REVOLUTION

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Detesto essere barricato in questa stanza per recuperare una fottutissima materia.
La professoressa di arte è stata chiara e coincisa: anche se ho otto in disegno tecnico, lei non esiterà ad attribuirmi un debito in storia dell'arte se non recupero il quattro della verifica sul romanico.
Sospiro e giro pagina: i tipi di pianta delle chiese.
Perchè ho scelto questa materia?
Il mio subconscio parla da solo: Abigail.
Il primo anno avevo scelto informatica, ma ora eccomi qua: piegato su questa scrivania a studiare delle stupide opere antiche.
Tra l'altro fuori fa abbastanza caldo, in mezza manica si sta bene con il sole che splende irradiandosi su tutto il campus.
Chiudo il libro e mi prendo la testa fra le mani.
Idea!
Prendo la mia cartella grigia e metto dentro l'astuccio dell'Eastpack nero, il diario e i libri di arte.
Infilo i primi jeans blu che trovo nell'armadio e una mezza manica nera, indosso le scarpe e m'incammino lungo il corridoio dopo aver chiuso la porta della stanza a chiave.
È venerdì pomeriggio e il college non è troppo affollato perché solitamente tutti escono per godersi il weekend.
Adrian, ovviamente, ha chiesto un permesso di uscita valido per tre giorni per stare con Scarlet.
Non sono preoccupato per la loro relazione se la mia sorellina é felice, perchè mi basta vederla sorridere per sentirmi meglio: lei è fondamentalmente quella parte di me giocosa e coccolosa.
È cresciuta con me, io la accompagnavo all'asilo mano nella mano e lei mi raccontava le sue fantasie; alle elementari bisticciavamo spesso, a tal punto che la mamma ci faceva cenare e pranzare ad orari differenti: prima lei con Scarlet, poi io e papà.
Durante gli anni delle medie ci siamo allontanati: io sono stato iscritto ad un correzionale a Levittown, cosa alquanto inutile, lei invece frequentava la scuola a Philadelphia.
Ora eccomi alle superiori con lei che è la migliore amica della ragazza che amo.
Le lampadine al neon illuminano il corridoio dalle pareti viola slavato, le porte sono tutte chiuse, busso alla numero 08; guardo la lavagnetta dei nomi sulla porta soffermandomi su quello di Abigail scritto con un pennarello rosa e accostato da un adesivo con l'immagine di un unicorno.
Aspetto qualche secondo e, dopo un tonfo sordo, la porta si apre.
Irina indossa un morbido accappatoio di spugna verde acqua e i capelli le ricadono umidi dietro le spalle.
Perchè sono venuto qui?
"Hey" la guardo e mi sembra più esasperata che sorpresa di vedermi.
"Pensavo fossi León" si scosta dalla porta facendomi accomodare nella loro camera.
L'ordine è impeccabile e il profumo di oppio della candela sul davanzale della finestra mi invade le narici.
"Lei non c'è" si siede sul suo letto stringendosi nel tessuto spugnoso.
"Volevo un aiuto a studiare storia dell'arte" mi siedo davanti a lei, sul letto dal piumino rosa e le coperte ben piegate lilla.
Il peluche che ho regalato a Scarlet è sul suo letto, accanto al cuscino, e sopra la testata ha appeso un filo con delle foto scattate con la polaroid che penzolano ognuna dalla corrispondente mollettina colorata.
" È da suo fratello per tutto il fine settimana, se aspetti dieci minuti ti posso aiutare io" sorride gentile mentre acconsento con un cenno del capo, anche se avrei preferito Abigail.
La porta del bagno si richiude alle sue spalle e mi guardo intorno soffermandomi sui suoi spazi.
La scrivania è perfettamente organizzata: il computer è acceso e deve averlo programmato con cura per scaricare i vari film dai link che non riesco a leggere a questa distanza; il libri delle lezioni sono impilati e divisi per materie ai quali corrisponde un post-it rosa con i compiti o lo studio da fare per la prossima settimana.
Sulla sedia ha piegato un paio di leggins e un felpone blu della scuola che solitamente le vedo indosso quando è in camera.
Sul comodino tiene una lampada per la lettura serale, lo spray per l'asma e una foto, in una cornice di conchiglie, di lei, Scarlet ed Irina a capodanno.
Sopra la parete colma di foto, accanto al suo letto, ci sono delle mensole per conservare i libri che adora leggere.
Irina esce dal bagno e si siede sul letto mentre spazzola i capelli, tolgo il libro di storia dell'arte e mi siedo accanto a lei.
"Voglio aiutarti, ma non così" mi toglie il libro di mano chiudendolo e appoggiandolo alle nostre spalle.
La scruto perplesso mentre mi prende le mani fra le sue.
"Ti piace tanto, vero?"
"Ne sono innamorato, forse ossessionato" sospiro e abbasso lo sguardo.
"Io e Scarlet le chiediamo spesso di te, ma lei ci ignora e mette anche il broncio, quindi evitiamo"
"Ah, però sabato sera non ha esitato a baciarmi"
Il volto di Irina si illumina.
"Quando siamo tornate in camera abbiamo bevuto un po': Abby era brilla e Scarlet ha colto l'occasione per chiederle di te. Abigail ha detto che è stato il bacio più vero e ricco d'amore che avesse mai dato" mi scruta.
"Aw" sorrido con gli occhi quasi lucidi "io la amo così tanto, ma non capisco cosa vuole ottenere quando mi lusinga" sospiro e guardo gli occhi azzurro ghiaccio di Irina.
"Nemmeno noi che siamo le sue amiche riusciamo a capire l'affetto che prova nei tuoi confronti, però gesti d'interesse ci sono" guarda fuori dalla finestra mentre riflette.
"Tipo quando le scrivi sorride sempre e si imbambola a riflettere sulla risposta adatta, oppure quando la guardi e se ne accorge lei cambia atteggiamenti sentendosi a disagio"
Le sue parole mi scaldano il cuore e ravvivano la mia anima colmandola di speranza.
"Perchè fa così?" mi alzo e cammino nella stanza, devo scaricare la tensione.
"Non riesco a capirla, è strana il suo atteggiamento quando è con te, hai visto alla festa"
La porta si apre e León fa capolino davanti a noi.
"Hey" sorride perplesso.
"Ciao"
"Amore" Irina si alza e lo bacia a stampo mentre lui le stringe piano i fianchi.
Loro sono così felici insieme...
Sospiro quando León si siede accanto a me tirandomi una pacca affettuoso e incoraggiante sulla spalla.
"Come va?"
"Va" scrollo le spalle.
Irina si siede sulle sue gambe e mi guarda apprensiva.
"Ancora per Abigail, vero?"
"Sì" mormoro.
"E se provi ad instaurare una semplice amicizia?" il volto di Irina si illumina di speranza mentre León le accarezza teneramente una gamba.
"Mi ricordo quando ti avevo conosciuta; ti osservavo da lontano, di sfuggita mentre inconscia continuavi la tua vita nel dormitorio. Eri sempre con Abigal e, a volte, vi vestivate uguali. Non sei cambiata: gli occhi verde acqua e i capelli lunghi e castano scuro, il tuo profumo di cocco e il tuo sorriso contagioso. Era l'ora di francese di un martedì mattina di gennaio, faceva freddo e la tua felpa azzurra non bastava a scaldarti. Ti osservavo dall'ultima fila del lato opposto della classe mentre ti alzavi e venivi a sederti accanto a me per stare con la schiena appoggiata al calorifero. La pioggia batteva sul vetro e l'ora sembrava infinita.
-Me ne dai uno?- me lo avevi chiesto all'intervallo riferendoti al pacchetto di Oreo che stavo mangiando. Avevamo iniziato a parlare, poi si era aggiunta Abigail: era un'esplosione solare di felicità. Ora eccomi qua, a raccontarti l'inizio del mio amore per te: un biscotto." León sorride e Irina si accoccola ancora di più a lui.
"Non conquistarla, non cercare di fare colpo: sii te stesso"
Afferro il concetto e rimetto le mie cose nello zaino.
Cosa ne sanno loro?
Li saluto e torno in cameretta a fare il cazzone represso dall'amore per una ragazza e, ovviamente, a studiare arte.
Fanculo.

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