Buio.
L'unica cosa che vedo quando apro gli occhi.
Al caldo nel mio letto, avvolto dal tepore delle coperte mi sveglio e guardo il soffitto.
Mi giro su un fianco, verso il letto di Adrian: è vuoto, ma disfatto.
Ieri sera ci siamo addormentati insieme, c'era anche Scarlet con noi, mentre guardavamo una partita di basket.
Vago fra le mie riflessioni e il sonno è ormai andato a farsi fottere.
Prendo il cellulare dal comodino e tolgo la "modalità aereo" che metto sempre prima di addormentarmi per non essere disturbato almeno la notte.
Trovo quattro chiamate perse da Scarlet, due da Adrian e centinaia di messaggi, compresi insulti, da mia sorella.
Leggendo il primo ho un tuffo al cuore e il respiro viene a mancare.
"Abigail è sparita"
Guardo l'orario di invio del messaggio: 4:12, sicuramente quando Scarlet è tornata in camera sua.
Sono le 5:38 quando, dopo essermi cambiato, mi fiondo fuori dalla porta e senza soffermarmi a pensare corro nel dormitorio della stanza di Abigail.
Trovo Scarlet, in lacrime, sul suo letto avvinghiata ad Adrian che cerca di consolarla, Irina dorme con il volto paonazzo velato da una smorfia irrequieta.
"Dove cazzo eri?" ringhia mia sorella fra i sordi singhiozzi.
"Io di notte solitamente dormo" guardo il letto di Abigail: disfatto, manca anche il peluche con il quale dorme di solito e deve essere uscita in pigiama.
Mi pizzicano gli occhi mentre percepisco l'ansia diventare paura.
Adrian mi passa un foglietto scritto con una penna rosa, è di Abigail.
"4:02, mi mancherete. 2124, Andrew io ti amo"
Una lacrima bagna il pezzo di carta che stringo fra le mie mani.
2124...oddio! So dove è!
Guardo Scarlet, stanca e distrutta, amareggiata e, forse, priva di un'anima felice mentre con le lacrime scandisce il suo dolore.
Esco dalla stanza e mi dirigo con passo svelto alle scale della torre con i laboratori.
Arrivo in cima alla terrazza botanica, la porta dovrebbe essere chiusa a chiave e invece la serratura è stata scassinata.
Otto scalini dopo e l'aria ghiacciata della sera sferza pungente contro il mio corpo caldo.
Ignorando la pelle d'oca causata dal freddo, cammino lungo la stradina che s'insinua fra le varie specie di piante adattate a questa temperatura.
Oltrepasso la serra stracolma di fiori colorati e mi blocco.
Girata di spalle, seduta sul cornicione di pietra della terrazza con i morbidi ricci che le ricadono sulle spalle e scendono lungo la schiena coprendo buona parte della vestaglia rosa pallido che indossa, sta osservando imbambolata l'alba all'orizzonte.
"Lo sapevo che mi avresti trovata" si gira a guardarmi e io la raggiungo.
Tra le braccia stringe il cagnolino di peluche color panna che le ha regalato Scarlet il giorno di San Valentino per farla sentire meno sola la notte.
"Non hai freddo?"
"Fra poco non lo sentiró più" guarda l'ora togliendomi il cellulare dalle mani: 6:08.
"Perfetto" mormora e fa per lasciarsi andare all'indietro, oltre il cornicione, a peso morto.
NO!
La prendo per la mano e si blocca.
Mi guarda con i suoi occhioni vuoti e già privi di vita.
"Ti amo" oso e la guardo negli occhi.
"Anche io" mormora.
"Proviamo ad essere felici, insieme" la stringo al mio petto.
"In questa realtà la felicità non è fattibile" il suo tono di voce è freddo, ma tremendamente sincero.
Non riesco a pensare lucidamente, l'unica cosa di cui sono certo è che voglio stare con lei per l'eternità.
La guardo negli occhi, lei prende l'iniziativa e mi bacia.
La sua lingua accarezza la mia, le sue labbra si muovono in sincronia con le mie.
È un bacio disperato e profondo, capisco che è un bacio d'addio.
Sembra una promessa di un "per sempre" ultraterreno.
Le stringo la mano mentre saliamo sul cornicione: guardo l'orizzonte realizzando che non ho addii da lasciare e nessuno per cui piangere.
L'unica cosa che mi appartiene ora è la sua mano nella mia, il calore del suo palmo contro il mio e delle sue dita che stringono le mie.
Il gelo totale mi avvolge e il buio dei miei occhi chiusi è quasi rassicurante.
I suicidi ormai non fanno più tanto rumore.
Il vuoto ci risucchia, sembra di volare contro vento; è quasi irreale, ma la sua mano che stringe la presa e il dolore atroce che pervade il mio corpo mi rende consapevole che tutto questo è reale.
Il buio s'intensifica: è un nero inimmaginabile; il gelo mortale mi penetra dentro fino al cuore, in netto contrasto con il calore bruciante che infiamma i miei polmoni.
Poi il nulla eterno.
Un giorno queste diventeranno delle storie e le nostre immagini saranno delle fotografie.
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Search Your Shade #Wattys2019
Romance"Sei fidanzato?" "No" "Come si chiama lei?" "Abigail" "Perchè sei qui, Andrew?" "Per amore, cazzo" la parolaccia che ho appena pronunciato riecheggia fra le pareti bianche fino a sfumare in un sordo boato. L'amore che prova Andrew è solo un confine...