Capitolo 1

1.4K 71 10
                                    

La vita da leader non era e non sarebbe mai stata semplice, ma nonostante questo mi imponevo di essere sempre perfetto in qualsiasi decisione e sicuro nell'agire, senza lasciare agli altri la libertà di fare qualche movimento al mio posto.
Possedere una grande attivitá illegare era ovviamente una responsabilità enorme, ma io, Park Jimin, avrei potuto controllare questo e altro. 
In questo genere di commercio, dove la polizia era soltanto un avversario facilmente reprimibile con una mazzetta di soldi in più del solito, ero conosciuto da tutti, temuto per la mia impassibilità verso gli altri essere umani.
Le voci su di me erano davvero tante, alcune false mentre altre vere, ma non mi dispiaceva. 
Mi descrivevano come un carnefice, un ragazzo entrato in un giro poco raccomandabile troppo giovane che stava abusando del suo potere per potersi comportare da bullo con i deboli; altri, invece, mi classificavano come il più grande boss nel campo della droga di tutta la Corea.
La maggior parte delle persone, ovviamente comprese tra quelle coinvolte in questo mercato di stupefacenti, avevano paura di me e di ogni mia possibile decisione, e sinceramente sentirmi temuto mi appagava a livello mentale. 
Forse, se dovevo essere sincero, soltanto un soggetto mi recava una buona parte di problemi: Kim Taehyung, il leader di un'altra grande Organizzazione mafiosa, nonché concorrente e rivale della mia.
Non lo avevo mai conosciuto di persona, ma grazie alle mie spie ero riuscito a studiare un quarto del suo carattere e modo di ragionare. 
Pareva avere una mente molto complessa, astuta, coronata da una miriade di atteggiamenti differenti che rendevano impossibile identificarlo con esattezza.
Persino io, che modestamente ero Park Jimin, non ero stato in grado di capire quella sfumatura di comportamenti, le strategie da lui adottate che, nonostante sembrassero strane e banali, conducevano sempre all'obiettivo. 
La prima volta che avevo sentito pronunciare il suo nome, ero rimasto piacevolmente incuriosito nell'ascoltare come un altro ragazzo giovane, seppure dall'aspetto anonimo per la maggior parte della gente, avesse delle doti così sorprendenti nel suo lavoro; sapeva nascondere le sue tracce ancora prima di aver completato le operazioni, per non parlare di come sparissero casualmente tutti i suoi nemici.
Le parole nei suoi confronti mi avevano portato a pensare che fosse un leader a cui portare rispetto, senza scrupoli quando doveva uccidere, sempre intenzionato a portare a termine le proprie ambizioni. 
Inizialmente pensai persino di stipulare un patto con lui, magari per creare un'unica Organizzazione ancora più forte e grande, ma iniziai ad odiarlo ancora prima di potermene rendere davvero conto.
Cominciò tutto più o meno nove mesi fa, in un martedì sera verso le quattro di notte, quando uno dei miei furgoni usati solitamente per il trasporto della droga, che portava una grande quantità di merce per un cliente alquanto importante, forse quello che mi avrebbe potuto segnare una grande svolta nella mia vita, venne sabotato da alcuni complici di Kim Taehyung, causandone la distruzione per colpa della mancanza dei freni. 
Il giorno seguente lo passai nel peggiore dei modi, pieno di rabbia e allo stesso tempo triste, sentendomi in un certo senso feritodal gesto di quel ragazzo che, esattamente fino a non poche settimane prima, consideravo come una sorta di punto di riferimento.
E fu proprio in quegli attimi che giurai di fargliela pagare, di ucciderlo nel peggiore modo per donargli l'onore di subire sul fisico almeno un terzo del dolore che avevo provato per un'ambizione distrutta. 
Ma per il momento, fino a prova contraria, avrei anche potuto accettare dell'idea di chiedere una sorta di aiuto per la cattura di Kim Taehyung, che secondo i miei piani, dopo essere stato portato da me, avrebbe subito le peggiori torture.
Essendo ovviamente Park Jimin, un genio assoluto del male, avevo già fatto chiamare il mio miglior uomo per assegnargli la missione il prima possibile; avevo così tanta voglia di vendicarmi che mi tremavano le mani al solo pensiero. 
Il mio rapido flusso di pensieri venne spezzato dal lieve rumore della porta, che si aprí rivelando la figura slanciata della stessa persone che aspettavo di vedere con impazienza.
"Mi hai fatto chiamare?" 
Nel suo tono percepii una nota di risentimento, una sorta di incrinazione facilmente conducibile al fastidio.
"Sì, Jungkook, e cerca di portare rispetto, ricordati che sono il tuo capo" 
Appoggiai entrambe le mani sopra le gambe, strofinando i palmi sopra i pantaloni di pelle lucida.
Avevo un debole per tutto ciò che veniva fatto in quel materiale, e proprio per questo indossavo quasi sempre pantaloni e giacche di quel tipo. 
Oltre a donarmi un aspetto da leader, contribuiva a rendermi maggiormente attraente.
"Non dormo da due notti per controllare gli spostamenti del signor Lee, nonchè il soggetto che mi hai incaricato di spiare per ogni fottutissima ora del giorno, e adesso sono talmente stressato che risponderti con un tono adeguato mi comportarebbe un peggioramento mentale." 
Jungkook era sempre stato un ragazzo schietto, pronto a dire i propri pensieri senza dare particolare importanza alle conseguenze, esattamente come in quel momento.
Se dovevo essere sincero, con lui ero molto piú "gentile" di quanto volessi esserlo in realtá. 
Nel caso una qualsiasi altra persona mi avesse risposto in quel modo, conoscendomi alla perfezione, lo avrei ucciso con le mie stesse mani, ma con Jungkook era completamente diverso.
Era stato il primo ragazzo a credere in me, nelle mie potenzialità, il solo ad accompagnarmi in tutta la mia scalata verso il successo nel campo della droga. 
Lo avevo conosciuto molto anni prima, quando la mia attuale vita era soltanto un sogno lontano, ed eravamo diventato amici ancora prima di quanto immaginassi; il lato sorprendente di tutto questo era che, facendo riferimenti all'io di quel periodo, era strano che avessi avuto voglia di conoscere nuova gente, soprattutto con il rischio di imbattermi in ragazzini strafottenti con la presunzione di essere meglio soltanto avendo i genitori ricchi, ma avevo capito fin da subito che Jungkook non rientrasse in quella categoria.
Adesso, all'interno della mia grande Organizzazione, era senza dubbio il miglior uomo di tutta la squadra: era abile, intelligente, elegante nello svolgere i compiti e sempre pronto davanti agli imprevisti. 
Soffermai lo sguardo alcuni istanti sui suoi capelli corvini, leggeramente spettinati sulla fronte, per poi scendere e posare l'attenzione nelle sue iridi dense, cariche di emozioni, nel vano tentativo di scrutare i pensieri residenti nella sua mente.
"Lascia perdere il signor Lee." 
Esordii dopo un periodo di tempo fin troppo prolungato, il polpastrello dell'indice a tracciare un cerchio immaginario sulla coscia fasciata dai jeans.
"Ho qualcosa di molto meglio per te, Jungkook" 
Quella frase aveva un qualcosa di altamente perverso, e il suo sguardo confuso rappresentò al massimo la mia considerazione.
"Di cosa si tratta?" 
Iniziava a piacermi quella scintilla di curiosità nei suoi occhi.
"Ti occuperai di Kim Taehyung" 
Mi rivolse un'espressione sorpresa, vagamente confusa, come se non riuscisse a credere alle mie parole.
"Non dovrai fargli del male, ma portarlo da me" 
"Ma cos-"
"E non puoi rifiutarti" 
Mi morsi il labbro inferiore lentamente, osservando i suoi occhi con maggiore attenzione, fino a perdermi in essi per qualche istante.
"Ma io-" 
"Sono il tuo capo e non puoi sottrarti in nessun modo da questo incarico, sappi che mi fido di te, Jungkook"
Non sembrava molto convinto, eppure non mi preoccupai minimamente: la fiducia che avevo nei suoi confronti mi dava la certezza che avrebbe completato il suo nuovo compito con successo. 
"Ma come faccio a...a portarlo qui?"
La lieve nota tremante nella sua voce, sintomo che avesse in parte timore di una mia possibile risposta, mi fece sogghignare ampiamente. 
"Non mi importa come, portalo qui e basta"
Annuii con la testa, posando subito dopo lo sguardo sul pavimento. 
In quel momento pareva smarrito, incapace di trovare un modo per completare l'incarico nel migliore dei modi, e se dovevo essere sincero mi faceva quasi tenerezza.
Ma negli attimi successivi, esattamente quando ripose lo sguardo nel mio, scrutai una scintilla di furbizia scoccare nelle sue iridi, intingersi di mille sfumature per rendersi indecifrabile. 
"Voglio una ricompensa"
Era sorprendente notare come il suo atteggiamento cambiasse da un momento all'altro, fino a pochi secondi prima era confuso e indifeso mentre adesso avevo uno sguardo talmente maliziosa da poter competere con il demonio. 
"Non ti pago giá abbastanza?"
Alzai gli occhi al cielo, prima di rilasciare un piccolo sbuffo. 
"Voglio il doppio di quello che guadagno solitamente"
A volte sapeva essere davvero stronzo, esattamente quando aveva la sicurezza di essere la mia unica scelta, ma mi andava bene così; dopotutto in questo modo mi dava la certezza che avrebbe portato a termine la missione. 
"Va bene"
Ero quasi sicuro di aver percepito il suo urlo interiore, dato che si trattenne palesemente dall'esultare. 
"E adesso sparisci, subito."
Aggrottó le sopracciglia al mio tono acido, senza scomporsi troppo: dopotutto, seppure fosse quello trattato "meglio" tra tutti, si era abituato al mio classico modo di relazionarmi con gli altri. 
Alzò gli occhi al cielo con un movimento rapido, seguito da uno sbuffo piuttosto sonoro e accentuato, e si diresse a passo rapido verso l'uscita.
Ero sicuro che usare determinati atteggiamenti avrebbe aiutato il mio gruppo a lavorare con maggiore interesse, e proprio per questo avevo risposto malamente a Jungkook. Non sapevo se in realtá fosse davvero così, non ero ovviamente uno psicologo, ma ero pur sempre Park Jimin, e Park Jimin aveva sempre ragione. 
Mi sedetti più comodo sulla sedia e portai entrambe le braccia intorno alla testa per sostenerla, sorridendo involontariamente al solo pensiero di completare un altro obiettivo.

◇◇◇

Era ormai qualche ora che attendevo con pazienza l'arrivo di Jungkook, e l'idea che si fosse fatto catturare cominciava a presentarsi nell'anticamera del mio cervello.
Sapevo con esattezza che fosse impossibile, dopotutto Jungkook era senza dubbio il migliore in qualsiasi tipo di lavoro, ma avevo una sorta di presentimento a turbarmi. 
Non mi era mai successo di sentirmi in ansia per una missione, perlopiù se non ero io in prima persona ad agire, e questa nuova sensazione mi stava mettendo in crisi; e se Jungkook avesse deciso di allearsi con Kim Taehyung?
No, era logicamente impossibile. 
Non avrebbe mai fatto una cosa del genere, lui era fedele, incapace di tradire il proprio capo.
Anche perché, se si fosse mai messo contro di me, lo avrei distrutto con le mie stesse mani. 
Jungkook mi considerava come una sorta di fratello maggiore ed ero convinto che il pensiero di allontanarsi dalla mia Compagnia non gli sfiorasse nemmeno gli antri del cervello.
Sbuffai sonoramente mentre le dita strinsero alcune ciocche tra le dita: quella era senza dubbio l'attesa piú insopportabile di tutta la mia vita. Sussultai quasi impercettibilmente al forte cigolio della porta, che andó a sbattere contro al muro dietro, rivelando la figura slanciata e snella di Jungkook. 
Sembrava un po' teso, ma doveva essere soltanto una mia impressione.
"Dov'é Kim Taehyung?" 
Scrutai una scintilla indecifrabile nelle sue iridi, ma anche questa volta decisi di non darci troppa importanza.
"Nella stanza dedicata alle torture" 
Persino il suo tono era particolarmenteacido.
"Ottimo" 
Sapere che Jungkook aveva completato una missione, come al suo solito, mi faceva sentire talmente contento da poter svenire.
Eppure percepivo qualcosa di strano in lui, si comportava in un modo diverso, ogni suo muscolo pareva irrigidirsi ogni qualvolta aprivo la bocca per parlare. 
Mi diedi un lieve slancio per alzarmi dalla sedia, ma la voce di Jungkook mi impedì di proseguire.
"Aspetta, capo, mi sembri molto teso" 
Accennò qualche passo nella mia direzione, lasciandomi palesemente perplesso, fino a posizionarsi davanti a me; poi incatenò lo sguardo nel mio per qualche secondo, infine riprese a muoversi e si piazzò dietro di me, posando di conseguenza le mani sulle mie spalle.
"Ma cosa-" 
"Non dire niente, capo, lascia fare a me"
Non mi aveva mai chiamato capo per così tante volte di fila, e questo mi rese particolarmente sospettoso. 
Appena Jungkook cominciò a muovere le dita in movimenti circolari sulla mia schiena, nell'evidente tentativo di farmi un massaggio, un brivido mi percorse tutta la colonna vertebrale.
Non avevo mai sperimentato questa sua abilità, e dovevo ammettere che era fottutamente bravo, sapeva muovere le mani con una delicatezza innata e soltanto questo scaturiva in me diverse emozioni. 
"Jungkook, da quando sei diventato cosí disponibile in questo genere di cose?"
Non mi diede una risposta, ma non l'attesi nemmeno con così tanto interesse. 
Socchiusi gli occhi per lasciarmi cullare dalle sue attenzioni, ma proprio quando credetti di rilassarmi del tutto, nell'arco di qualche secondo, mi ritrovai un fazzoletto umido sul viso e una mano a spingere con forza sul petto per tenermi fermo.
Avrei voluto gridare, dimenarmi e colpire Jungkook, ma le forze mi abbandonarono ancora prima che potessi realizzare cosa stesse succedendo. 
Non capivo più nulla, sentivo soltanto una sensazione di vuoto totale intorno a me.
Prima di addormentarmi totalmente, riuscii soltanto a scrutare un piccolo sogghigno sulle labbra rosse di Jungkook, adesso soltanto sfocate a causa della vista poco nitida. 
"Sogni d'oro, capo"
Per la seconda volta avrei voluto gridargli che, appena mi sarei ripreso, lo avrei picchiato talmente tanto da mandarlo all'altro mondo, ma il fazzoletto umido mi tolse ogni capacità di proferire parola. 
Bastardo traditore.

~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Salve~ Spero che questo primo capitolo/introduzione vi sia piaciuto^^ Ovviamente accetto commenti, anzi, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate ;) Approposito, cercherò di aggiornare una volta a settimana, ma in caso di problemi giuro che non supereró mai le due settimane XD

Not Today [VMIN]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora