina.

«Chi è?»
Il ragazzo chiese con voce fredda e apatica,alla persona dall'altra parte della porta.

«Sono Iris,ragazzo.»
Un sospiro tremolante lasciò le sue labbra,prima di dare il permesso all'anziana signora di entrare con un "Avanti" insicuro.

Appena varcò la soglia,la donna portò subito lo sguardo sul letto,sapendo che lo avrebbe trovato lì,ma questa volta non lo vide nascosto sotto le coperte come tutta la settimana appena trascorsa,dopo il terribile naufragio che aveva portato con sè un migliaio di morti.
La guardò sperando nell'ottenere qualche notizia della sua famiglia.

«Che cosa voleva riferirmi Iris?Sono arrivate notizie di mia sorella?»
Il viso del ragazzo si illuminò alla speranza di poterla riabbracciare ed essere riavvolto dal calore e profumo che lo facevano tranquillizzare fin da piccolo.
Quel signor Crellin,durante l'intervista,aveva affermato solo che quella donna chiedeva solamente di occuparsi della sorellina Sarah che era la medesima bambina che aveva portato in salvo e quindi in conclusione quella non era la sua Gems.

Non sapeva se esserne contento o non.

Da quel giorno aspettava notizie,chiamate o lettere,qualsiasi cosa o mezzo attraverso cui poteva avere contatti con la sua famiglia.In quei giorni seguiva più assiduamente i programmi televisivi,in modo particolare i notiziari,cercando di scorgere la sua Gemma.

«No,signorino,mi dispiace.»
A quelle parole il fanciullo abbassò il capo per iniziare a giocherellare con la stoffa pregiata del copriletto a ricami floreali.Si morse il labbro per trattenere la crisi di pianto che cercava di abbattere le sue poche forze rimaste ancora intatte.

«Ho notato che si è alzato dal letto,pensavo che ormai non vi sareste più uscito.Vi siete anche vestito!Avete fatto progressi.»
Disse lei prendendo posto di fianco al ragazzo e ridendo leggermente.

Per Harry,quella mattina,era la prima volta che si vestiva in modo presentabile,ma i colori più svariati che amava indossare erano stati risucchiati dal nero monotono che lo ricopriva quel giorno.
Diceva sempre che quel completo era quello che odiava di più fra tutti,perché trasmetteva solo tristezza e solitudine che lui aveva sempre odiato come sensazioni,essendo un ragazzo dalle mille sfumature positive.

In quel momento trovava solo questo indumento adatto al suo stato d'animo.

«Harold non siate triste.»
Un singhiozzo rimbombò per l'intera stanza,mentre le lacrime iniziavano ad invadergli gli occhi tristi:era impossibile trattenersi quando qualcuno glielo diceva perché in un modo o nell'altro gli veniva ricordato il vuoto che si era impadronito del suo cuore.

La donna posò la mano sul ginocchio del fanciullo,stringendolo tra le dita esili per dimostrargli la sua presenza.
Provò anche ad abbracciarlo,ma il ragazzo,con lo sguardo ancora chino e le lacrime che cadevano sul suo completo nero,intercettò quel movimento e si scostò giusto in tempo per evitarlo,alzandosi da quello che era stato per un tempo,a lui infinito,un rifugio.

«Non mi toccate!»
Urlò dirigendosi verso il centro della stanza,guardandosi intorno in modo disorientato.
La balia non poté nascondere sul suo viso la sorpresa e lo sconforto a quel gesto che lei non avrebbe mai collegato al suo piccolo angioletto riccio,ma dovette ricredersi:quello non era più il suo angioletto pieno di vita e affettuoso e,questa improvvisa trasformazione la intimoriva e non poco.

The orphanage {l.s.}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora