XII

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[Per favore leggete lo spazio dedicato a me, grazie]

Era quella la sua morte?

Si sentiva librare come se in quel momento stesse sfiorando le candide nuvole che raramente decoravano il cielo britannico, il cielo di casa.

I suoi occhi li tenne ancora chiusi, ma nonostante ciò percepiva, attraverso il sottile velo delle palpebre, la luce sotto forma di colori rossastri.

Era lieta la morte?

Aprì gli occhi con uno scatto, ma la luce era troppo intensa per permettere di tenerli completamente aperti.

Quella luce era troppo contrastante a quel buio che regnava in lui.

Abituato a quello spruzzo di raggi solari accecanti nell'aria, li spalancò osservando l'ambiente circostante prendere forma sotto i suoi occhi.

Si trovava in una stanza dalle mura di un bianco ormai marcio, ma il tutto era allietato dal cinguettio melodioso dei volatili.

Voltò il capo verso destra, notando che la fonte di principale luminosità proveniva a da lì: una finestra, composta da un mosaico di vetri colorati che davano corpo ad un angelo dai capelli biondi che stringeva tra le candide dita una bianca calla.

«Ti sei svegliato, vedo.»
La sua testa scattò dal lato opposto per notare in tempo la porta essere chiusa dietro una figura dalle sembianze divine con una pelle che sembrava riflettere luce propria che avrebbe confortato al solo sguardo la persona più irrequieta del mondo, se non dell'universo.

«Ciao Harry.»
Un sorriso luminoso tanto da essere visto anche dai malvedenti nacque su quelle labbra piene e rosee, mentre con passo leggiadro si avvicinava al letto, su cui si era appena accorto di giacere avvolto da delle lenzuola che profumavano di gelsomino.

«C-chi sei e come sai il mio nome?»
Domandò schiarendosi la gola e raddrizzando il busto contro la parete retrostante. Osservò quella ragazza dai grandi occhi blu prendere posto al termine del materasso e piegare il capo all'indietro mentre rideva tessendo un suono dolce e gioioso nelle orecchie del ragazzo.

La donna si copriva la bocca con quella mano sottile e dai lineamenti prettamente femminili, mentre i capelli danzavano coordinati dai movimenti del capo.
Dopo qualche minuto le risa si affievolirono, ma lasciarono incise sulle labbra della fanciulla il sorriso luminoso.

«Harry, non ti ricordi più di me?»

Harry aggrottò le sopracciglia osservando ogni lineamento cercando nei suoi ricordi un viso della medesima bellezza, ma l'unica cosa che si mostrò fu un insieme di immagini che si susseguirono.

Immagini confuse che scorrevano sempre più veloci.

I colori che si confondevano tra loro, lasciando la predominanza al rosso, nero e bianco sporco.

La velocità aumentava, accompagnata da urla strazianti di bambini.

Si afferrò il capo stringendo i capelli al livello delle tempie.

Sembrava che di lì a poco i suoi neuroni implodessero per autocombustione a causa del surriscaldamento riportato da quelle immagini che si muovevano sempre più veloci, le grida nella mente e il ricordo del dolore provato.

In sottofondo sentiva una melodia che nonostante lui cercasse di concentrarsi per distinguere quella dalle urla infantili, non ci riusciva, ma gli era molto familiare.

Era come... una ninna nanna.

Vedeva a tratti delle figure che sembravano legarsi tra loro, vedeva qualcosa non ancora identificato muoversi tra le ombre che si inoltravano tra i meandri della mente.

The orphanage {l.s.}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora