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Il respiro era leggero come un soffio di vento primaverile che emetteva una musicalità propria, dolce come il canto del fringuello che esibiva la propria dote all'esterno, libero di fuggire in ogni secondo.

Il corpo di Harry era abbandonato sul letto ad osservare il soffitto, senza neanche porvi tanta attenzione.

Stava solo ascoltando il suo respiro, il suo debole respiro che nonostante tutto emetteva un suono nascosto che perv le persone più frenetiche era impossibile osservare un tale minimo dettaglio.

Non avete mai provato quel momento di apatia in cui ci si concentra su tutto fuorché sui veri problemi?

Al ragazzo in questo periodo capitava molto spesso, specialmente le mattine che, come quella, si svegliava con la luce candida che irradiava la stanza, dando modo alle ombre di nascondersi da essa.

(Adesso vi consiglio di ascoltare il video)

Sentiva il suo corpo essere diventato un tutt'uno con il materasso morbido che sembrava quasi risucchiarlo, di rapirlo dalla triste verità che cercava di addentrarsi nella sua mente che in quel momento riposava nella sua quiete.

All'improvviso non sentì più il suono del suo respiro diffondersi nell'aria, non sentì più l'armonia elaborata da quel piccolo volatile che era poggiato sul ramo, non sentì più la pace sovrastarlo: solo il suono del condotto dello scarico risuonare in quel silenzio improvvisato.

Harry socchiuse gli occhi inspirando quella frescura mattutina che avvolgeva l'esterno del suo letto per poi alzare le coperte ed esporsi ad esso.

Freddo.

L'unica cosa che veniva percepita dai suoi sensi da quando si era trasferito in quell'orfanotrofio.

Afferrò la camicia bianca, il maglioncino color panna e il pantalone grigio che aveva piegato ordinatamente sulla sedia di fianco al comodino.

Si vestì con estrema lentezza, osservando come i capi filassero armonicamente con il suo corpo ed una volta sistemato tutto in ordine, scese la prima rampa di scale, raggiungendo il pianerottolo dedicato interamente alle ecclesiastiche.

Intraprese la scala in marmo, osservando di sfuggita il suo aspetto negli svariati specchi di un certo pregio appesi alle pareti.
Si sistemò la chioma riccia con una mano, mentre a passi svelti raggiunse la mensa.

La stanza ampia lo era ancora di più con il silenzio e il vuoto che regnavano in quel luogo.

Sembrava che nessuno si fosse alzato quel mattino di giugno e, essendo ancora vuoto ogni posto ai tavoli, decise di concedersi una piccola pausa bagno, dato che quella mattina non ne aveva ancora usufruito del servizio.

Una volta fatti i suoi bisogni e inumidito il viso ancora assonnato, ripercorse quel piccolo tratto di corridoio che ci voleva per raggiungere la mensa, da cui udiva, già in lontananza, dei rumori.

Appena attraversate le due ante spalancate, poté osservare con i suoi occhi stanchi che la stanza era quasi piena, nonostante fino a qualche minuto prima fosse deserta.

Con gli occhi attenti osservò ogni tavolo di forma rettangolare alla ricerca di un posto in cui poter fare colazione.
I posti erano pochi e di certo optare per una sedia più piccola per bambini non era il massimo.

Mentre osservava l'ampia sala incrociò il suo sguardo che era fisso su di lui.
Arrossì e lo spostò verso qualche altro tavolo, fino a scorgerne uno con un posto libero di fianco ad un ragazzo con la testa china su un libro.

Si incamminò verso quel tavolo con ancora la sensazione di essere osservato da quegli occhi blu e raggiunse la sedia libera che era ben sistemata al lato destro del ragazzo.

The orphanage {l.s.}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora