TAKE ME AN ERROR

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Guardo fuori dal finestrino del pullman mentre la musica rimbomba nelle mie orecchie; anche se gli schiamazzi delle ragazze dietro di noi la sovrastano.
Adrian dorme profondamente accanto a me, León è accoccolato ad Irina e guardano un film sul cellulare mentre Abigail chiacchiera animatamente con Eureka, Scarlet e Lorelain.
Bionda e con gli occhioni verdi, la ragazza del fratello di Abigail si è unita al gruppo qualche settimana fa.
La musica mi rilassa a tal punto che mi viene un abbiocco inimmaginabile, non vedo l'ora di arrivare al rifugio per la gita scolastica di tre giorni.
L'istituto ha scelto come meta un parco avventura con dei percorsi sospesi da seguire in mezzo alla natura e, inoltre, un corso di canottaggio teorico e pratico.
Entriamo nei nostri alloggi e organizziamo le camerate: i gruppi sono i soliti, il che non mi sorprende.
Le stanze grandi dell'intera struttura in legno comunicano fra loro attraverso un corridoio.
Per essere fine aprile fa abbastanza freddo e mentre curiosiamo negli alloggi scopriamo che la sala da pranzo non ha il riscaldamento.
Non è una pessima idea ora come ora fare una doccia calda e ritrovarci per la cena tutti insieme fra un paio di ore.
Mi avvolgo l'asciugamano attorno alla vita e mi incammino verso la camera: c'è un vociare assurdo; entro ed è meglio non descrivere il disordine sotto il mio sguardo in questo preciso istante.
Adrian è sul terrazzino a fumare con Scarlet e Lorelain: la nicotina brucia trasportata dal vento, riflette il colore incandescente che tiene accesa la sigaretta; Irina, León, Eureka e Bryan, anche lui un nuovo arrivato nel gruppo grazie all'amore che Eureka prova per lui, sono sui letti a lanciarsi i morbidi cuscini.
Abigail non c'è, sospiro mentre mi vesto e poi controllo il cellulare.
'Scendi' un messaggio di Abigail di neanche 10 minuti fa.
Sorrido e mi fiondo nel corridoio per scendere le scale che portano al piano inferiore, la moquette di colore blu, intiepidita dalle tubature del riscaldamento, mi scalda i piedi scalzi a ogni passo.
È seduta sulle scale del porticato a guardare il bosco davanti al rifugio, mi siedo accanto a lei e sotto lo sguardo tenue della Luna noto la pelle d'oca sulle sue braccia.
Tolgo la mia enorme felpa blu elettrico della scuola e la osservo mentre si lascia avvolgere volentieri dal tessuto caldo.
Il mio profumo frizzante si mescola al suo dolce mentre si concede di accoccolarsi a me.
È così silenziosa mentre si sdraia supina ed appoggia la testa sulle mie gambe; i suoi morbidi ricci biondi mi solleticano le cosce e la tentazione di avvolgere una delle sue ciocche attorno al mio dito è devastante.
I suoi occhi scrutano il cielo soffermandosi su ogni singola stella che brilla in questa serata buia e silenziosa.
Il frinire di un grillo ci tiene compagnia in questo silenzio assordante; vorrei che mi parlasse, anche di cavolate, perché la mia lingua freme e la mia gola brucia dalla voglia di rispondere alle sue banalità.
Irrompo nel silenzio per mettere a tacere le mie ansie.
"Puoi tenerla" abbasso lo sguardo nei suoi occhi sentendola sussultare, devo aver interrotto uno dei suoi flussi di pensieri.
Ha gli occhi lucidi e il mio cuore perde un battito.
"Grazie " si asciuga con la manica la lacrima che scivola lungo la sua tempia calda.
Sembra così vulnerabile mentre osservo le sue labbra rosa, gonfie, protette dal burro cacao.
S'increspano in un sorriso che, senza riflettere, mi chino e bacio a stampo.
Resta lì, con il suo sorriso che brilla più di tutte le stelle in cielo, a guardarmi mentre ogni singola cellula del mio corpo la desidera.
"A tavola" la professoressa Crapy, di educazione fisica, con il suo tono freddo e serio sgretola quell'impressione di amore magico che si stava instaurando fra noi.

Raccogliere la legna nel bosco per fare un falò non è stata un'ottima idea: le ragazze continuavano a lamentarsi; però ne è valsa la pena perché non siamo mai stati così uniti come classe del secondo anno.
Qualche gioco di gruppo più tardi si fanno le undici ed è ora di coricarsi.
Il letto freddo mi avvolge fra le coperte mentre osservo Adrian fumare con León, Bryan invece è crollato prima del previsto.
Dei tonfi sordi sulla moquette, due risolini e la porta che cigola richiamano la mia attenzione.
Mi metto a sedere e guardo sorpreso Scarlet ed Abigail mano nella mano con un sorriso smagliante sul volto di entrambe.
"Hey" ridacchia Scarlet, si avvicina e mi dà un bacio sulla guancia.
"Ciao" la guardo perplesso mentre raggiunge il suo amato sul balcone, ha una camminata incerta ed esitante, avranno bevuto?
Sospiro e scruto Abigail: zitta, se ne sta lì impalata a fissare il pavimento color cremisi.
"Abigail?" mi alzo preoccupato e le prendo le mani nelle mie: freddo e caldo si contrastano.
"Mhh" mugola e incrocia lo sguardo con il mio.
Ha gli occhi stanchi leggermente arrossati e lucidi, questo conferma il mio dubbio.
Dopo aver chiuso la porta la faccio sedere e le avvolgo le spalle con una pesante coperta panna con dei fiorellini blu.
Gli occhi pesanti le rattristano il viso e il suo silenzio mi innervosisce, cosa devo fare?
León rientra e mi guarda sorridente prima di sdraiarsi sulla sua brandina dandomi le spalle.
Abigail si sdraia nel letto, su cui siamo seduti, con la schiena appoggiata alla parete di legno e mi guarda con le pupille dilatate: i suoi occhi sembrano più scuri, privati dalle loro screziature verdi.
"Mi coccoli? Mi fa male la testa" biascica senza distogliere lo sguardo dal mio.
"Vuoi una tachipirina?"
"No" mormora impercettibilmente.
Mi sdraio sotto le coperte attirandola al mio petto per coccolarla: le accarezzo i morbidi ricci sciolti sparsi in ciocche profumate sul cuscino, per poi sfiorarle con le dita fredde la schiena avvolta nel tessuto della camicia da notte rosa che indossa.
Chiude gli occhi e appoggio il mento sulla sua testa.
È così piccola cullata dalle mie braccia mentre il profumo alla cannella del suo shampoo mi invade dolcemente le narici.

Un colpo d'aria fredda mi percuote la schiena, svegliandomi.
Mi stiracchio mettendomi a sedere e lancio un'occhiataccia ad Adrian che è uscito sul terrazzino a fumare dandomi le spalle.
Sospiro e, come un lampo apparso dal nulla in un cielo nuvoloso, realizzo la nottata precedente cercando di concretizzare ogni momento: ho davvero dormito accoccolato alla persona che amo.
Ho la mente in subbuglio mentre rifletto sull'idea che fosse solo un sogno, ma quando vedo la mia gemella che dorme beatamente stesa sul letto di Adrian, smentisco la mia ultima teoria.

Due giorni sono trascorsi troppo in fretta e, mentre scruto una crepa del soffitto della mia camera dell'istituto, rivedo dei frammenti della sua persona come un film che vive nei miei pensieri.
L'arco più grande di lei fra le sue mani piccole, mentre scaglia una freccia contro il bersaglio disegnato su un tronco di un albero.
Il costume da bagno rosa attorno al suo corpo magro spicca fra i colori della natura mentre tenta di salire sulla canoa stringendo la mano di Scarlet e schiamazzando.
La sua risata fragorosa in sintonia con quella di mia sorella accarezza i miei timpani, facendomi sorridere, felice del loro legame.
Il giubbotto di salvataggio nasconde le sue curve, ma la coda alta mette in mostra il tatuaggio di una piccola ala d'angelo sulla spalla sinistra, Scarlet ha l'altra metà sulla spalla destra.
Quanto erano scoordinate, sorrido al ricordo.
Il cuore palpita nel mio petto nutrito da queste immagini.

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