Capitolo 12

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Sotto shock.

Due parole che da sole riempivano la piccola stanza in cui il medico aveva ricevuto Daniel e Lex per aggiornarli sulle condizioni di Luna: fisicamente stava bene a parte qualche livido, non era stata violentata, ma a livello psicologico era un'incognita. Il dottore non aveva permesso loro di vederla, spiegando che aveva bisogno di riposare qualche ora prima di ricevere visite. Il volto di Daniel si era fatto sempre più livido, la mascella e i pugni serrati fino quasi a farsi male.

-Lo ammazzo quel bastardo- aveva sussurrato una volta uscito il medico.

Poco dopo li aveva raggiunti Christian, visibilmente stravolto.

-E' colpa mia- aveva sospirato, accasciandosi su una delle sedie di plastica -Non avrei dovuto dirle di venire a quell'ora...-.

Lex e Daniel non avevano detto una parola. Non pensavano che fosse colpa del loro team principal, ma nessuno dei due era più riuscito ad aprire bocca dopo che il medico li aveva lasciati soli.

*

Era quasi l'alba quando il medico, che aveva l'aria di uno che non chiudeva occhio da giorni, tornò nella stanzetta ad informare i tre che avevano diminuito i sedativi a Luna, e che di lì a poco si sarebbe svegliata. Disse loro che, anche se non era ancora orario di visite, potevano entrare uno alla volta e passare qualche minuto in stanza con lei.

Prima che qualcuno potesse dire una sola parola, Lex si alzò dal pavimento dove aveva cercato invano di riposare un po' e posò una mano sulla spalla di Daniel.

-Va tu- disse dolcemente al pilota -Noi intanto andiamo a cercare un po' di caffè- cercò un cenno d'approvazione nello sguardo stanco di Christian, che annuì.

Daniel non se lo fece ripetere due volte e subito seguì il medico lungo quel labirinto di corridoi bianchi e asettici fino a una stanza al piano superiore, più isolata dalle altre nelle quali altri pazienti più o meno gravi stavano riposando e costantemente presidiata da un paio di infermiere. Prima di entrare, Daniel si affacciò a una delle finestre del corridoio che davano sul cortile dell'ospedale e notò disgustato che iniziavano ad arrivare i primi giornalisti.

-Non si preoccupi, non entreranno- sentenziò la voce del medico alle sue spalle, che aveva seguito il suo sguardo.

Daniel lo ringraziò silenziosamente con un cenno del capo ed entrò.

La stanza era grande, evidentemente pensata per più pazienti, ma c'era un solo letto, circondato da macchinari che Daniel aveva visto solamente in televisione. Luna era rannicchiata su se stessa al centro del letto, i capelli nerissimi sparsi su tutto il cuscino. Un tubicino le partiva da un braccio e arrivava fino alla flebo appesa sopra al letto. Daniel si avvicinò in punta di piedi, mentre l'accenno di un sorriso gli spuntava sul viso. Ora che finalmente l'aveva vista dormire, nella stessa posizione in cui la lasciava quando doveva alzarsi prima di lei per andare ad allenarsi, un senso di sollievo lo aveva invaso dalla testa ai piedi ed era sicuro che sarebbe tornato tutto a posto non appena avessero messo piede fuori da quell'ospedale.

Prese una delle sedie addossate alla parete opposta, la posizionò accanto al letto e si sedette. Prese una mano di Luna tra le sue e se la portò alle labbra, sorridendo.

-Starai bene- mormorò -Staremo bene-.

Fu allora che li vide. Due profondi segni rossi su entrambi i polsi della ragazza, come se qualcosa li avesse stretti talmente tanto da lacerare la pelle. Deglutì un paio di volte per sciogliere il groppo che gli si era improvvisamente formato in gola, ma non ci riuscì. Sentì le lacrime pungergli gli occhi e le ricacciò indietro come meglio poté; non voleva che Luna si svegliasse e lo vedesse così. Si chinò leggermente su di lei e le scostò i capelli dal viso, scoprendo altri segni violacei sul collo. Segni di dita, segni di mani.

Daniel tremava e gli veniva da vomitare. Si alzò e respirò profondamente un paio di volte per cercare di calmarsi. Il buonumore e il sollievo se n'erano già andati, in quel momento ardeva di rabbia e l'unica cosa che voleva era fare a pezzi con le sue stesse mani ll'essere che aveva osato toccarla.

Un gemito alle sue spalle spazzò via in un istante tutti i suoi pensieri; si voltò e vide che Luna si stava svegliando. Un attimo dopo era di nuovo sulla sedia, chino su di lei e le teneva la mano. Non appena aprì gli occhi le regalò uno dei suoi enormi sorrisi e lottò con tutte le sue forze contro se stesso per non saltarle addosso, abbracciarla, baciarla e poi scoppiare a piangere perché era viva e stava bene.

-Buongiorno!- la salutò, senza smettere di sorridere.

Luna non ricambiò il sorriso. I suoi occhi si spalancarono di colpo e ritrasse bruscamente la mano da quella di Daniel, con tanta foga che rischiò di strappare via la flebo. Si rannicchiò sul lato opposto del letto e aprì la bocca come se volesse gridare, ma non uscì alcun suono.

Daniel rimase impietrito di fronte a quel comportamento. Cercò nuovamente di prenderle la mano ma lei si ritrasse ancora come un animale spaventato.

-Ehi, sono io, Dan...- le disse dolcemente, allungando una mano verso di lei senza toccarla.

Qualcosa negli occhi della ragazza gli fece capire che l'aveva riconosciuto, ma rifiutò comunque qualsiasi tipo di contatto fisico.

Cercando di nascondere quanto gli facesse male quella situazione, Daniel non abbandonò il sorriso e prese dal comodino un bicchiere pieno d'acqua dal quale spuntava una cannuccia.

-Vuoi un po' d'acqua?- le chiese.

Luna annuì appena e fece un paio di sorsi dalla cannuccia senza prendere il bicchiere in mano. Sembrò rilassarsi un po', e lentamente scivolò di nuovo al centro del letto.

-Grazie- disse con un filo di voce.

*

Seduta ad un tavolino del bar dell'ospedale, Lex controllava nervosamente il cellulare circa ogni dieci secondi. Era consapevole che l'ultimo pensiero di Daniel in quel momento era scriverle un messaggio per dirle come stava Luna, era ovvio che l'unico pensiero del pilota in quel momento era stare accanto alla sua ragazza mentre abbandonava il rifugio tranquillo e sicuro che le avevano offerto i sedativi. Sapeva che vedere il volto di Daniel non appena si fosse svegliata avrebbe fatto bene a Luna più di quanto non lo avesse fatto vedere la sua espressione ansiosa o i sensi di colpa di Christian. Eppure c'era ancora qualcosa che non andava, poteva sentirlo sotto la pelle. Qualcosa le diceva che le cose non si sarebbero sistemate nel giro di qualche giorno.

Christian si sedette di fronte a lei e le allungò un bicchiere di caffè. Lex lo ringraziò e tracannò il caffè in un paio di sorsi, sentendosi subito meglio.

-Non preoccuparti, le farà bene vedere Daniel non appena si sveglia- le disse il team principal, leggendole nel pensiero.

Lex sospirò e annuì. Si sentì improvvisamente in dovere di rivelare della relazione di Daniel e Luna al suo capo. In quel momento erano due persone normalissime davanti a un caffè, non c'erano la stampa o la televisione e sicuramente la gestione della squadra e dei suoi piloti erano l'ultimo pensiero di Christian.

-Sai, Luna e Daniel stanno insieme da un po' ormai e...- iniziò, ma si interruppe non appena intercettò il sorriso felino che il team principal tentava di nascondere dietro al bicchiere di caffè.

-Lo sapevi?!- esclamò, dimenticandosi per un attimo che si stava rivolgendo a una delle persone che temeva di più.

Christian annuì -Conosco Luna da parecchio ormai, l'ho capito subito- disse -Ho notato come lo guardava sin dal primo giorno in cui li ho visti lavorare insieme. Non aveva mai guardato nessuno così-.

-Non ci posso credere- sbottò Lex -Li ho coperti per mesi, mesi! Con la stampa, con la nostra stessa squadra... e lei si fa beccare dal capo con gli occhi a cuoricino!-

Chrisitian non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere.



Confesso che questo capitolo era pronto da qualche giorno, ma ho voluto aspettare oggi per pubblicarlo... Ricordate che giorno è per Luna? :)

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