OPS

112 57 1
                                    

Mugolo sentendo un corpo caldo addossato contro il mio madido di sudore.
Fa caldissimo e mi dimeno nel letto, ma nulla smuove la massa di pelle ed ossa che dorme addosso a me.
Apro appena gli occhi e noto che Abigail è accoccolata su di me che dorme.
I suoi ricci biondi ricadono su buona parte del suo viso e mi accarezzano il mento al minimo movimento.
Immancabilmente luccicano, avvolti dalla luce del sole che filtra dalle tende della finestra aperta per far cambiare l'aria carica di un odore acre e familiare: le sigaretta di Adrian.
A proposito... mi guardo intorno stando attento ad ogni minimo movimento.
Il mio compagno di stanza è miracolosamente sdraiato nel letto a un orario decente, ma con lui c'è anche...
Strabuzzo gli occhi e affilo lo sguardo quando riconosco una chioma di capelli riccissimi e indomabili accanto a quella di lui.
Scarlet?
Ma che è successo ieri sera?
Una fitta invade i miei pensieri e solo ora mi accorgo del mal di testa martellante che mi tiene compagnia.
Fantastico.
Mi concentro sul respiro di Abigail, irregolare e pesante, sembra ansimare invece che respirare...
Preoccupato le accarezzo i capelli e poi i miei ricordi rammentano la prima volta che è venuta in camera mia.
Andrew non devi pensare a questo.
Ieri sera...
Cerco di concentrarmi, ma il profumo ai frutti di bosco mi distrae e conduce la mia mente in altri mondi che è meglio non visitare ora come ora.
Le accarezzo dolcemente un braccio con l'indice e il battito del mio cuore aumenta al pensiero di quanto è morbida...
Basta.
Chiudo gli occhi, faccio un respiro profondo e poi sussulto sentendo un tonfo sordo.
Mi giro in quella direzione e Scarlet mi guarda con i suoi occhi verdi e brillanti.
Nel prendere il cellulare ha fatto cadere una bottiglia vuota di... vodka?
Puó essere...
"Scusa" mormora biascicando le parole.
"Stai bene?" la guardo cercando di muovermi il meno possibile per non svegliare questa illusione di lei fra le mie braccia.
"Si" sorride e sposta lo sguardo su Adrian che dorme senza togliere il braccio avvinghiato alla vita di mia sorella.
"A te non lo chiedo" sempre sorridente guarda Abigail, si alza e va al bagno
Il telefono di lei si illumina e colgo l'occasione per guardare l'ora, sono le 10 della domenica mattina.
Inspiro il suo profumo prima di baciarle la fronte.
"Abigail?" mormoro al suo orecchio mentre penso a quanto strana sia questa situazione.
Non stiamo insieme e lei non mi appartiene...peró...
La scruto scuotere la chioma di capelli e poi girarsi dall'altra parte.
Il suo corpo è rannicchiato su sè stesso e così sembra più piccola, quasi una bambina.
Mugugna qualcosa e poi si toglie le ciocche ribelli dal viso per mettersi a sedere e stiracchiarsi.
Guardo la sua schiena perfettamente dritta coperta dai morbidi ricci uguali fra loro come se fossero stati disegnati da Giotto.
"Buongiorno" mi sorride, i suoi occhioni sono cupi e prevalentemente marroni.
Acciuffa il telefono dal comodino e lo sblocca, le sue manine si muovono abili sulla tastiera del dispositivo per rispondere a un messaggio.
" 'Giorno" ricambio il sorriso e resto sdraiato incrociando le braccia dietro la testa.
Si alza e solo ora noto la mia maglia delinearle le curve dei seni e dei fianchi.
Raccoglie le sue cose e le mette nella borsa incespicando qua e lá.
Scarlet esce dal bagno con troppa tranquillità e mentre si abbracciano e mormorano fra loro io sposto lo sguardo su Adrian.
Dorme con la bocca aperta, in una posizione che io riterrei scomoda.
Sospiro e cerco Abigail con lo sguardo, ma se ne è andata senza proferire una parola con me.
Scarlet coglie il mio sguardo perplesso e viene ad abbracciarmi.
"Ha da fare..." sospira "comunque" mi guarda negli occhi esitante "sto con Adrian" soffoca un sorriso e studia il mio sguardo sbigottito.
"Lui?!" lo indico sorpreso e schifato, ma neanche troppo.
"Si" sussulta "puó diventare una persona apposto, ha bisogno di aiuto e di qualcuno al suo fianco" si alza per andare a sedersi accanto a lui ed accarezzargli i capelli.
Ma in che casini sono finito?

Il cortile principale è privo di vita, il sole splende oscurato a tratti da qualche nuvola e il vento che proviene dall'oceano e raggiunge l'istituto è rinfrescante.
Guardo dal basso dei dormitori la finestra della camera di Abigail e mi domando cosa starà facendo.
Sembra vuota anch'essa, ovvio: tutti durante il weekend escono per divertirsi e io no.
Persino Adrian ha trovato qualcuno con cui uscire, mia sorella.
León è al cinema con Irina, sono una coppia perfetta anche se ogni tanto qualche battibecco s'insinua nel loro rapporto turbandolo.
Sospiro mentre "Stray Heart" dei Green Day mi tiene compagnia attraverso le cuffiette.
Continuo, turbato e confuso, a ripensare a stamattina, a ripensare a lei.
Sembra che tutto sia collegato a quella ragazza.
Penso alla sua stanza: i trucchi sparpagliati sulla specchiera per colpa di Irina, i peluches con gli occhi enormi e sbrilluccicanti sul letto, i libri strabordanti dalle mensole della libreria, le pagine di diario impilate sulla scrivania con accanto il suo amato astuccio rosa che non abbandona dalla prima elementare.
Adoro essere ammaliato da questi piccoli dettagli che delineano la sua personalità.
Osservo il prato mentre aggroviglio le cuffie per metterle in tasca, il silenzio magari allevierá il pesante mal di testa che persiste da stamattina.
Due ragazzi catturano la mia attenzione: felici si rincorrono per gioco finchè lei non cade a terra, lui le fa il solletico e la sua risata pervade i miei sensi.
Abigail?
Ha i capelli raccolti in una treccia che le arriva a metà schiena e in essa sono intrecciati dei fiori lilla che non ho mai visto in vita mia.
Un vestito bianco di pizzo le avvolge il corpo, la morbida gonna le scende lungo i fianchi che, mentre il ragazzo le fa fare una giocosa giravolta su sè stessa, si gonfia a palloncino per poi riscenderle lungo le gambe sottili.
Ovviamente le sue Superstar bianche e nere la seguono ovunque.
Sospiro triste al pensiero che quel ragazzo alto e moro non sono io.
Una lacrima minaccia di rigarmi il viso, ma la ricaccio indietro a fatica.
Lei non mi appartiene, è solo un'amica.
Fa male pensarlo, soprattutto perchè non riesco a crederci e ad ammetterlo a me stesso.
È una stronza.
Con me lo è sempre stata: in bilico tra il 'volermi' e il 'cacciarmi via'; dovevo immaginarlo che qualcun altro le aveva rubato il cuore prima di me.
Invece mi sono illuso, mi sono attaccato alla speranza di poter sopravvivere alle superiori anche solo con l'idea di amarla in silenzio.
Ci stavo riuscendo, ma ora oso cambiare idea affermando che tutto è andato a puttane.
Piano piano l'ho avvicinata al mio ego e lei mi ha respinto ancora e, se glielo permetto per l'ennesima volta, lo rifará.
"Fanculo cazzo!" sbotto a voce troppo alta, alzo lo sguardo nella loro direzione e vedo che mi scrutano.
Lei ha lo sguardo sorpreso e le si leggono in faccia i sensi di colpa.
Bene.
Mi allontano correndo prima di pentirmi delle mie azioni.
Solo, ecco come mi sento mentre ripercorro la strada a ritroso.
Non ho più nessuno.
Perchè infondo... chi lo vuole uno come me?

Spazio Autrice:
Hey, come state?
Scusate l'assenza apparentemente infinita, ma ultimamente trovo difficile scrivere😓
Peró non mi arrendo!
Lasciate qualche parere o consiglio nei commenti?💫
❤️RICAMBIO I VOTI CHE LASCIATE A QUESTA STORIA APPENA VEDO LE NOTIFICHE DI ESSI❤️
~ Alis

Search Your Shade #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora