SFUMIAMO... SFRANTUMIAMO

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"Potrebbe perdersi se entrasse nel mio cuore"
"È la tua mente che a me interessa, Andrew"
Stessa stanza, stessa poltrona, stessa pastiglia color latte e stesso bicchiere d'acqua.
Inspiro l'odore amarognolo di carta bruciacchiata che aleggia nella stanza.
"L' amore non abita nella mia testa, ma vive nel mio petto"
"Andrew" tuona Arianne mettendosi a sedere dritta con postura rigida sulla sedia.
"Hai intenzione di continuare così? Di farti divorare da una biondina ai frutti di bosco?" mi rimprovera e io faccio per parlare.
Schiudo le labbra e mi zittisce alzando la mano.
"Non esistono confini, limiti e distanze; non posso dirti di ignorarla o di dimenticarla perchè altrimenti, dicendoti ció, sarebbe come prendere per il culo il mio amato lavoro.
Ti dico solo: lotta con i fantasmi contro i quali hai sempre perso.
Innamoratene ogni giorno sempre di più conservando ogni suo piccolo momento.
Amala da toglierti il fiato da solo, amala non da morire: da vivere.
Vivi per lei.
Hai 15 anni. Tira fuori le palle." mi scruta, non sono mai stato spiazzato così.
Ha un'espressione seria, stanca e al contempo dolce e speranzosa.
"Ora parla"
Sospiro e chiudo gli occhi.
"La sua pelle ambrata per le ore trascorse al sole è arrossata dall'aria pungente della montagna..."
"Non così" mi prende una mano e apro gli occhi per fissarla confuso.
"Perchè pensi?" accenna un sorriso a labbra chiuse per non scomporsi.
Frugo nella mia testa cercando le parole giuste da esprimere.
"Per liberare la mente o per soffocarla in una morsa di riflessioni.
Aspetti...io troveró sempre una scusa per parlare di lei. Sempre."
"Okay" mi guarda.
La mia mente sta impazzendo, percepisco i pensieri fondersi fra loro in lettere indistinte, ma nitide.
Chiudo gli occhi, le palpebre si fanno pesanti e delle macchie bianche e luminose si improvvisano nel buio totale.
Riapro gli occhi e trovo un foglio di carta e una penna davanti a me, appoggiati sul tavolo.
Cosa crede? Che cambiando terapia smetteró di parlare di lei?
Assolutamente no.
Prendo la penna che s'incastra fermamente fra le mie dita, inclino di poco il pezzo di carta per comodità e leggo la parola al centro del foglio marcata dal nero di un pennarello.
"Dopo" mormoro fra me quella parolina.
"Scrivi tutti i tuoi pensieri" ovviamente enfatizza la parola "tutti" con un certo decoro.
E allora scrivo.

'Perchè mentre scrivo penso a lei?
Ai suoi occhi color nocciola con le screziature verdi che si insinuano nei miei pensieri e scaturiscono i ricordi.
Li risvegliano come un sordo boato che invade il nulla.
Che mondo strano.
Ripenso a camera sua, alla parete piena di libri con i titoli strani.
Durante un'ora di supplenza, quando era la mia vicina di banco, parlava sempre con Eureka e Irina di libri sul paranormale.
Vampiri, angeli, licantropi e altre creature strane accendevano, e lo fanno anche in questo periodo, le loro conversazioni.
Ora che ci penso sarebbe interessante vivere in un mondo fondato sul paranormale, dove ognuno di noi è una creatura astratta con dei poteri e delle particolarità intriganti.'

Alzo lo sguardo e osservo Arianne che mi guarda tranquilla e impassibile.
Il ticchettio dell'orologio per un attimo si fa intenso e monotono, poi torna a farsi lontano e i miei pensieri scendono come una valanga per raggiungere la penna che tengo fra le mani.

'Le piacerebbe questa idea.
Un giorno gliene parleró, magari cambierà idea su di me.
Lo spero.
Non so perchè, non lo so mai, ma mi manca.
Tanto.
Tenere le sue manine fredde fra le mie, sentire il suo respiro caldo contro il mio collo mentre la tengo fra le braccia, ascoltare la sua risata che riesce a far impallidire perfino le pareti di una stanza.
Sento la mia anima appesantirsi, cadere nell'oblio mentre la sua splende trionfante con una vitalitá inimmaginabile.
Ho rovinato tutto con un semplice ti amo.
Quest'estate pensavo di avvicinarla a me, invece l'ho fatta fuggire.
Un ricordo che mi colpisce il petto con un coltello per lasciare una cicatrice indelebile di un futile errore.
Ma io la amo davvero, incondizionatamente dai cambiamenti che avrà, io continueró a provare qualcosa per lei.
Vorrei lo capisse anche lei...
Ora Irina ed Eureka non mi considerano più, León mi rivolge a malapena un 'ciao' prima delle lezioni, Adrian è sempre con Scarlet e qulle poche volte che parliamo mi racconta solo ed esclusivamente dei cazzi suoi.
Scarlet è mia sorella, capisce come mi sento, ma sembra supportare Abigail affermando che i suoi sensi di colpa sono brutali in confronto al mio stato d'animo affranto.
E lei, Abigail, si limita ad ignorarmi a disagio.
Dovrei parlarle?
Non so, ora che é consapevole che provo qualcosa per lei mi sembra lontana, impossibile da raggiungere.
È come una stella: brilla distante e, se dovessi mai raggiungerla, mi brucerebbe vivo.
Questo stato fra noi mi rende incolume, mi soffoca, mi opprime facendomi esitare ancora di più'

Arianne schiocca le dita e io la guardo disperso, come se fossi stato sbalzato in un' altra realtá.
"Va bene così" allunga dolcemente la mano e solo ora percepisco di avere gli occhi lucidi e il respiro irregolare.
Appallottolo il foglio e glielo lancio contro con il volto paonazzo in fiamme.
"Basta così" ringhio vedendo la sua espressione imperscrutabile.
Prendo la mia cartella grigia che sembra contenere una miriade di mattoni ed esco dalla stanza sbattendo la porta con fare poco caotico.
Cammino esausto lungo il corridoio e, con lo sguardo basso, mi concentro sul mio umore: devo calmarmi.
Dopo un momento apparentemente infinito mi scontro con qualcuno: Scarlet.
Indossa il pigiama di Justin Bieber che le abbiamo regalato io e mamma a Natale.
"Che ci fai qui?" mi guarda con i suoi occhioni verdi identici ai miei.
Ha i capelli legati in una crocchia di ricci disordinati, la matita e il mascara sbavati sotto gli occhi e le pantofole rivestite da una pelliccetta blu ai piedi.
Al collo indossa la collana che le aveva regalato papà per i suoi tredici anni: dei fiori di verbena dai petali bluastri che luccicano alla luce del sole con alla base i corrispondenti fusticelli smaltati di verde e rilegati fra loro da un fiocchetto di velluto rosa.
La sua domanda riecheggia nella mia mente; mi guardo attorno interdetto: cosa ci faccio nei dormitori femminili? Tra l'altro davanti alla camera di Abigail?
Sospiro passandomi una mano fra i capelli.
"Andrew?" mi sventola una mano davanti agli occhi e di colpo sbatto le palpebre per tornare alla realtà.
"Non ne ho idea" la squadro meglio e noto che ha il portafoglio e il cellulare fra le mani con le unghie smaltate di nero, come la pece.
"Cosa fai nel corridoio così?" la guardo, ma evito volentieri il suo sguardo curioso, felice e apprensivo che ha negli occhi.
"Vado a prendere i pop-corn, Abby e Irina vogliono guardare un film" dalla sua voce trapela un amore nei confronti delle amiche che è inspiegabile a parole.
"Mi accompagni?" sospira e io le faccio un cenno per acconsentire.
Camminiamo in direzione del mini-market nel centro dell'istituto, vicino alla sala professori; non parliamo per buona parte del tragitto fra i corridoi.
Le parole che ho scritto nel testo che Arianne mi ha obbligato a fare sono lontane, sbiadite fra i miei pensieri e prima il vento ha persino asciugato le mie guance umide per il pianto.
La sala professori è deserta e nell'atrio c'è un gruppo di ragazzi che gioca con il biliardino sgangherato che sicuramente ha più anni di me.
Entriamo nel negozietto grande come un'aula della nostra scuola.
Lo spazio è angusto, organizzato per contenere il minimo indispensabile.
"Prendili con il burro" guardo Scarlet indecisa davanti allo scaffale, mi scruta per un breve istante e io scrollo le spalle "Abigail li preferisce".
Sorride e ascolta il mio consiglio, peró prende anche le patatine al ketchup e le ricordo che Abigail non le digerisce.
Mi rivolge una smorfia estenuata alzando gli occhi al cielo, ma le prende lo stesso e mi trascina allo scaffale delle bibite.
"Pesca o limone?" domanda riferendosi alla bottiglietta di the per Abigail.
"Limone"

La riaccompagno alla camera.
"Domani parlale" mi abbraccia e per un istante la stringo forte fra le mie braccia.
Apre la porta e il suono molodico della sua voce accompagnato da una fragorosa risata che rivolge presumibilmente ad Irina mi riempie il cuore, sospiro e mi allontano a fatica, esitando sui miei stessi passi.

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